A meno che non si siano fatti studi specializzati, si va sempre a
vedere una mostra di arte contemporanea con
una certa diffidenza: la
capirò mai? Mi arriverà il messaggio? E' successa la stessa cosa
quando sono andata a visitare la personale di
Braco Dimitrijević, in
corso alla
GAM di Torino fino
al 24 luglio 2016.
Dimitrijević è
nato a
Sarajevo nel 1948, ha assistito dunque, alla
nascita della
Jugoslavia, guidata dal carismatico maresciallo Tito, comunista, ma
fieramente estraneo al Patto di Varsavia, al suo
disfacimento e al
crollo dei regimi comunisti dell'Europa Orientale. Da figlio di un
Paese che ha guidato i
non allineati, ha evitato anche lui di
allinearsi
al pensiero corrente e ha scelto una posizione critica,
condita
dalla leggera ironia slava. La si ritrova come
leit motiv
lungo il percorso espositivo alla GAM. Che inizia con una delle frasi
che caratterizzano il suo lavoro e che non possono lasciare
indifferenti:
Non ci sono errori nella storia. L'intera storia è un
errore.
E tutte le opere in mostra cercano di dimostrare questo,
che la Storia è
quella raccontata dai potenti, ma potrebbe essere
tutto, che i media stabiliscono quello che è famoso, ma potrebbe
esserlo chiunque, che le invenzioni sono state create da volti che
neanche ricordiamo e invece sì, almeno quelli
avrebbe senso
ricordarli. Si entra nel meccanismo dell'arte di Dimitrijević
complici le schede che introducono a ogni sezione, altrimenti sarebbe
complicato. E, una volta entrati nella sua visione, il gioco che
propone
è anche divertente. I passanti scelti per caso e fotografati
nella serie
Passanti incontrati casualmente, trasformati in
gigantografie sistemate sui grandi edifici, come se fossero pannelli
pubblicitari,
costringendoci a qualche domanda: chi stabilisce chi è
famoso e chi no? I grandi mezzi di comunicazione? E quanto siamo
passivi, nell'accettare questa gerarchia delle cose?
Domande che
si ripropongono
uguali in un'altra sezione,
Geni come passanti, con le gigantografie di
personalità che sì dovrebbero essere famose e rispettate per le
loro invenzioni e per il loro contributo al progresso reale e che
invece sono
praticamente sconosciute; sono sorprendentemente
affiancati, circondati o immersi in oggetti di uso quotidiano, che
fanno riflettere sulla loro influenza reale nelle nostre vite. La
sezione successiva,
Sailing to Post History, con gigantografie
collocate
su grandi navi ripiene di elementi organici, invita a
navigare davvero al di là della storia raccontata e ad assumere
un
atteggiamento più critico verso i racconti ufficiali promossi dai
media.
Nell'ultima sezione,
Paesaggi Culturali, Dimitrijević
mette a confronto
animali e opere d'arte, ottenendo risultati
curiosi, con un messaggio riassunto in una frase
dalla logica
spiazzante: "Se si guarda la terra dalla luna, virtualmente non
c'è distanza tra il Louvre e lo zoo". Si scoprono così le
belve più feroci che si muovono con rispetto tra le opere d'arte e
il quadro che mi ha colpito e divertito di più,
Gli ultimi testimoni
di un'altra logica: un paio di elefanti enormi, che si fermano ad
ascoltare un pianista, nella selva. Legato al titolo, ha
un fascino
che apre altri mondi e che non solo sa di orizzonti possibili, ma
anche di nostalgie probabili, di estraneità evidenti e, nonostante tutto, di una certa dolcezza.
Braco
Dimitrijević è alla
GAM, in
via Magenta 31, fino
al 24 luglio 2016.
L'
orario di apertura è martedì-domenica ore 11-19, chiuso il lunedì
(la biglietteria chiude mezzìora prima. Il
biglietto costa 10 euro,
ridotto 8 euro (over 65, giovani tra i 18-25 anni), gratuito per
under 18, diversamente abili e accompagnatore e per i possessori
delle tessere Abbonamento Musei e Torino Card, ogni primo martedì
del mese non festivo.
Tutte le info su
www.gamtorino.it.
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