FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Al Museo Fico, il viaggio di Vanità/Vanitas nella caducità del tempo

Vanità/Vanitas, al Museo Ettore Fico fino al 28 febbraio 2016, è una delle mostre più interessanti e curiose in corso a Torino. L'idea è di analizzare come l'arte abbia interpretato il tema della vanità attraverso i secoli; per farlo si risale fino alle origini della vanità, a quel biblico Vanitas vanitatum et omnia vanitas (Vanità delle vanità, tutto è vanità), che dall'Ecclesiaste ci ammonisce come tutto sia sostanzialmente inutile, "l'esistenza è miserabile e sfocia inevitabilmente nella morte. L'uomo si affatica in una perpetua ricerca della felicità e, sebbene possa godere del legittimo frutto del suo lavoro, è solo per un lasso di tempo troppo breve".


Una visione della vita così oscura poteva avere successo più nell'Europa protestante e calvinista che in quella cattolica e latina, dove il pentimento e il perdono offrono almeno una speranza. E infatti è stato in Olanda che la vanità è entrata prepotentemente nell'arte, con le nature morte e le allegorie sulla caducità dei successi terreni e sull'inesorabilità della morte, ad ammonire i ricchi mercanti fiamminghi. Era una pittura allegorica, dato il rifiuto della Riforma Protestante per le immagini religiose. E le allegorie si diffusero poi in Francia e in Germania, per arrivare finalmente in Spagna e in Italia. Il teschio e la clessidra, i libri sgualciti e persino i gioielli, sono tutti simboli, allegorie, per riflettere sulla fragilità della vita umana, sull'inutilità delle sue rincorse sul cerchio continuo tra vita e morte.


La mostra riflette su questi temi in modo originale, con due sezioni che si rimandano continuamente, Il silenzio delle cose, che propone i grandi pittori dell'arte europea del XVI-XVIII secolo, e Non la parola fine ma la fine delle parole, con opere di grandi artisti contemporanei provenienti dalla donazione di Renato Alpegiani. E' un rimando continuo, una contrapposizione neanche silenziosa e un dialogo inaspettato tra i quadri di Evaristo Baschenis, Murillo o Ambrogio Figino, con le opere contemporanee di Carol Rama o Stefano Arienti. Fino ad arrivare alla vanità più recente, quella che celebra la bellezza fisica degli atleti più famosi, fotografati da Fred Goudon nella mostra Corpi atletici. Dieux du Stade, come se fossero gli dèi di questi anni, mentre, poco più in là, le severe allegorie del Seicento ammoniscono anche sulla caducità dei corpi splendenti. E poi c'è l'ultima sfida, l'opere site-specific di Luca Pozzi, con la scienza come ultima frontiera della vanità umana: The Messangers of Gravity è stato realizzato grazie alla collaborazione dei ricercatori del CMS Experiment-CERN e ha come protagonista il Compact Muon Solenoid, che esamina le infinite collisioni di materia nel più grande acceleratore di particelle al mondo, mentre si cerca risposta ai misteri dell'Universo. Non è forse l'ultima delle vanità?



Vanità/Vanitas è una mostra di riflessioni continue su temi eterni, che trovano risposte solo temporanee e spesso più inquietanti che appaganti. E spinge a considerare sul serio la proposta del Museo Ettore Fico anche la sua sede, simbolo della fragilità delle cose umane e sulle scadenze che tutti dobbiamo inesorabilmente affrontare: un grandioso edificio che fu industriale trasformato in uno splendido e luminoso percorso culturale, il tempo che passa, che obbliga a un finale e che poi rinasce e porta nuovi orizzonti, anch'essi con data di scadenza, un circolo continuo, che si rinnova continuamente e che cerca soluzione anche nella vanità, in fondo.


Vanità/Vanitas è al Museo Ettore Fico, in via Francesco Cigna 114 fino al 28 febbraio 2016. L'orario di apertura è da mercoledì a venerdì ore 14-19; sabato e domenica ore 11-19. Il prezzo del biglietto è 10 euro, ridotto 8 euro (over 65 ed enti convenzionati), 5 euro dai 13 ai 26 anni; gratuito fino a 12 anni, MEF Friends, giornalisti accreditati, persone con disabilità ed eventuale accompagnatore, possessori di Torino+Piemonte Card. Il sito web del Museo, per tutte le info, è www.museofico.it.


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