È appena stata aperta al
Museo Egizio,
e c'è tempo fino al 10 settembre 2017
[AGGIORNAMENTO prorogata fino al 1 gennaio 2018] per visitarla, la mostra
Missione Egitto 1903-1920 - L'avventura archeologica M.A.I. raccontata, dedicata alle
missioni archeologiche effettuate da Ernesto Schiaparelli,
per scoprire nuovi reperti e "contribuire alla storia
dell'Egitto e all'incremento del materiale archeologico del Museo
Egizio", secondo quanto lo stesso Schiaparelli scrisse al
Ministro della Pubblica Istruzione nel 1902. Le Missioni
Archeologiche Italiane in Egitto ebbero grande importanza non solo
per gli archivi e i magazzini del Museo Egizio torinese, ma anche
per
la stessa conoscenza della storia della civiltà dei faraoni: fu la
missione italiana a scoprire
la tomba di Nefertari, l'amatissima
moglie di Ramesse II, il più grande sovrano dell'Antico Egitto,
sepolta in una delle più belle tombe della Valle delle Regine, e fu
ancora la missione guidata da Schiaparelli a scavare
la tomba di Kha,
intatta nei suoi corredi funebri, capaci di raccontare la vita
quotidiana degli Egizi (potete ammirare gli splendidi reperti della
tomba nella sala appositamente allestita del Museo Egizio).
La
mostra ricostruisce
il faticoso lavoro degli archeologi in tutte le
sue sfaccettature: dagli
strumenti utilizzati
in situ (splendide
le
macchine fotografiche di cui la missione fece largo uso e le cui
immagini sono oggi
patrimonio inestimabile per inquadrare le scoperte
e approfondire gli studi) alle
lettere autografe per contattare
potenti e potenziali sponsors, dai
diari della missione, che
raccontano minuziosamente il lavoro quotidiano, agli
oggetti
scoperti, i sarcofaghi, i gioielli, gli utensili di uso quotidiano. Un lavoro
appassionato e appassionante, una fatica quotidiana fatta non solo di scavi e di studi, ma anche di relazioni e burocrazia, che allontana da
Indiana Jones, ma rende più
eroico chi lo pratica.
La cosa
più interessante di tutte, però, è
l'inquadramento
della Missione in Egitto nella sua epoca. La prima sala della mostra
introduce alla Missione in Egitto proprio attraverso modellini di
auto d'epoca, manifesti di eventi che interessavano in quegli anni,
brani di discorsi riguardanti le aspirazioni imperialiste
dell'Italia, alla ricerca di colonie sull'altra riva del
Mediterraneo; è
solo avendo presenti queste coordinate che si può
capire il senso degli scavi archeologici, il loro spirito, le loro
difficoltà pratiche. C'è una sezione che racconta come dal lavoro
nei siti archeologici siano nate
altre ricerche e altri studi: gli
operai che lavoravano negli scavi erano soprattutto
contadini dei
villaggi vicini. "All'inizio del Novecento vari egittologi si
interessarono alla vita di questi contadini, visti come custodi di
usi e credenze tradizionali, in qualche modo sopravvissuti nei secoli
fin dallepoca faraonica. Alle
ricerche etnografiche degli egittologi
subentrarono poi quelle di veri e propri
antropologi" spiega una
scheda informativa della mostra.
La Missione Archeologica di
Schiaparelli
influenza il suo contesto e ne è influenzata, avendo
sempre come scopo
la gloria del Museo Egizio torinese: gli studi e
gli approfondimenti servono ad arricchire le sue collezioni. Così
non si disdegnava l'acquisto di reperti
nei mercati dell'antiquariato
e si progettavano
nuovi spazi per il Museo: la Missione portò a
Torino
circa 30mila oggetti: furono creati magazzini "nei
sotterranei, nei piani ammezzati, nelle intercapedini delle gallerie
principali". E nel frattempo il Museo fu ulteriormente ampliato,
con una ristrutturazione conclusa
nel 1908 e con un'altra, inaugurata
nel 1924, da
Vittorio Emanuele III. Con altri criteri e con nuove
idee di collaborazione, anche
per la crescente consapevolezza
dell'Egitto circa l'importanza di tutelare l'enorme patrimonio
storico e artistico che possiede lungo il Nilo, il
Museo Egizio è
tornato a scavare, stavolta a
Saqqara, a sud del Cairo, dove lavora
in collaborazione con il Museo di Antichità di Leyden, in Olanda.
Una scelta
che è coerente con il Museo voluto da Schiaparelli: "Questa
esposizione non è dunque un mero approfondimento di un segmento
della storia del Museo ma è la sottolineatura di uno degli aspetti
che reputiamo fondamentali per la vita dell’Egizio:
il lavoro di
scavo" ha detto il direttore
Christian Greco.
Visitate la
mostra
con l'audioguida che viene consegnata all'ingresso, al terzo
piano (in realtà dovete avvicinarvi voi al bancone perché le
hostess vi guardano e vi lasciano passare, senza spiegarvi che quelle audioguide non sono le
stesse che vi consegnano in biglietteria, ma riguardano
solo la
mostra, magari un personale più attento sarebbe più utile); ci sono
musiche e
dialoghi studiati con la
Scuola Holden, che rendono la visita
insolita e piacevole e la trasformano in un bel viaggio con Ernesto Schiaparelli come guida, che accompagna, attraverso la bella voce di
Gianluca Ferrato, da Torino fino all'Egitto, dal Museo fino agli scavi.
Missione Egitto 1903-1920 è al
Museo
Egizio, in via Accademia delle Scienze 6, ed è aperta fino al 10
settembre 2017
[PROROGATA fino al 14 gennaio 2018]. L'
orario di apertura è lunedi ore 9-14,
martedì-domenica ore 9-18.30; il
biglietto intero costa 15 euro e
comprende la visita al Museo più la mostra, ridotto 11 euro (15-18
anni) e 1 euro (6-14 anni), gratuito per under 5 e possessori delle
tessere Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card.
Tutte le info su
http://www.museoegizio.it/missione-egitto.
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