La pianura torinese è stata un
territorio
ricco per agricoltura e allevamento sin dall'antichità.
La stessa Torino è stata fondata nelle vicinanze di ben
quattro
fiumi e si è espansa tanto da inglobarli tutti. Intorno alla città
si sono sviluppate per secoli
numerose cascine, punti di riferimento
del paesaggio e dell'economia agricoli. Cascine di diverse tipologie,
a volte appartenenti alle famiglie dell'aristocrazia piemontese e a
volte a quei borghesi che proprio nella terra trovavano
le risorse necessarie per finanziare le altre attività. Alcune di
queste cascine,
opportunamente ristrutturate, sono diventate parte
dell'attuale paesaggio urbano torinese: la
cascina Giaione, a
Mirafiori, e la
Cascina Marchesa, in Barriera di Milano, sono
diventate
poli multifunzionali, ospitando anche le biblioteche dei
quartieri. Non tutte le cascine, però, sono state così fortunate da
trovare una nuova vita. In Borgo Vittoria, per esempio, la
cascina Fossata non ha ancora un futuro e sta lentamente morendo.
Situata
nell'isolato compreso tra via Sospello, via Fossata,via Coppino e via Randaccio, è circondata dalla
vegetazione selvaggia che cresce
sempre, quando un territorio viene abbandonato. L'
antica casa
padronale si intravede tra alberi e erba ormai altissima e lascia
indovinare un'
architettura elegante, le alte mura esterne, che
definiscono il cortile interno, mostrano una
tecnica costruttiva
regolare, di laterizi e pietre, le aperture lasciano intravedere
ambienti dai tetti sfondati, che si rincorrono e chissà quante vite
potrebbero raccontare.
La storia della cascina è piuttosto antica;
le
prime prove della sua esistenza risalgono al XVII secolo, quando in un atto si parla della sua proprietaria, la signora
Cassandra Margherita Fossata (di lì il nome con cui oggi la conosciamo?) e quando viene inserita in una mappa dell'epoca con una
tipologia signorile
piuttosto comune nella campagna piemontese: due corpi di fabbrica
uniti da un muro, che definisce una corte semi chiusa, a forma di G.
Ma è
nel 1706 che la cascina vive il
suo momento glorioso: non
troppo lontana da Torino, durante
l'Assedio dei francesi, viene
inserita nel
sistema difensivo settentrionale della città, grazie a
questa sua
tipologia a fortino, che permette il controllo della
campagna e la difesa del territorio. Nelle sue mura ci sono
aperture
che sembrano
feritoie, che servivano per mantenere fresca la paglia
d'inverno e che furono molto utili durante la difesa di Torino
dall'assedio francese. Negli anni successivi, la Cascina cambia varie
volte di proprietà, fino a terminare nelle mani del
Duca di
Chiablese, Benedetto Maurizio di Savoia, nel 1774. A quel tempo, la
Fossata aveva già assunto la forma
a corte chiusa, con l'annessione
della Cappella della Santa Croce, ed era dotata di
edifici
d'abitazione per le varie persone che vi abitavano e le loro
famiglie: il fittavolo, i massari, il malgaro, il giardiniere; e poi
c'erano gli edifici per gli animali: le stalle, la scuderia, il
porcile, il pollaio;
tutt'intorno gli orti, i filari di alberi da
frutta e da legna, i campi seminati. Una tenuta sempre più grande,
in grado di generare risorse importanti per i suoi proprietari. Nel
XIX secolo, entra
nell'orbita della Famiglia Reale, passando da re
Carlo Felice al Duca di Genova Tommaso. Poi, con il XX secolo,
l'
inizio della decadenza: inglobata nel tessuto urbano di Torino, ha
controllato una fetta sempre minore di territorio e negli anni 70 la
famiglia che ancora vi abitava, coltivava a orto il grande cortile
interno, che aveva così perso la sua funzione originale.
Abbandonata
da decenni, con le
strutture architettoniche in forte ed evidente
decadenza, la Cascina è oggetto di
progetti di riqualificazione che
vorrebbero trasformarla in un
centro polifunzionale, in cui
potrebbero convivere residenze di social housing, aree verdi di orti
urbani, spazi commerciali e per mercatini artigianali. Se ne parla da
tempo, bisognerebbe
stringere sui tempi, visto lo stato della Cascina
(ed è davvero un peccato lasciare morire una struttura che, pure in
mezzo alle erbe selvagge, lascia intravedere la sua eleganza e il suo
passato splendore).
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