Il Museo di Arte Orientale è uno dei
grandi sconosciuti di Torino, anche tra i torinesi. Eppure vale la
pena di visitarlo.
Il personale è gentile e ha un sorriso sin
dall'ingresso.
Una volta entrati si è attratti dal piccolo giardino giapponese,
allestito nell'atrio: da una parte tutto verde, con un delizioso laghetto, e dall'altro di sabbia,
segue le indicazioni dell'arte nipponica dei giardini, secondo le
quali spiriti e meditazione condividono uno spazio in cui l'apparente
disordine non è casuale. E' uno degli spazi verdi più graziosi e
rilassanti di Torino e anche solo per vederlo, vale la pena entrare
nel Museo.
Poi ci sono le collezioni, distribuite su quattro
piani. Il primo è riservato all'arte dell'Asia Meridionale: India,
il Gandhara (Afghanistan e Pakistan), il Sud-Est (Thailandia,
Cambogia, Birmania, Vietnam). Si insiste soprattutto sulle influenze
del buddhismo sull'arte, con le diverse interpretazioni della sua
figura, l'evoluzione che ha subito nel corso dei secoli, i diversi
materiali utilizzati. Ed è interessante notare come le diverse
culture abbiano fatto proprio il Buddha, lasciandogli, allo stesso
tempo, tracce comuni.
Per entrare in Cina, bisogna salire al
piano superiore. La millenaria cultura di quello che fu l'Impero
Celeste, spazia dalle prime ceramiche, vari millenni prima di Cristo,
al Culto dei Morti, con statue di cavalli, alberi della buona fortuna
e figure via via più spaventose, contro gli spiriti, ad accompagnare
i defunti. Ci sono poi gli oggetti della raffinata vita delle classi
alte, che danno un'idea di quanto fosse complessa la struttura di
questo Paese enorme, governato con mano di ferro.
Un po' come il
Giappone, governato per secoli dai samurai, classe di guerrieri
privilegiati, di cui si possono vedere alcune armature da guerra. Il
piano riservato dal MAO al Giappone è davvero un regalo di eleganza,
raffinatezza, con le sue cerimonie sofisticate, le sue leggende di
draghi e guerrieri, i suoi piccoli oggetti della vita quotidiana, le
meravigliose xilografie, così attente alle scene di vita e al
paesaggio e, allo stesso tempo, così malinconiche. Tutto è
prezioso, attentamente realizzato e rifinito in materiali
prestigiosi, dall'oro alla seta, dal legno laccato alla ceramica. Il
percorso termina in una magnifica stanza, attentamente ricostruita
per la cerimonia del the. Ma, a dir la verità, quello che rimane
davvero nel cuore, è il lungo dipinto, che ricostruisce la visita
dell'imperatore a Kyoto, con una delle prime immagini dell'antica capitale.
Ai piani
superiori l'arte himalayana, anch'essa legata al buddhismo,
reinterpretato secondo le culture e gli isolamenti delle montagne,
dall'architettura alla scultura, e l'arte islamica, che arriva dal
Mar Mediterraneo alle grandi pianure centrali e colpisce per i colori
delle sue ceramiche e l'eleganza della scrittura,
trasformata in vero e proprio elemento d'arte.
Il MAO riesce a
rendere comprensibili e quasi familiari culture così lontane, e in
fondo estranee alla nostra. Merito delle informazioni che fornisce
continuamente sui processi culturali e storici, con schede schematiche, ma complete. Merito
anche di un personale attento e gentile, sempre disposto al sorriso.
Al vedermi scattare una fotografia all'elegante salone che sale al
primo piano, l'addetta alla sorveglianza mi ha rivelato che parte del
prezioso affresco del soffitto è stato dipinto dall'ultimo dei
Mazzonis, gli ultimi proprietari dell'edificio patrizio, sede del
Museo: aveva vocazione di pittore, nonostante il padre lo volesse
alla guida dell'impresa tessile, e, dipingendo uno degli angeli
dell'affresco, aveva dato sfogo alla sua passione e inviato un
messaggio al genitore. Ed è stata ancora la gentile addetta a
indicarmi il miglior percorso per godere la collezione cinese con un
senso cronologico, così come mi ha insegnato a usare gli strumenti
digitali messi a disposizione dal Museo, per fornire ulteriori
informazioni ai visitatori. Alla fine la gentilissima signora Silvana, con le sue informazioni mai invadenti, era quasi
un'amica. Anche questo atteggiamento di disponibilità e questa
gentilezza del personale, che indicano passione e amore per il
proprio lavoro, fanno sì che ci si senta come in casa.
Il MAO è
in via San Domenico 11, è aperto da martedì a domenica dalle 10
alle 18, è chiuso il lunedì; il biglietto d'ingresso costa 10 euro,
ridotto 8 euro, è gratuito per gli under18 e per i possessori della
tessera Abbonamento Musei. Appartiene alla Fondazione Torino Musei e,
pertanto, è consentito scattare foto nelle sue sale (in questi
giorni potete partecipare
al concorso #telodoioilmuseo). Oltre alle
collezioni permanenti ospita spesso mostre temporanee: fino al 21
settembre potete visitare
la mostra L'incanto delle Donne del Mare,
con le preziose foto scattate negli anni 50 da Fosco Maraini alle
donne pescatrici degli Ama.
Per tutte le informazioni, il sito web del MAO,
curato, aggiornato e piuttosto intuitivo nel suo uso, è maotorino.it.
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