Alzi la mano chi, guardando da piazza
Castello verso via Roma, non storce il naso davanti alla Torre
Littoria, considerandola un pugno in un occhio, un edificio estraneo
alla concezione e alle dimensioni della piazza.
Per molti anni la Torre Littoria è
stata il grattacielo di Torino, anche se si discute da tempo se lo sia davvero. La
tradizione vuole infatti che si considerino grattacieli solo gli edifici che
superano i 100 metri e la torre torinese, per quanto abbia una figura
snella e slanciata, arriva intorno ai 90 (l'altezza totale
sembra essere più un'opinione che un fatto, le fonti variano tra i
94 e gli 87, torretta compresa). Dunque, non siamo davanti a un
classico grattacielo, però così lo sentono e lo vivono i torinesi,
quando vedono la Torre Littoria svettare da piazza Castello o
caratterizzare lo skyline, dal Monte dei Cappuccini.
La storia
della Torre Littoria è una storia di sfruttamento di rendita
immobiliare, risalente agli anni 30. Bisogna risalire infatti agli
anni in cui venne ridisegnata via Roma: si eliminarono gli antichi
edifici, considerati insanabili, e si costruirono quelli nuovi,
imitando lo stile castellamontiano di piazza San Carlo nel tratto tra
piazza Castello e piazza San Carlo, e utilizzando lo stile
razionalista da piazza San Carlo a piazza Carlo Felice. Uno dei
protagonisti della ricostruzione dell'isolato che si sarebbe
affacciato su piazza Castello, sul lato di via Viotti e via Pietro
Micca, fu la Società Reale Mutua di Assicurazioni, che negli anni
del fascismo appoggiò la realizzazione di numerose opere pubbliche,
coniugando la necessità di abitazioni con la creazione di posti di
lavoro nell'edilizia.
La progettazione della torre fu affidata,
nel 1933, all'architetto Armando
Melis de Villa e all'ingegnere Giovanni Bernocco, che idearono un
edificio in due parti, uno più basso, che in via Viotti fa
incontrare lo stile seicentesco di piazza Castello con quello
razionalista, insistendo sull'orizzontalità delle linee, e uno più
alto, 19 piani, che sottolinea la verticalità, con le sue forme
slanciate. Tra i record di questa nuova costruzione, oltre quello di
essere l'edificio più alto di Torino, dopo la Mole Antonelliana,
anche quello di essere il primo in struttura metallica elettrosaldata
costruito in Italia.
La Torre Littoria è stata il risultato di
duri negoziati e forti compromessi tra la Reale Mutua, la
Soprintendenza e il Comune di Torino. Da una parte c'era la
Soprintendenza, che difendeva l'armonia della piazza, dall'altra la
Reale Mutua, che difendeva il reddito immobiliare. Come è andata lo
spiega
il blog italianauilca: "Nel 1934, mentre i lavori della
torre stanno giungendo a compimento, una visita del Sovrintendente ai
monumenti, Giovanni Pacchioni, porta alla repentina chiusura del
cantiere stesso. La torre, infatti, minaccia di ergersi a un livello
superiore rispetto alle prescrizioni regolamentari turbando così
l'equilibrio compositivo dell'insieme. A questo problema si
aggiunge la volontà dell’impresa di ricostruire il fronte sulla
storica piazza Castello, modificando la scansione delle arcate del
porticato seicentesco. Lo sviluppo della vicenda è uno dei punti
cruciali per comprendere le profonde motivazioni i ordine economico
che sottendono la grande impresa urbanistica; di fronte alla
richiesta del comune di modificare il disegno della pianta, a favore
della creazione di una piazzetta 'spartitraffico', la Società si
oppone fortemente in quanto tale modificazione porta come conseguenza
una diminuzione della cubatura. Per questo motivo i progettisti si
sentono legittimati ad aumentare l'altezza della torre prospettante
su piazza Castello. Il Ministero dell’Educazione Nazionale impone
lo studio, anche per quella emergenza, di un progetto 'avente come
fine di armonizzare la Torre, che si eleva in via Viotti, con
l'antico Palazzo prospiciente in via Roma'. Melis e Bernocco
sperimentano diverse soluzioni legate a un linguaggio eclettico. I
vari progetti, però, non vengono presi in considerazione dalla
Società in quanto non riescono a risolvere il problema della perdita
di rendita fondiaria derivata dalla modificazione imposta dal comune.
La scelta definitiva, la realizzazione di un edificio che tenta di
introdurre un linguaggio architettonico attento alle istanze del
moderno, non scaturisce da alcuna considerazione di natura
formale".
La soluzione finale è la Torre Littoria come la
vediamo oggi. Un edificio che risulta immediatamente estraneo alla
piazza su cui si affaccia e che non intende rinunciare alla principale
ragione per cui è stato costruito: la rendita immobiliare. Negli
ultimi anni si è infatti parlato della costruzione di un
ristorante-belvedere all'ultimo piano, per poter trarre profitto dalla sua magnifica posizione, si è addirittura ipotizzata
la costruzione di un ascensore panoramico esterno per raggiungerlo e
sono stati presentati vari progetti per sfruttarlo come belvedere. Per ora non se n'è
fatto niente.
Ma c'è una cosa chiara: i torinesi sono dispostissimi
a parlar male della Torre Littoria e a considerarla un pugno in un
occhio, ma se chiedete loro se sia il caso di abbatterla,
l'atteggiamento si fa più prudente. In fondo, pare che le vogliamo
bene.
Commenti
Posta un commento