Una settimana fa a oggi stavamo vivendo
le ultime ore del Festival del Giornalismo Alimentare, nel Centro
Congressi del Lingotto. Sono state giornate molto intense e
divertenti per me, mi succede quando il lavoro che sto realizzando coincide con la mia passione, ovvero conoscere
storie e condividerle. Mi sono occupata dei contenuti social del
Festival e per qualche giorno non sono riuscita praticamente a fare
altro.
Quest'anno non sono
state fatte dirette su twitter, ma abbiamo preferito dare un'idea di
cosa stesse succedendo tra panel, laboratori e dietro le quinte. Così
sono passata da panel che discutevano temi interessantissimi come la
comunicazione del cibo, dalla ricerca alla filiera produttiva, dai
risultati scientifici alle inquietudini dei consumatori, ai
laboratori che insegnavano ad assaporare il caffè come gli esperti o
che spiegavano l'importanza delle etichettature o della bellezza dei
fiori eduli.
La comunicazione del cibo coinvolge talmente tanti
settori produttivi, economici e sociali, che è realmente
affascinante. Persino il turismo tanto deve al cibo e al suo
riconoscimento. Anche se la mia scoperta più intrigante rimane
sempre tutto il lavoro di ricerca che precede la semina: la selezione
dei semi, gli studi per renderli sempre più resistenti alle malattie
e ai parassiti, la capacità di garantire la loro varietà, un mondo che mi si è aperto l'anno scorso, con un focus
dedicato al riso, e che ha confermato la sua forza anche quest'anno (sono stati molto
interessanti i panel di lotta alle fakenews, che hanno testimoniato
come solo una corretta informazione evita di danneggiare per sempre la
reputazione di certi prodotti e fa arrivare ai consumatori notizie verificate). Ma la mia chicca di quest'anno è stata un piccolo panel in cui due apicoltori hanno svelato l'affitto delle loro api, in assenza di insetti impollinatori, nei frutteti che devono trasformare i fiori in frutti. Che sorprese, a volte.
Negli ultimi anni ho
avuto la fortuna di lavorare a due eventi che coincidono con le mie
passioni. Il Festival del Giornalismo Alimentare, per il quale curo i
contenuti social, e il Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di
Trieste, per il quale curo l'ufficio stampa (e il mio terrore è di
scrivere prima o poi da qualche parte Festival del Giornalismo Latino
Americano o Festival del Cinema Alimentare, so che succederà). Di
entrambi apprezzo non solo i contenuti, ma la squadra di lavoro; sono
entrambe affiatate, si danno una mano, sanno come tutti reagiscono
alla tensione, coprono buchi improvvisi, si ride e si scherza
superando lo stress. Quando, dopo la necessaria presa di distanza, si
riguarda ai giorni della manifestazione, viene un po' di nostalgia
proprio per i rapporti creati, per le soluzioni trovate al volo
grazie alla collaborazione di tutti, per i suggerimenti arrivati
inaspettati. Anche questo fa sì che per me il lavoro sia un
divertimento.
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