FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

La Torre Littoria, il pugno in un occhio di Torino diventa belvedere?

Alzi la mano chi, guardando da piazza Castello verso via Roma, non storce il naso davanti alla Torre Littoria, considerandola un pugno in un occhio, un edificio estraneo alla concezione e alle dimensioni della piazza. 
Per molti anni la Torre Littoria è stata il grattacielo di Torino, anche se si discute da tempo se lo sia davvero. La tradizione vuole infatti che si considerino grattacieli solo gli edifici che superano i 100 metri e la torre torinese, per quanto abbia una figura snella e slanciata, arriva intorno ai 90 (l'altezza totale sembra essere più un'opinione che un fatto, le fonti variano tra i 94 e gli 87, torretta compresa). Dunque, non siamo davanti a un classico grattacielo, però così lo sentono e lo vivono i torinesi, quando vedono la Torre Littoria svettare da piazza Castello o caratterizzare lo skyline, dal Monte dei Cappuccini.
La storia della Torre Littoria è una storia di sfruttamento di rendita immobiliare, risalente agli anni 30. Bisogna risalire infatti agli anni in cui venne ridisegnata via Roma: si eliminarono gli antichi edifici, considerati insanabili, e si costruirono quelli nuovi, imitando lo stile castellamontiano di piazza San Carlo nel tratto tra piazza Castello e piazza San Carlo, e utilizzando lo stile razionalista da piazza San Carlo a piazza Carlo Felice. Uno dei protagonisti della ricostruzione dell'isolato che si sarebbe affacciato su piazza Castello, sul lato di via Viotti e via Pietro Micca, fu la Società Reale Mutua di Assicurazioni, che negli anni del fascismo appoggiò la realizzazione di numerose opere pubbliche, coniugando la necessità di abitazioni con la creazione di posti di lavoro nell'edilizia.
La progettazione della torre fu affidata, nel 1933, all'architetto Armando Melis de Villa e all'ingegnere Giovanni Bernocco, che idearono un edificio in due parti, uno più basso, che in via Viotti fa incontrare lo stile seicentesco di piazza Castello con quello razionalista, insistendo sull'orizzontalità delle linee, e uno più alto, 19 piani, che sottolinea la verticalità, con le sue forme slanciate. Tra i record di questa nuova costruzione, oltre quello di essere l'edificio più alto di Torino, dopo la Mole Antonelliana, anche quello di essere il primo in struttura metallica elettrosaldata costruito in Italia.
La Torre Littoria è stata il risultato di duri negoziati e forti compromessi tra la Reale Mutua, la Soprintendenza e il Comune di Torino. Da una parte c'era la Soprintendenza, che difendeva l'armonia della piazza, dall'altra la Reale Mutua, che difendeva il reddito immobiliare. Come è andata lo spiega il blog italianauilca: "Nel 1934, mentre i lavori della torre stanno giungendo a compimento, una visita del Sovrintendente ai monumenti, Giovanni Pacchioni, porta alla repentina chiusura del cantiere stesso. La torre, infatti, minaccia di ergersi a un livello superiore rispetto alle prescrizioni regolamentari turbando così l'equilibrio compositivo dell'insieme. A questo problema si aggiunge la volontà dell’impresa di ricostruire il fronte sulla storica piazza Castello, modificando la scansione delle arcate del porticato seicentesco. Lo sviluppo della vicenda è uno dei punti cruciali per comprendere le profonde motivazioni i ordine economico che sottendono la grande impresa urbanistica; di fronte alla richiesta del comune di modificare il disegno della pianta, a favore della creazione di una piazzetta 'spartitraffico', la Società si oppone fortemente in quanto tale modificazione porta come conseguenza una diminuzione della cubatura. Per questo motivo i progettisti si sentono legittimati ad aumentare l'altezza della torre prospettante su piazza Castello. Il Ministero dell’Educazione Nazionale impone lo studio, anche per quella emergenza, di un progetto 'avente come fine di armonizzare la Torre, che si eleva in via Viotti, con l'antico Palazzo prospiciente in via Roma'. Melis e Bernocco sperimentano diverse soluzioni legate a un linguaggio eclettico. I vari progetti, però, non vengono presi in considerazione dalla Società in quanto non riescono a risolvere il problema della perdita di rendita fondiaria derivata dalla modificazione imposta dal comune. La scelta definitiva, la realizzazione di un edificio che tenta di introdurre un linguaggio architettonico attento alle istanze del moderno, non scaturisce da alcuna considerazione di natura formale".
La soluzione finale è la Torre Littoria come la vediamo oggi. Un edificio che risulta immediatamente estraneo alla piazza su cui si affaccia e che non intende rinunciare alla principale ragione per cui è stato costruito: la rendita immobiliare. Negli ultimi anni si è infatti parlato della costruzione di un ristorante-belvedere all'ultimo piano, per poter trarre profitto dalla sua magnifica posizione, si è addirittura ipotizzata la costruzione di un ascensore panoramico esterno per raggiungerlo e sono stati presentati vari progetti per sfruttarlo come belvedere. Per ora non se n'è fatto niente.
Ma c'è una cosa chiara: i torinesi sono dispostissimi a parlar male della Torre Littoria e a considerarla un pugno in un occhio, ma se chiedete loro se sia il caso di abbatterla, l'atteggiamento si fa più prudente. In fondo, pare che le vogliamo bene.


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