Nel 1777, re Vittorio Amedeo III proibì
le sepolture nelle chiese cittadine, aprendo la strada ai cimiteri
fuori dalle mura. Poco dopo venne costruiti due cimiteri, quello di
San Lazzaro, oggi perduto, e il Cimitero di San Pietro in Vincoli, in
Borgo Dora, alle spalle dell'Arsenale della Pace, oggi trasformato in
un luogo di eventi e spettacoli. Era costituito da un lungo cortile,
con portici lungo il perimetro: nella zona aperta c'erano le
sepolture comuni, nella parte sotto i portici c'erano le cappelle
delle famiglie nobili; all'esterno del cimitero, l'area per i
suicidi, i non battezzati, i condannati a morte e i loro boia.
Se
il cimitero si è conservato, non così la omonima cappella esterna,
di cui rimangono solo poche foto e poche notizie, sparita nei
bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. L'area in cui si trova
il cimitero è profondamente mutata negli ultimi decenni e lascia una
certa sensazione di incompiuto: la parte settentrionale di via San
Pietro in Vincoli è tutta occupata dal complesso del Cottolengo,
diventato un vero e proprio quartiere, la parte intorno al cimitero
vero e proprio è formata da piccoli edifici, fabbricati bassi di
piccole officine, ampi parcheggi che lasciano intendere un "non
sappiamo cosa fare di quest'area".
L'area in cui sorgeva la Cappella esterna al Cimitero di San Pietro in Vincoli (da Street View) Ma prima della guerra non
era così: tutta l'area era densamente costruita e nei suoi pressi
c'era la cappella sparita, che quasi si protendeva verso il cimitero
dall'isolato in cui si trovava, occupato da edifici d'abitazione più
alti. Dalle foto arrivate a noi, era una cappella molto semplice, con
una facciata che riprendeva motivi di un lontano barocco; probabilmente era collocata tra le attuali via Ciriè e via Robassomero, allora
inesistente (l'edificio che si vede sulla destra della seconda foto in alto è il lato d'ingresso al cimitero di San Pietro in Vincoli).
Le foto d'epoca ci parlano anche di Borgo Dora di quegli
anni, con edifici molto semplici, i panni stesi tra le finestre,
piccole costruzioni e cancelli che fanno pensare a piccole proprietà
tra la città e la campagna. Una Torino che anch'essa non c'è più,
in quell'area diventata semicentrale.
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