Sono andata a
Siviglia la prima volta nel 1999, me ne sono
innamorata
e da allora ci sono tornata regolarmente, riuscendo a passarci anche
vari mesi all'anno. Potrei parlare del suo fascino per ore, per cui ho deciso di
scrivere
due post: uno dedicato alle
cose da vedere e
l'altro alle
cose da scoprire con calma. La premessa è una sola:
sono una fan dello
slow tourism e Siviglia va visitata
senza considerare il tempo, per lasciarsi incantare
dagli scorci inaspettati, per godersi un
tinto de verano davanti al
Guadalquivir, per prendere quella strada che chissà dove porta.
Il
cuore della città, quello da cui consiglio di partire, è la
plaza
del Triunfo. Qui si trovano i centri del potere sin dai tempi di
Isbiliya: da un lato la magnifica
Cattedrale che fu Moschea,
dall'altra gli splendidi
Reales Alcázares, che, grazie alle origini
arabe, sono oggi la residenza reale in uso più antica di Spagna. La
Cattedrale è la
terza chiesa più grande del mondo, dopo quelle di
San Pietro a Roma e quella di Saint Paul a Londra, i sivigliani ci
tengono e non mancheranno di ripetervelo. Visitarla è sempre
impressionante: è una chiesa gotica a cinque navate, con volte
altissime sostenute da pilastri grandiosi; al suo interno conserva la
tomba di Cristoforo Colombo e un preziosissimo
retablo d'oro. Come
succede alle chiese andaluse sorte sulle moschee, anche la Cattedrale
sivigliana è dotata di un
Giardino degli Aranci ed è qui che dovete
considerare lo
slow tourism: fermatevi a godervelo e ad ammirare la
bellezza di questo spazio raccolto. Su un lato si staglia la
Giralda,
il campanile che fu minareto e che caratterizza lo
skyline cittadino;
se vi sembra familiare sì, è il
gemello del minareto della
Moschea
della Koutoubia di Marrakech: i legami tra l'Andalusia e il Marocco
sono millenari e le influenze tra le due rive dello Stretto sono evidenti nell'architettura, nella vegetazione, nella
gastronomia. Salire sulla Giralda è facile, grazie alle
rampe che
sostituiscono i tradizionali scalini, e il
panorama che si gode da
lassù è magnifico: il Guadalquivir, le cupole barocche e i tetti
piani, pieni di antenne, la Plaza de Toros, il grattacielo di Cajasur
e il Parque de Maria Luisa, la città ai vostri piedi.
Sull'altro
lato di plaza del Triunfo ci sono i
Reales Alcázares, delimitati da
possenti mura merlate anche intorno ai loro giardini. Per visitarli, alla biglietteria ci sono le
audioguide in italiano e ve le consiglio. Il Patio de Muñecas, il
Salón de Embajadores e il Patio de las Doncellas sono
magnifici
esempi di architettura mudéjar e già da soli varrebbero la visita,
ma io non smetto mai di stupirmi davanti ai grandiosi
arazzi
fiamminghi del Salón de los Tapices e passerei ore
nei giardini, dove
la vegetazione rigogliosa si alterna a fontane, vie d'acqua e piccoli
padiglioni. Anche qui,
siate fans dello slow tourism (e se siete fans di
Game of Thrones riconoscerete anche
Dorne: le scene principali da Casa Martell sono state girate qui).
L'uscita dei
Reales Alcázares è nel
Patio de Banderas, uno di quei posti da cui
si scorge la Giralda, al di sopra delle mura merlate, e non ci si
stancherebbe mai di fotografarla (io, per lo meno, non mi stanco
mai). Il Patio de Banderas è già
Barrio de Santa Cruz, il quartiere
più turistico e più famoso di Siviglia, con le sue casette bianche,
i suoi
patios di fiori e fontane, i suoi balconcini in ferro battuto
e le sue
plazuelas, piazzette, di fontane con
azulejos (mattonelle)
colorati, aiuole e aranci. In realtà il Barrio è un falso
dell'inizio del XX secolo, ma ricostruisce perfettamente lo stile e
lo spirito delle
antiche Juderías andaluse e fermarsi al fresco di
plaza de Doña Elvira, fare una foto alla croce di
plaza de Santa Cruz
e cenare in uno dei ristoranti di queste piazzette o di plaza de los
Venerables è sempre una bella idea; nel Barrio ci sono anche due dei
posti migliori per assistere a
spettacoli di flamenco, il Tablao
Flamenco Los Gallos (plaza Santa Cruz) e la Casa del Flamenco (calle
Ximénez de Enciso 28). Che stiate entrando o uscendo da Santa Cruz,
cercate sempre di
passare da Mateos Gago perché nessun posto vi
regalerà
vista migliore della Giralda.
Visitati il Barrio, la
Cattedrale e i Reales Alcázares, è tempo di spostarsi, meglio se
verso il centro della città. Da plaza San Francisco si sale alla
chiesa del Salvador, che si affaccia sull'omonima piazza, stupisce
per la sua facciata rosa e all'interno sorprende per il
suo barocco rigoroso, più che rigoglioso. La plaza del Salvador è una
delle preferite dai sivigliani per fare tardi e per fare shopping: di
qui partono
calle Cuna e calle Córdoba, la delizia per gli
appassionati di scarpe, le troverete di tutte le fogge e di tutti i
colori, non per niente qui ci sono i negozi preferiti delle signore
che, con in mano il tessuto del prossimo
traje de flamenca, cercano
le scarpe da abbinare per la Feria de Abril (idem per la stagione
BBC, Battesimi, Matrimoni, Comunioni, veri e propri eventi sociali in
città). Lo
shopping non può fare a meno delle vicine
calle Sierpes
e Tetuán, la prima più sivigliana, la seconda più internazionale,
con i grandi marchi dell'abbigliamento, a cominciare da quelli della
spagnola Inditex. Sia Sierpes che Tetuán (che cambia nome in O'Donnell) terminano alla
Campana, il
cuore pulsante di Siviglia, dove
si va a vedere e a farsi vedere (per
questa funzione la sosta d'obbligo è lo storico
Bar della Campana).
Dalla Campana potete salire verso
plaza de la Encarnación e decidere
cosa pensate delle
Setas, moderna costruzione lignea che ha stravolto
il volto della storica piazza sivigliana (qualunque sia la vostra opinione sull'impatto nella piazza, salite su, avrete però
uno dei panorami sivigliani più belli, consigliabile soprattutto al
tramonto! Al piano sotterraneo, invece,
i resti della Siviglia romana
e araba). Oppure potete scendere verso il Guadalquivir, con una sosta
nella plaza del Museo, dove il
Museo de las Bellas Artes vi offrirà
una delle più importanti collezioni d'arte spagnole, seconda solo a quella del
Prado di Madrid. Poi perdetevi lungo le rive del fiume, che sanno
come far scorrere lento il tempo.
Sull'altro lato c'è
Triana, il
quartiere dei gitani e dei marinai, vi si arriva attraversando il
Puente de Triana, vi accoglie con il
più bel mercato coperto
cittadino e vi
coinvolge con la magia della sua passeggiata lungo il
fiume, con i sapori intensi dei ristoranti e delle
tabernas, con i
suoni del flamenco improvvisato in qualche locale. È il quartiere
che più di tutti
ha identità propria, non per niente quando
attraversano il ponte i
trianeros dicono
vamos a Sevilla, ma è uno
di quelli
senza i quali non esisterebbe un'idea di sevillanidad.
Non
lasciate Siviglia senza aver passeggiato nel fascinoso
Parque de Maria Luisa,
per salutare la
plaza de España, padiglione semicircolare costruito
per l'Expo del 1929 e sintesi dello stile
mudéjar (personalmente non
la amo, ma è un
must) e, soprattutto, il
Museo Arqueológico, che
conserva alcuni
dei mosaici e delle statue più belli della vicina
Itálica, dove nacquero Traiano e Adriano; è l'unico Museo sivigliano
che visito tutte le volte, per il
senso di grandiosità che Roma
sapeva trasmettere nelle sue province. E, soprattutto, non lasciatela
senza
aver salutato le sue Esperanzas, la
Esperanza de Triana e la
Esperanza de la Macarena, le due Vergini venerate in città con un
ardore che
neanche il Betis e il Sevilla durante il derby. Nella Basilica de la Macarena e nella
Capilla de los Marineros, davanti ai loro volti enigmatici e
comprensivi, potrete
sentire l'anima di Siviglia come in pochi altri
posti.
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