Nel cuore di Porta Palazzo, in via Lanino 3, ha preso vita uno dei
progetti più importanti della Torino inclusiva e aperta.
CasArcobaleno è un polo di associazioni e di servizi rivolti ai
cittadini LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) e di servizi
creati dai cittadini LGBT e rivolti alla popolazione. Già la
definizione di CasArcobaleno dà un'idea del suo scopo finale: creare
una rete di collaborazioni, realizzare un flusso di informazioni, che
permetta alle associazioni LGBT di inserirsi nella vita cittadina e
che permetta alle altre associazioni di entrare nelle dinamiche LGBT.
L'obiettivo, insomma, è l'abbattimento delle barriere e dei tabù,
attraverso la collaborazione e la conoscenza. "E' un
luogo pubblico e privato, abitato da una o molte associazioni, a
seconda del momento scelto per visitarlo, è un luogo mentale, che
presuppone la presenza di una modalità di ragionamento inclusivo e
di valorizzazione delle differenze di chi lo compone; ed anche un luogo fisico che obbliga tramite la configurazione degli spazi e dei tempi
a una contaminazione di proposte e identità" spiegano i suoi
creatori. Attualmente partecipano al progetto Arcigay Torino, che
lo ha lanciato, Agedo Torino, Associazione culturale e ricreativa
011, Badhole Video, Coogen - Coordinamento genitori Torino, Famiglie
Arcobaleno, Franti Nisi Masa, Giosef Unito, Gruppo sportivo Gatto
Nero, Odv Casa Arcobaleno, Polis Aperta, Quore, Rete Genitori
Rainbow, Trepuntozero.
E' il primo polo nato in Italia per
promuovere collaborazioni e reti tra associazioni LGBT e non. Mi
piace come
Arcigay spiega perché sia proprio Torino la città sede
dell'iniziativa. Non è casuale, ovviamente. "Il capoluogo
subalpino è da sempre all'avanguardia per quanto riguarda la
costruzione dei sentimenti di cittadinanza, le lotte per
l'autodeterminazione delle persone e per i diritti della comunità
LGBT. È infatti la Torino degli anni Settanta, in un momento tra i
più tragici della propria storia sociale e politica ma denso di
fermento culturale, che vede nascere il Fuori! Prima forma
associativa nella storia dell’attivismo omosessuale nel nostro
Paese".
E non è neanche casuale che CasArcobaleno abbia trovato
sede a Porta Palazzo, uno dei quartieri storicamente più legati alla
convivenza tra diversi e all'accoglienza, più o meno riuscita (ma
almeno sperimentata): "E' un quartiere fitto di contrasti e di
dialoghi, di incontri e di necessità: Porta Palazzo, la porta più
larga e aperta di Torino, da sempre luogo di arrivo e di lavoro di
migliaia di emigrati, donne e uomini tanto dal resto d'Italia quanto
dal più vasto mondo, sempre più vicino e presente, sia esso
Mediterraneo o Estremo Oriente, America Latina, Europa dell'est o
Africa. Un quartiere dove non mancano i problemi, una frontiera
culturale ma non un limite, un luogo dell'anima e dei corpi ricco
di possibilità, di storie e di lingue, di religioni e costumi,
profumi e distanze da colmare".
CasArcobaleno ha molti progetti
da realizzare, il più importante di tutti è trasformare la
battaglia per i diritti dei cittadini omosessuali e transessuali in
una battaglia di tutti, al di là dei pregiudizi, dei tabù e dei
limiti. E' una battaglia contro l'indifferenza, contro il "ma a te
cosa viene in tasca se i gay si sposano o no", contro una malintesa
idea di società, secondo la quale ci si mobilita solo se sono in
pericolo i propri piccoli vantaggi e non per realizzare un modello di
società inclusiva, in cui siano riconosciuti il diritto di tutti di
vivere secondo i propri valori. I suoi ideatori considerano il
progetto un bene comune, al servizio di tutta la cittadinanza. Per
realizzarlo stanno ristrutturando gli spazi di via Lanino 3 e per
questo chiedono l'aiuto dei torinesi, attraverso il
crowdfunding.
"Dobbiamo creare un bagno
per le persone diversamente abili, in modo che CasArcobaleno sia
accessibile a 360°, dobbiamo costruire un bancone a norma in modo da
poterla utilizzare anche come circolo per autosostenerci, dobbiamo
ridipingere le pareti, costruire i mobili, sistemare l'impianto
elettrico, ristrutturare una stanza per aprire uno studio di
registrazione, dobbiamo rimettere in sesto il cortile e cambiare
alcuni serramenti. Molto del lavoro già fatto, e che faremo, è e
sarà volontario, ma per alcune cose ci appoggeremo esternamente. Per
questo abbiamo stimato in 10.000 euro i costi vivi della
ristrutturazione, ed è per coprire questi costi che abbiamo avviato
una campagna crowdfunding" spiegano.
E benedetto crowdfunding,
che a Torino permette di realizzare tanti progetti. La pagina per
versare il proprio contributo è su
www.produzionidalbasso.com, dove troverete anche le ricompense previste per le donazioni, a partire da un minimo di 20 euro.
Da youtube, il video della campagna
crowdfunding.
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