È
un Festival che sta nascendo in questi giorni e che promuove
i
fermenti e la vitalità del territorio, senza un programma
prestabilito a priori, con la curiosità di sapere dove andrà a
parare. Il
Festival della Cultura dal basso si terrà
dal 7 al 14
maggio 2017 e nasce da un'idea del regista
Stefano Di Polito e
dell'
associazione culturale Babelica. Per una settimana la zona di
Porta Palazzo, Borgo Dora e Aurora si strasformerà in una sorta di
distretto della cultura dal basso, di una cultura, cioè, nata dalle
istanze della comunità che lì vive.
Partecipare è piuttosto
semplice, basta attivare un evento, mettere a disposizione un luogo
da attivare, coinvolgere gli altri cittadini. L'attivazione, spiega
il sito web del Festival, è "
un evento breve, un momento
pubblico in cui gli attivisti culturali possono raccontare e far
provare ad altri cittadini
ciò che li appassiona in
un luogo insolito, simbolico o dimenticato".
Un'idea affascinante che ha trovato i primi partecipanti. Dalla
perfomance di musica e poesia al ponte Carpanini dell'
Associazione
Due Fiumi e Omen Nomen a
Chen Li, artista cinese che proporrà un
laboratorio sulla sua arte, dalla
Rete al Femminile, diventata
partner ufficiale della manifestazione, alle signore di
Aquarius,
ceramica contemporanea. Sono solo i primi partecipanti o, come li
chiama il Festival, i primi
attivisti culturali. E non vi perdete il
Manifesto degli attivisti culturali, perché è forse la migliore
definizione di quello che il Festival intende
proporre e,
soprattutto,
lasciare ai quartieri, una volta terminato:
Gli
attivisti culturali sono convinti che la cultura sia rivoluzionaria; credono che ognuno abbia un sapere da condividere; non hanno paura
delle culture che non conoscono; mettono a disposizione degli altri
la propria passione per la cultura; adottano un luogo e lo attivano
attraverso la condivisione di un sapere; creano un movimento dal
basso anziché dare lezioni dall'alto; danno l'esempio per primi,
sfidando la propria timidezza; coinvolgono il pubblico
nell’esperienza, sfidando la diffidenza; sono convinti che il
riconoscimento della cultura sia lo strumento migliore per creare
inclusione e rispetto tra le persone; diffondono
l'esperienza del Festival per creare nuove attivazioni.
Al leggere
il manifesto degli attivisti culturali, con il
forte ruolo che
assegnano alla cultura per la convivenza, mi è venuta in mente
la
bella locandina del 30° Salone del Libro di Torino, che inizierà
pochi giorni dopo il Festival: un libro su un muro e un uomo che
sopra, guarda al di là del muro, grazie al libro.
Tutto torna, a
Torino, che riesce a
superare le diffidenze e nel
mestizaje, nella
mescolanza, trova
nuove ispirazioni per arricchirsi.
Gli
attivisti culturali saranno dotati di un
ombrello, che verrà aperto
nel momento dell'attivazione dell'evento, una sorta di segnale di
inizio della diffusione culturale, e poi verrà chiuso alla sua
conclusione. Il
14 maggio, tutti
gli ombrelli saranno aperti insieme,
in un
flash mob che coinvolgerà il quartiere. Le
location degli
eventi non saranno casuali: dovranno essere
luoghi insoliti per la
cultura,
simbolici da valorizzare,
dimenticati da recuperare,
inaccessibili da riaprire al territorio. Avete in mente un luogo di
Porta Palazzo, Borgo Dora e Aurora che risponda a queste
caratteristiche? Scrivete ad
attivazioni@festivaldellaculturadalbasso.it.
E se volete partecipare a questo Festival così fortemente
significativo in questi giorni di muri, trovate
tutte le informazioni
sul sito web. Rimane da aggiungere un dato indispensabile: il
Festival della Cultura dal basso si sta realizzando grazie al
contributo della
Compagnia di San Paolo.
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