La
Cittadella di Torino, voluta da
Emanuele Filiberto, nel XVI
secolo, per rendere
inespugnabile la sua nuova capitale, è stata
una delle più belle e delle più efficaci del suo tempo. Tanto che
le
potenze straniere la studiarono a lungo, per imitarla. Fu
incredibilmente demolita
nel XIX secolo, per un'operazione di
speculazione edilizia, con la costruzione di case destinate
all'affitto. Da corso Bolzano a via Confienza, da corso Vittorio
Emanuele a via Bertola, tutto era Cittadella: i suoi bastioni, i suoi
contrafforti, le sue caserme, le sue gallerie, tutto era compreso
nello spazio, enorme, occupato da queste vie. Cosa abbiamo perso,
no?
Rimangono le gallerie, alcune delle quali possono essere
visitate dal
Museo Pietro Micca, che ha sede in quello che rimane
della Cittadella, e
le fondamenta, che di tanto in tanto vengono
ritrovate, per l'emozione degli amanti della storia e
dell'architettura di Torino. In
corso Galileo Ferraris, dove, secondo
le mappe doveva essere collocato
il famoso Pastiss, il Comune ha
autorizzato la costruzione di un parcheggio a quattro piani. Il
Pastiss è
uno dei gioielli dell'architettura militare europea del XV secolo: era un'ulteriore difesa del bastione San Lazzaro, rivolto verso la campagna, ed era caratterizzato da una serie di
accorgimenti e di corridoi obbligati, che permettevano addirittura di
prendere alle spalle chi cercava di addentrarsi nella Cittadella.
Era più che immaginabile che, scavando nell'area di corso Galileo
Ferraris, sarebbero saltati fuori
i resti della Cittadella: dal Museo
Pietro Micca avevano manifestato perplessità per la costruzione del
parcheggio sin dalla sua progettazione, proprio per la sua posizione, in piena area archeologica. E, infatti, durante gli scavi
per la costruzione del parcheggio,
sono stati trovati i resti del
rivellino degli invalidi e alcuni tratti di una galleria ben
conservata, appartenente al Bastione di San Lazzaro. Cosa è
successo? Dopo una rapida consultazione
con la Soprintendenza, si è
deciso di
distruggere i resti trovati. In cambio,
scriveva La Stampa
del 30 maggio 2015, "sono previste alcune compensazioni in accordo
con la Soprintendenza e Palazzo Civico. Verranno così recuperate
alcune gallerie nelle vicinanze del Pastiss. E sarà realizzato un
accesso in sicurezza allo stesso Pastiss, come spiega il generale
Ponso (direttore del Museo Pietro Micca). 'Al momento si può entrare
solo da una botola, da tempo avevamo in mente di realizzare un
ingresso più sicuro ma non abbiamo le risorse'. Così sarà la ditta
incaricata del parcheggio a costruire l'accesso all'angolo fra via
Papacino e corso Matteotti, dove ci saranno una rampa di scale e un
ascensore per agevolare le visite guidate".
La decisione non è
però piaciuta a
Gioventura Piemonteisa, il Movimento Nazionale per
l'Identità Piemontese, che lamenta come tutta l'operazione sia
avvenuta di nascosto,
senza consultare i torinesi.
Nella sua pagina web sottolinea anche che "mentre in via Bologna un'azienda
privata (la Lavazza) che sta costruendo la sua nuova sede –
guardando agli utili, ma senza essere condizionata dall'ideologia e
dall'odio antistorico e antipiemontese – modifica il progetto
iniziale per consentire il recupero dei resti di una basilica
paleocristiana, in corso Galileo Ferraris già nelle
prossime ore la cooperativa appaltatrice dei lavori potrebbe
sbriciolare quanto resta del muro di contenimento del rivelino
Des
Invalides."
Per questo l'associazione ha lanciato
una
petizione online, chiedendo
l'immediata sospensione dei lavori. La
loro prosecuzione, infatti, "porterà alla luce altre importanti
manufatti: una polveriera e altre gallerie comunicanti con il Maschio
della Cittadella. Questi importanti ritrovamenti, patrimonio
inalienabile della storia della Città, vanno assolutamente
preservati e resi visitabili dalla cittadinanza e dai
turisti". Nella petizione
si chiede che il progetto "venga
modificato o, nel caso, abbandonato per salvare le gallerie
della Cittadella e che tutte le opere murarie
della Cittadella di Torino presenti nel sottosuolo vengano vincolate
e tutelate".
Se
avete a cuore il passato di Torino e, in ogni caso,
la responsabilità di lasciare al futuro le testimonianze del passato arrivate a noi, date un'occhiata alla petizione e, se potete,
firmatela: è
su change.org.