Si chiama
Palazzo Madama perché è stato abitato dalla
Madama
Reale, la reggente del Ducato in attesa della
maggiore età del
piccolo Duca. Ma a
Torino le Madame Reali sono state due,
Cristina di
Francia, nel XVII secolo, e, poco dopo,
Maria Giovanna di Savoia
Nemours, reggente nel nome del figlioletto
Vittorio Amedeo II. In
città, però, quando si parla di Madama Reale si pensa subito a
Cristina e si tende a ignorare Maria Giovanna Battista, che pure
molto ha fatto
per la sopravvivenza e per l'abbellimento del Ducato
di Savoia. Basti pensare, per esempio, che è stata lei a fondare
l'
Accademia Militare di Torino (oggi a Modena), primo istituto
militare del mondo, ed è stata lei a rifondare
Palazzo Madama,
affidando il castello fortificato degli Acaja alle
mani barocche di
Filippo Juvarra.
Così la
Fondazione Torino Musei, a cui Palazzo
Madama appartiene, ha deciso di far riscoprire vita, gesta e amori
della seconda Madama Reale, affinché le sia resa giustizia.
Vita da
Regina è una visita teatrale che si inserisce
in una tendenza molto
apprezzata all'estero, quella del Museo vissuto
come se si fosse a teatro. Tutto inizia nel piano nobile di Palazzo Madama, dopo essere saliti dal grandioso e
luminoso scalone juvarriano: qui la
guida Gualtiero accoglie i visitatori e li introduce alla vita di Madama Reale.
Davanti a vari ritratti di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours
si capisce già la
volitiva personalità della futura Madama Reale: durante l'adolescenza fu candidata alla mano del giovane
Carlo
Emanuele II, ma la
suocera Cristina la considerò di carattere troppo
deciso e poco docile e
la rifiutò. La bella principessa, ultima del
ramo di Savoia Nemours,
non stette a piangere sul trono svanito e si
sposò con il
principe Carlo di Lorena. Una decina d'anni dopo, morte Cristina e Francesca, la moglie
assegnata al giovane duca,
i destini di Maria Giovanna e Carlo
Emanuele si incrociarono di nuovo: finalmente libero e obbligato a nuove nozze causa assenza di eredi, il duca le propose il matrimonio. Maria
Giovanna si liberò del marito e
sbarcò a Torino, vivendo dieci anni
di felicità coniugale, fino alla morte del marito.
Con
la
Reggenza del Ducato, per la principessa francese iniziò
una nuova
vita. La racconta, apparendo a sorpresa nei saloni che si visitano,
la stessa Madama Reale. E' gentile con gli ospiti e visitatori, si informa della loro provenienza, chiede se sono già stati a palazzo e se lo apprezzano, si considera la padrona di casa ed è cortese con tutti, meno che con il
povero Gualtiero, che chiama
con tutti i nomi con la G che le vengono
in mente, alcuni decisamente esilaranti, meno che con il suo. Ora
nostalgica, ora altera, poi affettuosa e di nuovo altezzosa,
nel
pieno del suo splendore di donna e di sovrana, Maria Giovanna
Battista ripercorre con i visitatori la sua lunga vita. Ricorda
l'amato marito davanti allo splendido quadro che la ritrae a cavallo,
collocato proprio davanti ai quadri del marito e del figlio. Sottolinea di essere stata
una reggente del fare sin dal suo motto,
In stipite regnat,
accompagnato da un albero, che si trova un po' ovunque a Palazzo
Madama e in molte parti dell'antico Ducato sabaudo. Dimostra
scarso
affetto per Cristina di Francia, che fu Duchessa guerriera e che la
rifiutò come moglie del figlio. Ammette
i difficili rapporti con il
figlio Vittorio Amedeo II, che di fatto la estromise dal potere e per
il quale pare sia vissuta troppo. "Ma vi sembra troppo vivere fino
a 80 anni? A me proprio no!" commenta con una certa, comprensibile energia.
Accompagna i visitatori nelle ultime sale
come una perfetta padrona
di casa, scherzando sul vestito ingombrante, fatto su misura per lei. Pensa con nostalgia
alla sua gioventù e al suo potere,
ai giovani
amanti che le hanno fatto compagnia nei 50 anni di vedovanza,
ai
vestiti e ai gioielli esclusivi che indossava ("Le mie erano perle
vere, mica come adesso! E gli ermellini per decorare i vestiti, eh
sì!");
alle dame che sognavano di partecipare alle sue cerimonie
di vestizione perché "vestirmi era davvero un grande onore";
alle feste che hanno illuminato la sua vita e Palazzo Madama;
a
Filippo Juvarra, a cui affidò il compito di rinnovare l'edificio.
"Se non ci fossi stata io" commenta più di una volta, non con
superbia, ma con consapevolezza.
Maria Giovanna Battista e
Gualtiero strappano
il sorriso più di una volta e rendono leggera e
piacevole la visita al piano nobile di Palazzo Madama, che scivola via veloce (dura poco più di un'ora e ci si stupisce del tempo che è passato!). Insieme danno
anima e
voce al percorso di visita, che già di per sé sorprende e stupisce
per bellezza e fasto, ma il volto e il ricordo di una delle sue abitanti
aggiungono
calore e vita. Si esce volendone sapere decisamente di più
di questa
Madama Reale ambiziosa e intelligente, che non si è mai
arresa e non ha rinunciato a essere se stessa, né quando è stata
rifiutata da Cristina né quando è rimasta vedova, a 31 anni. Monica
Carelli, che la interpreta (Gualtiero è il bravissimo Walter Revello), la considera
un vero esempio per le donne
di potere contemporanee, come spiega
nell'intervista rilasciata a Rotta su Torino. E' stato durante quella conversazione che ho
manifestato la mia simpatia per
Cristina di Francia, grazie anche al
suo legame
con il conte Filippo d'Agliè, uno degli uomini più
eclettici del Seicento, ed è stato allora che
Selene Baiano, che sta
seguendo l'intero progetto di
Vita da Regina per la sua tesi di
laurea, ha fatto un'osservazione che vi lascio, come suggerimento nel
confronto
tra le due tostissime Madame Reali torinesi: "Sì, ma
Cristina mise Filippo
negli affari di Stato e questo le è stato
rimproverato dagli storici, Maria Giovanna Battista non fece
mai
uscire gli amanti dalla sua camera da letto".
Vita da Regina è una visita teatrale che si tiene
tutte le domeniche alle 11 e alle 15 a Palazzo Madama, fino al
29 marzo 2015. Speriamo sia
la prima di una serie, per scoprire personaggi dimenticati, che sono stati, però,
protagonisti della storia di Torino. Per informazioni su visita e prenotazioni a Palazzo,
www.palazzomadamatorino.it.