Torino città d'acque. Un'immagine bella
e veritiera per un progetto che vuole valorizzare i fiumi torinesi. Poche città al mondo
possono vantare infatti di essere bagnate da quattro corsi d'acqua, come può fare il
capoluogo piemontese. Non c'è solo il Po, il fiume più lungo d'Italia, che ha in Torino
la prima grande città incontrata nei suoi oltre 600 km di cammino verso l'Adriatico e che
separa la collina dalla città, offrendo scenari magnifici e di grande effetto, quando le
colline, e Superga in particolare, si specchiano nelle sue acque. Ci sono anche la Dora,
la Stura e il Sangone.
I tre torrenti, tutti provenienti dalle Alpi, hanno avuto funzioni diverse nella lunga
storia torinese. La Dora, grazie alla vicinanza con le mura e alla forza delle sue acque,
è stata sempre protagonista della produzione, dai mulini medievali fino alla rivoluzione
industriale dell'Ottocento: il primo quartiere industriale e le prime fabbriche nacquero
proprio lungo la Dora, dando vita al quartiere operaio della Vanchiglia. La Stura a nord e
il Sangone a sud solo recentemente, con la grande espansione cittadina del dopoguerra,
sono entrati nell'agglomerato cittadino. Il Sangone oggi è un fiume di orti privati e
abusivi, ma vanta un passato di grande interesse: sulle sue rive sono sorte nei secoli
alcune tenute dei Savoia, la più famosa delle quali è Mirafiori, oggi scomparsa,
costruita in onore di un'Infanta di Spagna andata in sposa a un Duca di Savoia e ricordata
oggi nel nome di un quartiere torinese e dell'impianto Fiat costruito in quest'area nel
dopoguerra. La Stura, infine, grazie alla lontananza dalla città è rimasto il più
"selvaggio" dei corsi d'acqua torinesi: se alcune sue rive hanno oggi bisogno
urgente di una riqualificazione, già nella zona in cui le sue acque incontrano il Po, il
torrente presenta alcuni luoghi di maggiore interesse naturalistico, in cui è possibile
effettuare bird-watching.
Nel corso della storia i quattro fiumi di Torino sono stati arricchiti da parchi e
giardini, veri e propri polmoni verdi cittadini nati magari per le ville patrizie e
diventati poi patrimonio di tutti. Lungo la Dora, che in città scorre imprigionata in
argini e muraglioni cui raramente si ribella (l'ultima, nel 2000, ha inondato il quartiere
di Borgo Dora), sorge il Parco della Pellerina, uno dei più importanti polmoni verdi
cittadini. Il Sangone bagna il Parco delle Vallere prima di buttarsi nel Po e la Stura
incontra il Parco della Mandria a Venaria e, alla confluenza con il Po, dà vita a un'area
seminaturale inclusa nel parco fluviale del Po. Protagonista della vita cittadina sin
dall'antichità, è stato via via centro di produzione, di trasporto e di svago. Oggi è
soprattutto luogo di svago, dai Murazzi rinati a nuova vita fino al Parco del Valentino, i
club di canottaggio e il Parco delle Vallere, giù fino a Moncalieri; se in centro il Po
è intrappolato dagli argini, verso Moncalieri scorre libero, con la vegetazione che si
bagna nelle sue acque.
Il progetto Torino Città d'Acque ha obiettivi interessanti che operano su
livelli differenti. Il primo obiettivo, a livello di scala urbana, è quello di creare un
sistema continuo di parchi urbani, collegati da percorsi pedonali, ciclabili e
naturalistici, con indicazioni didattiche su flora e fauna presenti. Su scala territoriale
il progetto intende realizzare una fascia di transizione dai parchi del centro storico
fino ai parchi periferici a quelli regionali della fascia extraurbana. Obiettivo finale
del progetto a scala territoriale è la creazione di una rete ecologica continua tra
Torino e la sua regione formata da corridoi di collegamento fra la zona del Monferrato ad
est della collina e le valli alpine ad ovest della città. Numerosi gli interventi
previsti per raggiungere gli obiettivi: la bonifica delle fasce spondali inquinate e
trasformazione in parchi pubblici in primis, ma anche il potenziamento del trasporto
fluviale turistico con battelli sul Po e delle attività sportive sui tratti dei quattro
corsi d'acqua in cui è possibile e l'incremento dei bacini di esondazione dei fiumi, in
modo da ridurre i danni; utilizzo di tecniche e materiali di basso impatto e di
compatibilità ambientale anche con la predisposizione di cantieri sperimentali modello.
Molto educativo..ottimo!!!
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