L'idea è stata lanciata qualche
settimana fa dal sovrintendente del Teatro Regio Sebastian Schwarz:
trasformare i parchi di Torino in luoghi della musica,
dell'intrattenimento e della cultura. Non è nuovissima, in passato
ci sono stati i Punti Verdi estivi, ma in tempi post-pandemia è una delle
idee più spendibili. E Schwarz l'ha avuta pensando al proprio teatro,
adesso chiuso a causa del covid-19 e in attesa di apertura con i
nuovi vincoli del distanziamento sociale: i parchi permetterebbero al
Teatro Regio, ma non solo, di arrivare a un pubblico altrimenti
irraggiungibile e porterebbero la musica lirica in contesti a lei
estranei per tradizione, ma non per cultura. Schwarz, che sembra un
visionario, ha pensato al Parco Dora, "una struttura ex
industriale che invita alla condivisione e ci permetterebbe di
allargarci a un pubblico molto più ampio". Essendo una fan del
Parco Dora sin dalla sua concezione, ho subito immaginato le arie di
Verdi e di Puccini sotto l'antico capannone dello strippaggio: vi
immaginate ad ascoltare il
Va' pensiero o il
Nessun dorma circondati
dai pilastri arancioni o mentre siete sull'altro lato della Dora e vi
fermate lungo la passeggiata sul fiume rapiti dal fascino delle
celebri note? Io sì.
E, per quanto ne sia innamorata e non veda
l'ora che sia finalmente terminato e inserito nella città (la
benedetta Stazione Dora sotterranea nel Passante ferroviario!), non è
solo il Parco Dora. Immaginatevi l'opera lirica o la musica barocca,
tutta da riscoprire, ma anche la rappresentazione di frammenti di
teatro classico e contemporaneo, nei parchi torinesi: il Parco
Peccei, la Pellerina, il Parco Mennea, il Parco Colonnetti e il Mausoleo della Bela
Rosin poco distante. Tanti luoghi in cui l'immaginario della cultura
può trovare spazio e nuovo pubblico. Schwarz immagina di portare la
lirica al Parco Dora come un concerto-festa all'aperto "dove la
gente può venire, fare un picnic, godersi la musica, da intendere
come un chiaro segnale di ritorno alla vita". Ha in mente anche
l'opera che potrebbe dare il via alle rappresentazioni,
Il barbiere
di Siviglia, "che ha già vissuto esperienze all'aperto: una
produzione leggera che invita al ritorno alla vita, offrendo a tutti
un momento di sollievo". E io mi immagino già non solo gli
appassionati di musica lirica, ma anche i giovani e i bambini, che ascoltano Mozart, Monteverdi, Donizetti o Verdi, mentre vivono momenti di aggregazione e convivialità, sotto il capannone e nei prati circostanti (ma,
onestamente, sarebbe bello anche l'altro lato della Dora, con la
piccola orchestra schierata sul ponte-passeggiata e il pubblico
seduto nella cavea naturale tutta a prato, con il Museo dell'Ambiente
su un lato e il complesso dell'Ipercoop alle spalle).
Parchi e
musica, aria aperta e cultura: un nuovo modo di vivere questo periodo
post-pandemia, una bella scoperta non solo di opera lirica, ma anche
dei parchi cittadini e delle loro tante potenzialità (soprattutto i
parchi di nuova costruzione, penso alla triade Dora-Peccei-Mennea,
tutti da inventare sotto il profilo della fruizione culturale).
Speriamo che l'idea abbia un seguito.
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