"La prima volta che siamo entrati
nella SNOS è stata
una grandissima emozione" racconta
l'
architetto Alessandra Coscia dello
Studio GRANMA Architetti
Associati, che ha progettato la riqualificazione degli stabilimenti
"Tutto lì
parlava del lavoro e della storia del lavoro di
Torino, c'erano ancora gli operai e c'era questa
stupenda galleria,
in cui arrivavano i treni dalla Torino Milano. L'intenzione di
mantenere l'
identità industriale nella sua riqualificazione è nata
allora, senza dubbio. Poi abbiamo trovato foto d'epoca, c'erano
macchinari splendidi, alcuni dei quali, come i carri-ponte o i
gira-carri, sono rimasti come ricordo del passato, così come abbiamo
lasciato le tracce dei binari, sul pavimento".
Anche la
SNOS, come molti altri complessi industriali torinesi, si era
sviluppata nel corso dei decenni
con capannoni ed edifici che si
erano mano a mano aggiunti alla struttura originaria. La
riqualificazione ha mantenuto l'
edificio storico, parallelo a corso
Mortara, (la lunga facciata sul corso aveva il
vincolo della
Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali); in esso hanno
trovato posto
una galleria commerciale al piano terra, gli
uffici
acquistati da SEAT Pagine Gialle al primo piano e
varie tipologie di
loft disposti su due piani e affacciati sui tetti. Al posto dei
capannoni retrostanti, sono state costruite
sei maniche, disposte a
pettine, perpendicolari rispetto all'edificio principale e destinati
a
produzione di alta tecnologia, con esigenze speciali di sicurezza e
riservatezza. I sei edifici sorgono
su una piastra, che copre il
dislivello tra corso Mortara e la parallela via Tesso e all'interno
della quale
sono stati ricavati i parcheggi.
La
protagonista
dell'intero intervento è la
galleria: "Non poteva non essere
valorizzata, per il fascino che esercita e per le sue dimensioni: è
lunga 330 metri, larga 12 e alta 8, uno spazio che meritava essere
conservato così come era stato costruito. Non solo, abbiamo voluto
mantenere anche
la sua funzione originaria, di
luogo di transito e di
distribuzione dei percorsi. Dove prima transitavano
i treni, che
scaricavano e caricavano merci, adesso passano gli
impiegati degli
uffici dei piani superiori, i
residenti dei loft e i
clienti della
galleria commerciale. Il nostro intervento sulla galleria è stato
davvero minimo: abbiamo
aperto le ampie finestre, che erano chiuse,
portando la luce all'interno; abbiamo
ripulito la struttura
originaria, lasciando a vista travi e impianti; abbiamo sostituito la
pavimentazione, adesso in pietra bicolore, per sottolineare i
percorsi. Come elemento contemporaneo, ci sono
i volumi che ospitano
le attività commerciali. Li abbiamo pensati come
piccoli container,
leggermente ruotati, rispetto all'asse della galleria, perché
volevamo che le aggiunte alla struttura originaria fossero palesi e
anche per rappresentare il senso di precarietà che si respirava
nella galleria. All'esterno, questi volumi
rompono lo schema
rettilineo della facciata: sono rossi e fuoriescono, a sottolineare
che sono un elemento nuovo. Il
rosso è il colore scelto per le
aggiunte che abbiamo apportato all'edificio originario: sono rossi i
volumi delle attività commerciali, gli ingressi alla galleria, le
passerelle pedonali che portano alla piattaforma e distribuiscono i
percorsi ai sei edifici".
Oltre a costituire una vera e
propria via commerciale, la galleria ha anche
una funzione di
distribuzione: da qui, infatti, partono i percorsi che portano non
solo agli uffici e ai loft dei piani superiori, ma anche agli uffici
sistemati nei sei nuovi edifici "Questo è stato il passaggio
più complicato, perché si mescolano percorsi a volte contrastanti.
Sulla facciata principale, gli ingressi sono segnalati da portali
metallici in rosso. Un passaggio diretto porta dal centro della lunga
facciata direttamente agli uffici al piano superiore, attraverso
gli
ascensori inseriti in una struttura trasparente. Nella galleria
storica,
tre blocchi scala portano ai piani superiori e alla
passerella pedonale. Gli uffici della SEAT sono al primo piano, prima
dell'acquisto li avevamo immaginati come open space anche
soppalcabili, poi sono stati adattati alle esigenze della società.
Ai piani superiori, i loft di diverse tipologie, sono sviluppati
soprattutto in senso verticale. Tutti i percorsi sono stati studiati
in modo da essere identificabili e da garantire la sicurezza e la
privacy".
I
loft, inseriti come parte residenziale del
complesso, hanno il loro
punto di forza nell'ultimo piano, sui tetti:
"Quando siamo saliti sul tetto ce ne siamo innamorati: da lì
c'è una vista bellissima sulle Alpi e sulla città, non potevamo non
approfittarne, così abbiamo avuto chiaro subito che
i tetti dell'ex
SNOS sarebbero stati abitabili" Come? Tutto il progetto dei loft
gira praticamente
intorno alle piccole scale a chiocciola che portano
sui tetti: "Abbiamo progettato le scale per salire su e, in base
alla loro posizione abbiamo progettato la composizione dei loft,
mentre sui tetti, le scale introducono in una sorta di scatola di
vetro di circa 9 metri quadrati, lo spazio che dà l'accesso alle
terrazze e che, allo stesso tempo, può essere vissuto per leggere o
rilassarsi davanti al panorama della città".
Alle spalle
dell'edificio storico, le
sei maniche parallele sono state una
vera e
propria sfida per gli architetti di GRANMA: "Non avevamo i
committenti finali, dunque non conoscevamo le esigenze che potevano
avere. Sapevamo genericamente che gli edifici sarebbero stati
destinati a uffici, legati alle produzioni di tecnologie avanzate e
che dovevamo garantire le migliori condizioni di riservatezza e
sicurezza. Ma di quanta luce avevano bisogno, di quanto spazio
dovevano essere dotati? E a livello impiantistico, dove era meglio
far passare fili, tubi e collegamenti? Quando si progetta in questo
modo si cerca di essere
il più flessibili possibili, per facilitare
il compito a chi dovrà adattare lo spazio alle proprie esigenze, ma
è piuttosto complicato".
Un'
ulteriore sfida, racconta ancora
l'architetto Coscia, è stata rappresentata dal
rapporto tra le
tecniche costruttive utilizzate nell'edificio e le
esigenze delle
attuali normative di risparmio energetico. E'
un tema che ritorna continuamente nelle riqualificazioni degli edifici industriali. Per esempio, i
serramenti industriali affascinano quasi sempre gli architetti, perché sono
uno dei segni di identità dell'edificio, ma rappresentano un problema, perché non rispettano le attuali normative di isolamento energetico, che richiedono vetri più spessi. In quasi tutti
gli interventi torinesi si è cercato di
mantenere quelli originali, progettando
soluzioni ad hoc. Alla SNOS i serramenti erano sottili e i vetri erano bloccati con il mastice, un sistema del tutto inadatto alle esigenze moderne: "Per poterli mantenere,
si sono dovute creare delle contropareti sui muri perimetrali, che
tengano la partitura, isolandola; all'interno delle contropareti
scorrono i serramenti, così il profilo di metallo rimane nascosto e
le finestre scorrono nelle contropareti".
La
riqualificazione dell'ex SNOS è stata completata
con tre edifici di
uso commerciale, sistemati ai lati dell'edificio storico dove si
trovano adesso i supermercati de Il Gigante e di Lidl. Sul lato
occidentale, l'aggiunta ha formato
una sorta di piazzetta, su cui si apre uno degli
ingressi alla galleria: in questo spazio sostano, seduti sui cubi di
pietra, gli utenti e i passanti; è u
na sorta di nuovo punto di
socializzazione per il quartiere nato con il Parco Dora e che ha
nell'ex stabilimento un polo d'attrazione. "Lo avevamo
immaginato come cerniera tra il Parco e la Borgata Tesso, ma poteva
anche essere una sorta di centro commerciale e di attesa per gli
utenti del Passante Ferroviario, dato che l'adiacente Stazione Dora
doveva essere sotterranea. Molti progetti sono in ritardo, altri non
si sono realizzati, ma speriamo non si perda quest'idea dell'ex SNOS
come punto d'incontro e di cerniera" conclude l'architetto
Coscia.
Quest'articolo è stato inserito nell'ebook Ex edifici industriali a Torino - Le trasformazioni del XXI secolo
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