Sono a Trieste da alcuni giorni perché
collaboro al
Festival del Cinema Latino
Americano. Sono giorni
intensi, interminabili e divertenti, per gli
incontri, le opportunità, gli imprevisti, le improvvisazioni, la
creatività, la passione. Si parla
spagnolo tutto il tempo, si
incontrano registi e attori provenienti da tutta Latinoamérica, con
esperienze di vita completamente diverse. Si incontrano persone di ogni età,
appassionate e interessate, si ascoltano tutti gli accenti dello
spagnolo, si condivide la tavola con persone che chissà se si
rivedranno e che ti raccontano speranze, lavori e obiettivi, tra
curiosità di gastronomia locale.
Il Festival è appassionante,
meriterebbe
maggiore attenzione da parte dei media italiani, ma qui
ci sarebbe un discorso lunghissimo sull'
incapacità del giornalismo
italiano di guardare oltre le Alpi e di ascoltare altre lingue che
non siano l'inglese. Ci sono però state anche soddisfazioni professionali: la redazione di
Tuttifrutti contattata per un servizio sul Festival, ha deciso di fare l'intera puntata da Trieste e con diversi servizi sulla città;
La Stampa e
Sentieri Selvaggi hanno dedicato un lungo articolo a testa al Festival.
Fogli e radio di giovanissimi che chiedono interviste e non si perdono un film, tra esami e lavoro. C'è tutta un'umanità che vale la pena conoscere, perché si muove
per passione e per condivisione di interessi.
E poi c'è Trieste. Una città che ho
scoperto molti anni fa, innamorandomene perdutamente, sempre grazie al Festival del Cinema Latino
Americano, a cui avevo già collaborato all'inizio del secolo.È una
città
asburgica e mitteleuropea, ha architetture che sanno di Nord,
colori freddi e modi a volte distanti. Ed è bellissima. Offre scorci di
grande fascino, ha una storia lunghissima e appassionante,
dalla
Cattedrale di San Giusto al Castello di Miramare, è impossibile
resisterle. Alle spalle di piazza Unità d'Italia, la piazza più
bella d'Italia, unica ad affacciarsi al mare c
on quella regale
solennità, ci sono stradine piene di locali in cui si mangia
benissimo e si mescolano culture (e ci si perde anche, ma gli scorci
valgono la pena e chi se ne frega, prima o poi si finirà davanti a
un posto conosciuto, la piazza Unità d'Italia, piazza della Borsa o,
addirittura, il Teatro Romano). Sono le vie che scoprirò
nei due
giorni che rimarrò a Trieste, alla fine del Festival del Cinema
Latino Americano. Me li sono presi tutti per me, per andare
finalmente al Castello di Miramare, per salire in tram a Opicina, per
tornare alla Cattedrale di San Giusto e per stare finalmente tutto il
tempo che mi pare sul Molo Audace,
a guardare il mare.
Spero di riuscire a raccontare un po' di tutto quello che sto imparando e vivendo, prima di tornare a Torino.
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