All'inizio del XVII secolo, buona parte del marchesato di Saluzzo
passò ai Savoia. La dinastia sabauda cercò di mantenere buoni
rapporti con gli antichi feudatari e prova di esso è che il conte
Baldassarre Saluzzo di Paesana, l'ultimo di uno dei più antichi
casati del marchesato, divenne uomo di grande importanza nella
macchina amministrativa e burocratica del Ducato. Nel 1697
fu nominato senatore e quindi membro del Consiglio del Regno di
Sardegna.
Per riportare al prestigio del passato la sua dinastia
e testimoniare la sua importanza a Torino, il conte decise di
acquistare il più grande dei lotti del terzo ampliamento della
capitale, verso Est: 5mila metri quadrati nell'isola di S.
Chiaffredo, nei pressi del Santuario della Consolata e sull'attuale
piazza Savoia, per farsi costruire, tra il 1715 e il 1722, la sua
grandiosa dimora torinese. Il progetto dell'edificio fu affidato a
Gian Giacomo Plantery, che, assecondando le intenzioni del
committente, raddoppiò alcuni degli elementi caratteristici delle
case nobiliari dell'epoca. Il Palazzo Paesana vanta un doppio scalone
d'onore, un doppio loggiato nel magnifico cortile, un doppio accesso.
Quest'ultimo fu una chiara sfida ai Savoia e al loro Palazzo Reale: a
Torino, infatti, solo il Palazzo Reale aveva il privilegio del doppio
ingresso; i casati nobiliari potevano avere un solo accesso ai loro
cortili. Così Vittorio Amedeo II, che non aveva alcuna intenzione di
essere sfidato, fece chiudere quasi subito l'ingresso di Palazzo
Paesana sull'attuale via Bligny (e poi tolse al conte Baldassarre
buona parte dei suoi incarichi, lasciandolo nella rovina economica).
Ma non è solo il raddoppio degli elementi a rendere l'edificio
uno dei più belli del barocco torinese: ci sono le fughe
prospettiche e le visuali, grazie all'abile gestione degli scaloni,
dei loggiati e della distribuzione degli spazi; ci sono le
decorazioni, sobrie, ma eleganti e raffinate, grazie alle proporzioni
armoniose e al perfetto equilibrio con cui sono gestite; ci sono i
rimandi tra il doppio loggiato del cortile e le decorazioni di
cornici curvilinee e triangolari, con motivi a conchiglia.
Il
Palazzo è uno dei primi esempi torinesi di dimora di lusso
affiancata da alloggi per il reddito: oltre agli appartamenti del
casato, infatti, sull'altro lato del cortile c'erano gli alloggi
realizzati per l'affitto, riservato, evidentemente, a persone
facoltose e di provato prestigio, fossero militari, avvocati o membri
della macchina amministrativa del Regno. La particolare forma
dell'isolato, quasi a L, fece si che i due bracci potessero sorgere
intorno a due cortili, quello principale e uno di servizio, adibito a
scuderie e utilizzato dalla servitù.
Il cortile principale è
considerato ancora oggi il più bello di Torino (spiace per Vittorio
Amedeo II, ma è decisamente molto più raffinato ed elegante di
quello, severo e in laterizi, di Palazzo Reale). Le proporzioni
perfette del doppio loggiato, la decorazione spoglia, affidata ai tre
ordini sovrapposti di lesene e al ritmo dei pieni e dei vuoti, sono
gli elementi utilizzati per creare un effetto di grande eleganza,
sobria e innegabile.
L'appartamento originale dei Saluzzo di
Paesana è stato molto rimaneggiato. All'estinzione del ramo maschile
del casato, infatti, nel 1928, il Palazzo è stato diviso in numerose
proprietà e l'intera struttura si è fortemente degradata. E' stato
solo recentemente, che l'edificio è stato restaurato e riportato
all'antico splendore. I turisti e i visitatori possono così ammirare
gli affreschi del pittore Domenico Guidobono, con tematiche
mitologiche, care al barocco; possono rimanere incantati davanti alle
preziose tappezzerie damascate in rosso, fatte rifare appositamente
nei laboratori veneziani, unici rimasti a usare le tecniche
secentesche, ai camini e agli specchi dell'antica alcova del Conte
Baldassarre; possono scoprire gli spazi della sua biblioteca segreta,
in cui si dedicava all'otium; possono rimanere affascinati dalla
tavola da pranzo, che, seppure con elementi come il soffitto ligneo,
risalenti agli anni 30 del XX secolo, produce atmosfere eleganti e
raffinate, in linea con l'intero Palazzo.
La realizzazione di
Palazzo Saluzzo di Paesana costò ben 300mila lire e i debiti
contratti per finanziarlo furono pagati anche da ben tre generazioni
successive al conte Baldassarre: la sfida ai Savoia ebbe un prezzo
altissimo, ma, ammirata tre secoli dopo, si può dire che è valsa la
pena.
L'appartamento nobiliare di Palazzo Paesana può essere
affittato per la realizzazione di eventi privati, tutte le info su
www.palazzosaluzzopaesana.it.
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