Nella
seconda metà del XVII secolo,
Torino iniziò il suo
ampliamento verso il Po. Fu
un'operazione che permise anche alla
Famiglia Ducale di ampliare gli
spazi a propria disposizione, sia
per la stretta gestione del potere
sia
per la sua rappresentanza. Secondo il progetto di
Amedeo di
Castellamonte, da Palazzo Reale sarebbe dovuta partire
una lunga
manica, dedicata alla Segreteria e agli Archivi di Stato, da cui si sarebbero
staccati un Teatro, un'Accademia
Reale, le Scuderie Reali e la Zecca di Stato.
Di quel progetto
castellamontiano, davvero
grandioso, se si pensa che tutti questi
edifici sarebbero stati
collegati alla lunga manica,
dotata di una
Grande Galleria immaginata per la gloria dei Savoia,
rimane
davvero poco. Soprattutto a causa di
incendi e guerre.
Non c'è più
il Teatro Regio originario, andato perduto nel devastante
incendio del
1936 e sostituito da quello disegnato da
Carlo Mollino. Non c'è più
l'
Accademia Reale, che formò generazioni di
futuri dirigenti dello
Stato Sabaudo e di giovani aristocratici provenienti da tanti Paesi
europei (studiarono qui anche Vittorio Alfieri e il conte
Camillo
Benso di Cavour). E, nonostante queste perdite, tutto questo sistema
di palazzi, che parte da piazza Castello e scende giù verso il Po,
definendo buona parte del lato settentrionale di via Verdi, è
Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO.
L'Accademia Militare come era (sin), quello che rimane oggi (ds) nella foto di Pmk58 da Wikipedia
Potremmo così
dire che l'Accademia Regia è Patrimonio dell'UNESCO, pur rimanendo
di lei solo
alcune colonne con i loro capitelli.
L'Accademia
Reale fu il
primo edificio costruito da Castellamonte per il nuovo
complesso voluto dai Savoia; fu inaugurato
nel 1680, per insegnare ai
giovani allievi letteratura, storia, geografia, disegno, lingue come
l'italiano e il francese; non solo, i cadetti imparavano anche a
montare a cavallo, correre all'anello, a ballare e far di spada.
Inizialmente
l'Accademia Reale non era Militare, la carriera
nell'esercito era una delle opzioni possibili al termine degli studi.
Poi, con il tempo, i sovrani definirono sempre meglio il suo ruolo,
fino a trasformarla in una vera e propria accademia di
formazione dei
giovani ufficiali.
Nel progetto iniziale, l'Accademia era formata da
tre maniche che definivano un
grande cortile interno, il quarto lato
era chiuso da
uno dei bracci della croce delle Scuderie, disegnate da
Castellamonte (parte della Cavallerizza Reale). Di quel complesso
sono rimaste
poche foto, che mostrano una facciata a
doppio loggiato,
con le
colonne binate care all'architettura di Castellamonte (basti
pensare che i portici di
piazza San Carlo avevano originariamente
colonne binate, che conferivano alla facciata
un aspetto molto più
leggero; gli spazi tra le colonne furono poi riempiti per ragioni
statiche); il disegno del loggiato viene ripreso
sulla parete piena
del terzo piano, con lesene e archi, che incorniciano le finestre
slanciate. L'aspetto d'insieme è
elegante e austero, soprattutto se
si immagina moltiplicato su tre lati.
Nel corso dei suoi due secoli
di vita, l'Accademia Reale subì vari cambiamenti: in realtà
tutta l'area fu
una sorta di cantiere continuo, su cui si
esercitarono i più grandi architetti di corte, passando anche per
Filippo Juvarra e
Benedetto Alfieri, che adeguarono ai tempi e alle
esigenze gli edifici dell'intero complesso, compresa la Cavallerizza
Reale. Nell'
estate del 1943, l'area venne
duramente danneggiata dai bombardamenti; alla
fine della guerra, l'Accademia Militare venne temporaneamente
trasferita a
Modena, per permettere la ricostruzione; ma sappiamo che
in Italia niente è più definitivo del provvisorio e l'Accademia
rimase in Emilia. Anche perché nel 1959 quello che rimaneva del
complesso fu abbattuto
per la costruzione del Teatro Regio di Carlo
Mollino.
Passeggiando lungo il lato posteriore del Teatro Regio,
tra l'Archivio di Stato e via Verdi, oggi è difficile pensare che un
tempo lì c'era l'Accademia Reale: mancano lo spazio e l'aria per
immaginare
volumi e imponenza. Ma sappiatelo, se vi capita di passare
da quelle parti: in quello spazio vuoto, tra il Regio e la
Cavallerizza, si sono formati migliaia di dirigenti dello Stato
sabaudo e dell'esercito italiano.
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