Due le premesse. Sono una
ragazza di
periferia: sono nata in
Barriera di Milano e, dopo una parentesi a
Campobasso, per il lavoro di mio padre (sì, il
Molise esiste ed è stato bello conoscerlo!), sono cresciuta a
Mirafiori Sud; mi manca solo una maturità alle Vallette o alla
Falchera e ho completato il
quadro di conoscenza delle periferie
torinesi (che sono molto meglio di quanto le racconti chi non le
frequenta). L'altra premessa obbligatoria è che pur avendo idee
politiche magari intuibili nel blog, Rotta su Torino
non è un blog
politico né aspira a diventarlo e, soprattutto, ha
toni gentili,
magari inconsueti in questi anni di aggressioni social, ma
non
negoziabili.
Fatte le premesse, ecco la notizia che ha attirato
la mia attenzione in quest'ultimo scorcio di vacanza estiva.
Luci
d'Artista torna anche quest'anno e fin qui niente di nuovo, a parte
il mio
atteggiamento ambivalente davanti agli eventi che si
ripropongono tutti gli anni (ok, ma devo parlarne tutte le volte,
anche se è una cosa carina, o detto una volta vale per sempre e
posso dedicarmi ad altro?). La novità di quest'anno è che le luci
d'autore natalizie lasciano il centro per conquistare l
a grande
periferia torinese. Lo
annuncia
il Corriere della Sera e ci racconta che l'inaugurazione sarà in
corso Benedetto Croce 26 (siamo al
Lingotto), "nel cortile della
scuola elementare Collodi dove si potrà assistere all'illuminazione
dei cerchi metafisici di
My Noon dell'artista Tobias Rehberger.
Un'opera che, dopo aver reso più bello l'atrio di Porta Nuova, sarà
spostata lontano dal centro". Poi alle
Vallette tornerà
Ice
Ceam Light, al centro di polemiche lo scorso anno per i danni dei
vandali e in piazza Risorgimento (zona
Campidoglio) arriveranno le
panchine illuminate di
Jeppe Hein, che potrebbero diventare
un'installazione permanente.
C'è bisogno delle Luci d'Artista in
periferia? O meglio, è necessario che le Luci d'Artista, pensate
nell'ormai lontano
1997 per trasformare
le vie del centro in un Museo
di Arte Contemporanea a cielo aperto ed essere una nuova
attrazione
turistica, lascino il centro, quindi
la ragione della loro nascita,
per finire in luoghi in cui non sono più un Museo a cielo aperto e
disperdono il loro significato? La mia risposta, come si può capire
dalla domanda, è
no. Le Luci d'Artista non solo non risolveranno i
problemi delle periferie torinesi, perché
non è il loro ruolo, ma
perderanno
il loro significato e il senso di meraviglia che
suscitavano. Né un turista prenderà autobus e tram per andare a
scoprire dove possano essere i gelati luminosi (non lo farò io a
Torino, di prendere e andare al Lingotto, a Mirafiori, alle Vallette
o ovunque abbiano deciso di montare le luminarie, figuriamoci se lo
farà chi si troverà a dividere il proprio tempo tra Museo Egizio,
Museo del Cinema e attrazioni varie, cercando di vedere il più
possibile del centro e immediati dintorni).
Le periferie torinesi
hanno indubbiamente bisogno di
essere meno lontane dal centro, di
essere
identificabili con progetti specifici, di essere
valorizzate
per storie e culture che portano con sé. Più che portare le
luminarie, per esempio, bisognerebbe evitare di tagliare il trasporto
pubblico (quando abitavo a Mirafiori Sud arrivavo in via
Garibaldi/piazza Castello in circa
35 minuti, adesso ce ne vogliono
20 di più: probabilmente ai mirafiorini interessa più questo
allontanamento dal centro di un paio di luci messe per Natale, per
mettersi la coscienza a posto durante il resto dell'anno).
Più che portare luci concepite per altri scopi, si potrebbero studiare
progetti ad hoc, che valorizzino i luoghi e siano in grado di
attirare persone da ogni parte della città. Non bisogna guardare
lontano, basta un paio di week-end fa:
TOdays ha portato in
Barriera di Milano musicisti, artisti e creativi di fama nazionale e
internazionale, che hanno
richiamato i torinesi,
valorizzando nuove
strutture e nuove vocazioni del quartiere e dando visibilità alla
creatività che in quell'area si sta sviluppando (dai Docks Dora alle
gallerie d'arte, dal Parco Peccei all'INCET, per non dimenticare mai
il Museo Ettore Fico ed EDIT, due dei motori della cultura della
zona). Ecco, mi verrebbe da dire,
più TOdays che Luci d'Artista, nel
senso di
più progetti pensati per le periferie, curando le loro
peculiarità, e meno progetti nati altrove e paracadutati non si sa
perché,
senza legami con le specificità dei luoghi in cui si
trovano.
Sono perfettamente d'accordo!
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