Si può conservare la memoria delle città, quando il
tempo passa, le generazioni si succedono e non si sa più perché un certo mercato
occupa quello spazio e chi ha aperto la panetteria che profuma tutte le
mattine?
A Torino c'è un progetto molto interessante che ci sta provando. Si chiama
Archimemoro e, spiegano i suoi autori,
nel sito web che hanno preparato, ha lo
scopo di "raccogliere, archiviare e diffondere la memoria di luoghi e
architetture, attraverso la realizzazione di videointerviste a coloro che a
vario titolo hanno contribuito alla loro storia o vissuto le loro
trasformazioni, sia nel ruolo di attori (architetti progettisti, urbanisti,
imprese costruttrici, commercianti, ecc.) che di spettatori (abitanti,
cittadini, ecc.)".
Oggetto principale dell'interesse di Archimemoro è Porta Palazzo, una delle
zone di Torino a più alta densità culturale, commerciale e storica. Sorge
intorno all'antica porta di Milano, resa monumentale dalle architetture di
Filippo Juvarra, e intorno al mercato, che tutte le mattine occupa
l'antica piazza antistante e che è uno dei mercati più grandi e più importanti d'Europa. Adiacenti ad essi, tutto un fitto mondo di culture
e commerci, perché Porta Palazzo è stata l'approdo naturale di tutte le emigrazioni,
da quella meridionale a quella extracomunitaria. La vocazione commerciale
dell'area è palese: non solo via Milano, da tempo immemorabile via dello
shopping torinese, specializzato in tessuti e confetterie, ma
anche la luminosa Galleria Umberto, che completa la triade delle gallerie
torinesi (le altre sono la Galleria
Subalpina e la Galleria San Federico, in centro), quasi centri commerciali ante-litteram (e più eleganti, sia per architetture che per negozi), il fitto dedalo di viuzze che
porta verso la Dora, e il Gran Balon, l'antico mercato delle pulci, in cui,
come la letteratura torinese insegna, si possono incontrare gli oggetti e i
personaggi più originali.
Un vero peccato se la memoria di tutte queste storie si perdesse.
Per questo è davvero prezioso il lavoro di Archimemoro, che segnala, con una serie di schede, gli edifici
di valore, in genere esclusi dai propri percorsi dal turismo tradizionale (ed è
un vero peccato visti gli aneddoti che conservano);
che intervista in brevi video i testimoni del tempo, gli unici in grado di
ricostruire le atmosfere e le istanze del passato, attraverso il ricordo; che
cerca storie e aneddoti, affinché non vadano perdute le identità degli edifici
e delle attività commerciali e culturali.
Il risultato è un piccolo e grande archivio, facilmente consultabile, con
schede che permettono di avere informazioni e immagini su edifici, negozi,
mercati, strade. Si ha così una memoria viva e vera, e non solo dedotta dai
documenti, dell'essenza di Porta Palazzo.
E' anche un bel suggerimento per
riscoprire una delle aree più vivaci, più profumate, più colorate e più
sorprendenti di Torino.
Le nuove generazioni torinesi amano ripetere che non si
è davvero di Torino se non si ha anche un po' di sangue meridionale Una frase che parla della nuova Torino, delle sue consapevolezze e di come la città è cambiata negli ultimi decenni; a me fa venire in
mente Jorge Luis Borges, che dichiarava di non essere un vero argentino perché
non aveva sangue italiano. Nelle vie che si muovono tra Porta Palazzo e la
Dora, ascoltando tutti gli accenti d'Italia e l'italiano volenteroso dei nuovi
arrivati, si ha un'idea anche di questo. Ed è bello non perderne la memoria.
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