Il Museo della
Montagna Duca degli Abruzzi non figura quasi mai nella lista dei
Musei da-vedere-assolutamente a Torino e non risulta particolarmente
conosciuto neanche dai torinesi. Ed è un peccato. E' uno dei più
importanti Musei della Montagna d'Italia ed è un punto di
riferimento per le attività culturali riguardanti le montagne.
Lungo il percorso espositivo ci sono numerosi spunti di
riflessione, anche per noi torinesi, che abbiamo nelle Alpi una delle nostre idiosincrasie più
importanti. Le Alpi viste come barriera naturale da Roma, che aveva
in esse uno dei principali ostacoli fisici al controllo dell'impero, e
diventate davvero barriera culturale solo con la nascita degli
Stati-Nazione, dal XVI secolo in poi. Non è così naturale pensare,
in effetti, che fino ad allora le Alpi erano state sì una barriera fisica, ma anche una
cerniera culturale tra il Nord e il Sud d'Europa. La casualità vuole
che, subito dopo la visita al Museo, abbia letto un brano di
Alessandro Passerin d'Entreves, tratto dal libro Il Ducato di
Savoia dal 1559 al 1713 di Guido Amoretti e dedicato proprio alle
Alpi e alle peculiarità del Ducato di Savoia, Stato transnazionale,
mentre nascevano gli Stati-Nazione: "Non è facile per l'uomo
d'oggi intendere quale fosse la natura di vincoli che un tempo
legavano i due versanti delle Alpi e ne facevano, a detta dei nostri
vecchi, una medesima Patria. La muraglia delle Alpi, non ancora
superata da facili vie di comunicazione e soprattutto la diversità
della lingua, ci sembrano barriere tali da giustificare l'esistenza
di due nazioni separate come quelle di cui fanno parte oggi Piemonte
e Savoia". Ma noi siamo figli del Settecento e dell'Ottocento, che
vede nella lingua e nell'omogeneità culturale uno dei segni identitari degli Stati, quindi
non possiamo comprendere le peculiarità del Ducato, l'ultimo Stato
che unì i due versanti delle Alpi senza curarsi delle barriere
linguistiche. Chi ci avrebbe pensato, senza una visita al Museo della
Montagna, a questo modo diverso di intendere il mondo alpino?
Nella
collezione del Museo ci sono vere e proprie chicche per gli
appassionati della montagna e sorprese per chi le guarda da lontano.
Avete idea di come fossero i primi rifugi per gli audaci, che,
nell'Ottocento, iniziavano a scalare le montagne? E le dimensioni
delle tende con cui sono stati sfidati gli Ottomila dell'Himalaya
dagli scalatori europei? Avete mai visto gli sci di legno degli
scandinavi, i primi a utilizzarli, non per sport, ma per necessità quotidiana, in mezzo alla neve? Avete mai riflettuto su quanto
l'abbigliamento di città e di montagna si influenzino a vicenda,
dagli scarponi ai giacconi, fino ai materiali spaziali? E avete idea
di come siano cambiati mano a mano gli attrezzi di montagna,
diventando sempre più sofisticati e di dimensioni sempre più
ridotte?
Al Monte dei Cappuccini ci si trova davanti al mistero
della montagna e alla potenza dell'uomo. Le prime scalate sono del
XIX secolo: quanti progressi sono stati fatti in poco più di due
secoli! Quanta cultura e quanta volontà, per cercare nella montagna
un'amica e per respingere la nemica! A raccontare questi sforzi, non
ci sono solo i cimeli, appartenenti alle montagne alpine ed
extraeuropee (che bella è la collezione Piacenza, sulle culture
himalayane!), ma anche i numerosi video interpretati da Giuseppe
Cederna. Nelle varie sale l'attore introduce e conduce alle diverse
tematiche affrontate: lo si ascolta con curiosità e con attenzione,
scoprendo le inquietudini di chi passa la notte in rifugio, in attesa
della scalata, o le difficoltà di chi attraversava le Alpi, prima
dell'arrivo dei trafori e delle automobili.
Poi, al termine del
percorso, la gloria. Sul Museo c'è una terrazza che si affaccia su
Torino e sulle sue Alpi. Nella parte bassa della ringhiera ci sono i
profili delle montagne e dei monumenti torinesi, così si
identificano tutte le cime, dal Monviso al Monte Rosa. Potete avere
la fortuna di una splendida giornata e riconoscerle tutte. E allora
vi verrà la curiosità di tornare quando il cielo torinese sarà
fosco e grigio, come una giornata d'inverno, e le Alpi saranno
nascoste là dietro, sempre presenti e in attesa di tornare (e noi
torinesi sappiamo che ci sono e non aspettiamo che di rivederle).
Il
Museo della Montagna è sul Monte dei Cappuccini, è aperto dal
martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 18; il biglietto d'ingresso
costa 10 euro, ridotto 6 euro, gratuito per i possessori
dell'Abbonamento Musei. Nelle sale è vietato fare foto: "Possono
essere fatte solo verso l'esterno" dice il personale gentilissimo.
Un vero peccato.
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