FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

La storia di Corso Marconi, storico viale a rischio, a Torino

Corso Marconi è uno dei viali più antichi di Torino, nato per unire il Castello del Valentino alla Chiesa di San Salvario. Una celebre tavola del Theatrum Sabaudiae lo mostra nel 1682, in piena epoca barocca, quando Torino si era già trasformata in capitale di una monarchia assoluta, pronta a gareggiare in bellezza e uso politico dell'architettura con le altre capitali europee.

Il viale del Valentino, questo il suo nome di allora, era l'asse centrale di tre grandi viali, convergenti verso il Castello del Valentino, secondo la passione barocca per le prospettive. Acquistato dal duca Emanuele Filiberto, il Castello fu trasformato, vari decenni dopo, in una delle delizie che coronavano Torino, residenza prediletta di Cristina di Francia (a lei si deve l'aspetto francese ancora perfettamente leggibile).

Nelle trasformazioni successive, compresa l'espansione della città verso sud, il viale del Valentino non ha mai perso la sua centralità. Sono mano a mano scomparsi i due viali inclinati che lo affiancavano, esaltando la centralità del Castello, ma lui è sempre rimasto lì, con i suoi alberi, a collegare il castello e la chiesa e a ingentilire ed esaltare le prospettive. Lo si ritrova nelle stampe del XVIII secolo, persino nei quadri che riproducono il celebre assedio del 1706; è presente nelle mappe del XIX secolo. E proprio nel 1851, quando progetta l'espansione di Torino verso sud e la costruzione del quartiere di San Salvario, Carlo Promis lo considera uno degli assi principali del nuovo distretto torinese. Insomma, nessuno mai ha pensato di mettere mano al viale, che poi ha cambiato nome, diventando corso Marconi.

Un viale che non è solo uno degli assi principali di San Salvario, che non solo continua a offrire una bella prospettiva sul Castello del Valentino, ma che è stato spesso presente nella storia torinese. Qui ci sono stati i moti carbonari del 1821, ricordati dalla stele posta in largo Marconi, qui c'è stata, fino a pochi anni fa, la sede della Fiat.

Corso Marconi è adesso nell'occhio del ciclone, perché il Comune di Torino ha approvato un progetto per la costruzione di 280 box pertinenziali, distribuiti su due piani sotterranei, che causerà l'abbattimento di parte degli alberi. Il progetto riguarda il tratto del corso tra via Madama Cristina e corso Massimo d'Azeglio (proprio il tratto più vicino al Castello del Valentino) e comporta l'abbattimento di 23 ippocastani, i più vecchi e frondosi, e il trasferimento di 28 più piccoli al Parco del Valentino; al posto degli alberi ci saranno piante sistemate in vasche di cemento e varie aiuole, con giardini dotati di giochi per i bambini). 970 mq di banchine verdi su soletta e 2600 mq di banchine verdi su terrapieno, assicura la Gestinord, la società che si è aggiudicata il progetto e che giura che sarà salva anche la bella prospettiva sul Castello del Valentino.

I residenti sono sul piede di guerra e hanno lanciato numerose iniziative per difendere il loro viale. In una petizione con cui chiedono al sindaco Piero Fassino di "non procedere alla compromissione definitiva di corso Marconi", sottolineano come "per realizzare i box auto privati sotterranei gli alberi esistenti sarebbero abbattuti o rimossi e sostituiti da alberelli piantati in vasche di cemento, su soletta, larghe 3 metri e profonde 1 metro e mezzo, dove crescerebbero stentatamente, patendo secchezza e marciume da ristagno, con scarsa stabilità al vento, privando il viale di bellezza, ombra, riduzione degli inquinanti; il tutto con un'onerosa manutenzione, a carico della Città dopo solo due anni (non dei concessionari, per 90 anni, dei box). Poi, quando le radici, cercando spazio, attaccheranno l'impermeabilizzazione, sarà il Comune a dovere rimuovere gli alberi (che non cresceranno mai) per la manutenzione". Osservano anche come "i 240 box auto privati sono inutili o comunque economicamente non a portata dei cittadini del quartiere (in zona ne vengono ancora offerti parecchi, invenduti), mentre non è ancora stato spiegato dove andranno parcheggiate le auto che ora sostano nei circa 220-250 posti a rotazione in superficie che saranno eliminati".

Rassicurazioni da una parte, dubbi dall'altra e qualche domanda su cosa Torino voglia davvero fare dei suoi magnifici viali. Se volete firmare (o leggere) la petizione per salvare l'attuale aspetto di corso Marconi, il sito è change.org.




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