C'è un
filo antico e
millenario, che lega Torino, Napoli e Pompei. Sembra strano, ma è
l'antico Egitto e a dimostrarlo c'è una bella mostra, appena
inaugurata al
Museo Egizio di Torino, grazie alla collaborazione della
Soprintendenza di Pompei e del
Museo Archeologico Nazionale di
Napoli. Si intitola
Il Nilo a Pompei e, attraverso nove sezioni,
illustra
l'influenza esercitata dagli dei egizi, e dalle loro
trasformazioni ellenistiche, nel mondo romano e, in
particolare, a Pompei.
La mostra inizia con la presentazione degli
dei e dei miti egizi: Iside, Osiride, Seth, Api, il ciclo della vita
e della morte, la promessa di resurrezione delle anime e dei corpi. E, nella ricostruzione della
potenza religiosa egizia, non bisogna ignorare
il pavimento della prima sala, che disegna
un'antica mappa, dal Nilo fino alle rive italiane, passando per buona parte del Mediterraneo orientale: un'immagine chiara di quanto sia stata
potente la capacità di colpire l'immaginario di popoli interi da parte di un territorio relativamente piccolo, raccolto intorno al Nilo. In età ellenistica
gli dei egizi furono trasfigurati, per entrare
nel pantheon della nuova epoca e venne inventato anche
Serapide, una
sorta di sintesi tra Osiride e Api. Anche
Iside subì una
trasformazione, per entrare poi tra
le divinità predilette di Roma
(templi del suo culto sono stati trovati anche nelle province più
lontane dell'Impero). Nel percorso della mostra si alternano
statue
di dei e di sfingi, ora egizie e ora greche, vasi e bronzi, che dialogano, si
rimandano e testimoniano
le trasformazioni del culto e del ruolo
degli dei nell'immaginario collettivo, immerso in sollecitazioni
sempre maggiori. C'è anche un quadro ottocentesco,
Morte di Cleopatra di Ghislenti, in cui la regina indossa
un bracciale serpentiforme, visto anche su mummie egizio-romane e ritrovato anche nella Casa del Fauno di Pompei.
E si arriva
allo sbarco degli dei egizi in
Italia, in area campana, prima a Benevento, dove è stato ritrovato
un tempio di Iside, e poi a Pompei. E' questa
la parte più
spettacolare della mostra torinese, con reperti che arrivano
per la
prima volta a Torino e che testimoniano la grande
forza di
irradiazione d'influenza dell'antico Egitto. Gli
affreschi dell'Iseo
pompeiano, con i loro rossi e i loro sacerdoti che ricordano gli omologhi egizi, con i geroglifici incisi sulla lastra di marmo e che nessuno ormai
sapeva più leggere, per cui non era peccato perforarli. Affascinanti le
ricostruzioni dell'antico Iseo pompeiano, di struttura completamente
romana per una dea antichissima e trasfigurata. Il vertice della
mostra, però, è
la ricostruzione dei giardini di due antiche ville:
in una sala gli affreschi riproducono un antico giardino, con le sue
piante, i suoi uccelli, la sua architettura e, persino,i suoi suoni;
le statue di amorini e dei, e, soprattutto,
un bel video in 3D,
ricostruiscono le case del Bracciale d'Oro e di Loreio Tiburtino, con
statue e immagini che rivelano una chiara influenza egizia.
A
chiudere la mostra,
i reperti egizi trovati a Industria, dove c'era
il più noto iseo di area piemontese, a dimostrare come gli antichi
dei del Nilo fossero arrivati, millenni dopo la loro apparizione,
fino alle aree più isolate dell'Impero romano.
La mostra
torinese, di
grande impatto visivo, grazie all'allestimento
dell'
architetto Lorenzo Greppi, e di grande fascino visto l'uso
sapiente delle tecnologie, che mescola
i reperti del Museo Egizio
alle ricostruzioni in 3D, fa riflettere profondamente sulle
potenzialità dell'Italia. Quanta cultura nel nostro Paese, quanti
millenni di storia, quanto fascino e quante scoperte per il cittadino
medio, se gli enti culturali agissero
in sinergia, così come è
stato fatto per questo progetto.
Il Nilo a Pompei è infatti solo la
prima tappa di
un programma più vasto, intitolato
Egitto Pompei e
nato "per ripercorrere un incontro tra culture tanto diverse,
quanto intimamente e storicamente legate". Dopo la mostra di
Torino, il calendario prevede anche l'apertura di
una mostra di sette
grandi statue di dei e faraoni provenienti dal Museo Egizio, il
16
aprile 2016 nella
Palestra Grande del sito Archeologico di Pompei, e,
il 28 giugno 2016, l'inaugurazione di un
nuovo percorso di visita al
Museo Archeologico di Napoli, con un'attenzione particolare
"all'insieme dei culti che, nati o arrivati dall'Oriente
attraverso l'Egitto, hanno trovato in Campania un terreno fertile di
ricezione e diffusione nel resto d'Italia". L'intero progetto si
concluderà l'
8 ottobre 2016, con la
riapertura della collezione
egizia del Museo di Napoli.
Un 2016 con l'antico Egitto grande
protagonista dell'offerta culturale italiana, dunque, e con il Museo
Egizio di Torino tornato a fare da
propulsore della ricerca e della
divulgazione, a meno di un anno dalla sua riapertura.
Il Nilo a
Pompei è la
prima grande mostra temporanea aperta nella sede
rinnovata del Museo e
inaugura le nuove sale del terzo piano,
destinate alle mostre temporanee e di approfondimento. A testimoniare
la presenza del Museo Egizio nel dibattito culturale e nei rapporti
con il Medio Oriente, c'è la dedica di queste nuove sale,
intitolate
a Khaled Al-Assad, il direttore del sito archeologico di Palmira
ucciso dallo Stato Islamico.
Il Nilo A Pompei è al
Museo
Egizio, in via Accademia delle Scienze 6,
fino al 4 settembre 2016 [AGGIORNAMENTO: prorogata fino al 2 ottobre 2016];
l'
orario di apertura è fino al 5 giugno lunedì ore 9-14,
martedì-domenica ore 8.30-19.30; dal 6 giugno al 4 settembre
l'orario sarà lunedì ore 9-14, martedì-domenica ore 9-18.30. Il
biglietto d'ingresso costa 15 euro (Museo+Mostra), ridotto 11 euro,
ridotto 2 euro per bambini da 6 a 14 anni, gratuito per under 5 anni,
invalidi e accompagnatori, Abbonamento Musei Torino Piemonte e
Torino+Piemonte Card, Membri International Council of Museums. Il
sito web, per tutte le informazioni, è
www.museoegizio.it.
Le fotografie non contrassegnate @rsto sono del Museo Egizio di Torino.
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