FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Margherita di Valois, raffinata moglie di Emanuele Filiberto

Come tutte le principesse francesi diventate duchesse di Savoia, anche Margherita di Valois era colta, raffinata e, soprattutto, energica. Figlia di Francesco I e di Claudia di Francia, orfana di madre sin dall'infanzia, crebbe in una corte elegante, con molti stimoli culturali, che la interessarono più di lussi e frivolezze. Il suo destino incrociò quello di Emanuele Filiberto nel 1559, quando lei era ormai 35enne e lui era 30enne. Lei era considerata ormai una zitella, lui era il più brillante condottiero della sua generazione. Lei aveva raccolto intorno a sé letterati e poeti, in una corte di raffinata eleganza, lui aveva battuto l'esercito francese a San Quintino, nel nome di Felipe II di Spagna. Lei era figlia e sorella di Re, lui era il duca solo nominale di un Ducato al confine tra due culture.

Nel 1559, il Trattato di Cateau Cambresis stabilì che a Emanuele Filiberto sarebbe stata restituita buona parte dei suoi possedimenti. Il Duca, però, doveva sposare Margherita, la sorella di Enrico II. La leggenda vuole che i due fossero già legati da una tenera simpatia a causa di un incendio scoppiato al Louvre, da cui lui, ospite del re di Francia, fu prontamente salvato da lei. Leggenda a parte, il matrimonio fu soprattutto una necessità politica e come tale fu considerato, soprattutto dallo sposo: la Francia avrebbe restituito Torino, Chivasso e Pinerolo, con relative appartenenze e fortezze, solo in un periodo di tempo compreso tra i sei mesi e i tre anni dalla celebrazione del matrimonio. Siano vere o no le leggende, Emanuele Filiberto non ebbe poi alleato più leale della moglie, nella ricostruzione del Ducato sfiancato dalla guerra.

Emanuele Filiberto arrivò a Parigi il 21 giugno 1559 da Bruxelles. I capitolati matrimoniali furono firmati il 28 giugno, pochi giorni dopo le altre nozze volute dal Trattato di Cateau Cambresis, quelle tra la 13enne principessa francese Elisabetta e il re spagnolo Felipe II. Parigi era in festa, si celebravano balli e tornei e fu proprio durante uno di questi tornei che Enrico II fu mortalmente ferito a un occhio. Nella sua agonia, il re francese volle però che il matrimonio della sorella venisse celebrato, così Emanuele Filiberto e Margherita si sposarono nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1559.

Poco dopo il matrimonio, la coppia si separò. Restituito il Governatorato delle Fiandre agli Asburgo, Emanuele Filiberto raggiunse i suoi possedimenti, per rendersi conto della situazione e per preparare l'accoglienza per la moglie. Margherita rimase a Parigi per ultimare il corredo e per chiudere le pendenze che aveva in Francia. Quando, a gennaio 1560, lasciò finalmente la capitale, fu rimpianta dai letterati di cui si era circondata, e dalle dame di Corte, a cominciare dalla cognata reggente, la potente e terribile Caterina de' Medici. A Nizza, Margherita si riunì con il marito e insieme, scortati dalle galee Margarita, Sole e Piemontese, raggiunsero Savona via mare. In Piemonte i Duchi ricevettero accoglienze trionfali in ogni cittadina attraversata ed Emanuele Filiberto gettava le basi del suo nuovo Stato. Il primo grave problema che dovette affrontare fu la presenza degli eretici nelle valli alpine. Molto più tollerante di quanto il Papa e le potenze cattoliche potessero sopportare, Emanuele Filiberto affrontò la questione religiosa più per le pressioni esterne che per le convinzioni personali. Ed ebbe la prima prova di quanto sua moglie sarebbe stata leale al suo fianco. Cattolica, pia e praticante, Margherita era però di mente piuttosto aperta, grazie anche all'ambiente colto in cui aveva vissuto. Fu infatti grazie alla sua mediazione che Emanuele Filiberto e i ribelli valdesi raggiunsero un accordo a Cavour, il 5 giugno 1561. Un accordo rivoluzionario, in un'Italia avviata verso l'intolleranza della Controriforma e l'ingerenza dell'Inquisizione: il Duca restituiva ai Valdesi le proprietà e i privilegi e concedeva loro la libertà di culto, entro limiti stabiliti, solo nelle loro valli.

E fu ancora Margherita, diventata nel frattempo madre di Carlo Emanuele, nato nel 1562, a convincere Enrico III di Francia a rispettare il Trattato e a restituire ai Savoia le città e le fortezze ancora in mano francese. I Duchi entrarono trionfalmente a Torino, la loro nuova capitale, il 7 febbraio 1563. Si recarono prima in Duomo e quindi nell'adiacente Palazzo Vescovile, che pochi anni dopo Emanuele Filiberto avrebbe trasformato in Palazzo Ducale, dando il via alle grandi trasformazioni della città romana in capitale del Ducato sabaudo. Con la conquista della capitale, la rifondazione dello Stato poteva cominciare.

I Savoia vengono generalmente accusati di essere stati poco interessati alla cultura, rispetto alle dinastie regnanti coeve: i Gonzaga, gli Este, i Visconti, i Medici sono stati grandi mecenati, senza i quali il Rinascimento italiano sarebbe inconcepibile. I Savoia, con un territorio costantemente minacciato dalle mire delle potenze straniere, a causa della sua posizione, non hanno mai manifestato interesse per l'arte e per la cultura. Per loro, forse, valeva il primum vivere, visto l'invadente vicino francese e le mire spagnole. Emanuele Filiberto cambiò la tendenza: colto e brillante, con una moglie intelligente e raffinata, ospitò a Torino intellettuali, artisti e architetti. Emanuele Filiberto ospitò Torquato Tasso e Andrea Palladio, che, si dice, gli consigliò l'acquisto del Castello del Valentino per la moglie. E qui la duchessa prese a passare buona parte del suo tempo, dedita alla cura dell'unico figlio, su cui riversava l'affetto che non trovava nel suo matrimonio.

Risolta la successione dinastica, Emanuele Filiberto e Margherita non ebbero ulteriore vita affettiva, però sì rimasero sempre legati dalla lealtà e dalla comune visione del futuro del loro Stato. Si dice che dopo la morte della moglie, Emanuele Filiberto portasse sempre una croce fatta di margherite, con una scritta che potrebbe essere doppiamente interpretata: "Chi non potrebbe dirne lodi?" Dal XIX secolo Margherita è sepolta nella Sacra di San Michele e oggi si celebrano i 490 anni dalla sua nascita. 


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