Torino e la polvere da sparo. Quante storie potrebbe raccontarci questo rapporto
secolare.
Oggi ci concentriamo su una storia che arriva direttamente dal XIX secolo e dal
Regno di Sardegna.
L'anno è il 1852, il posto è l'Arsenale, in Borgo Dora, l'ora sono le 11.45
del 26 aprile. Una scintilla, causata da un attrito, provoca un incendio e
un'inevitabile esplosione nella polveriera. Ci sono 26 morti e numerosi feriti.
L'artificiere 45enne Paolo Sacchi, ferito nell'esplosione, si rende immediatamente conto di un pericolo ancora più devastante: se
l'incendio arriva fino alle 40 tonnellate di polvere da sparo conservate nella
polveriera, la tragedia potrebbe causare una
strage a Torino. Perciò, sebbene ferito, non ha dubbi e si
lancia tra le fiamme, per cercare di isolare la polvere da sparo intatta,
utilizzando una coperta per fermare l'incendio. Sul posto giungono immediatamente le più alte autorità del Regno, con in testa re Vittorio Emanuele II e il Presidente del Governo Massimo D'Azeglio e l'atto di eroismo di
Sacchi è subito evidente anche per loro. Tanto che Re Vittorio Emanuele II promuove immediatamente
Sacchi a luogotenente d'artiglieria (prima era sergente).
Poco dopo Sacchi ottiene una medaglia d'oro al valor militare e la cittadinanza
onoraria di Torino (era nato a Voghera nel 1807), oltre a una pensione annuale
di 1200 lire. Per il suo gesto eroico, Sacchi vede risolta la propria vita
economica e ascende socialmente, grazie alla luogotenenza e alla medaglia d'oro.
Ma non solo. La gratitudine di Torino è tale che gli viene dedicata una via,
una delle più importanti della Torino ottocentesca, quella che fiancheggia la
Stazione di Porta Nuova e scende giù, in direzione Sud, fino all'attuale via
Valperga Caluso: via Sacchi, insomma, dato che, cambiati lo Stato, le sue forme,
i colori dei governi cittadini, la via non ha mai cambiato nome e continua a
ricordare uno degli uomini che hanno salvato la città dal disastro, a rischio
della propria vita.
Sacchi è sopravvissuto vari decenni al suo gesto eroico: è morto il 26 maggio
1884, dunque per anni ha goduto del prestigio sociale che il suo gesto gli ha
garantito. Ma non ha mai cambiato atteggiamento nei confronti della vita,
rimanendo umile e devoto, soprattutto, da buon torinese, alla Madonna della
Consolata; dopo quel gesto, che ha sempre considerato un'ispirazione della
Madonna, ha sempre servito Messa, tutte le mattine, nel Santuario della
Consolata.
Per ricordare il suo eroismo, poco dopo la sua morte, nel 1886, è stata apposta
una lapide di bronzo nell'Arsenale di Borgo Dora. Dice: Paolo Sacchi da Voghera
furiere di Artiglieria, addì 26 aprile 1852, esponendo con sereno coraggio la
vita, salva Torino, minacciata dallo scoppio della polveriera. Il Municipio a
memoria del atto e per segno di gratitudine all'eroe, dal re premiato con gradi
e onoreficenze, questa lapide pose.
Anche in questo caso, l'Arsenale ha cambiato immagine, vocazione e composizione.
Da luogo per preparare la guerra è diventato un posto in cui si vive in pace,
cercando armonia, tolleranza e speranza, un luogo che indica una nuova strada
possibile, diventato esempio in tutta Italia, con il suo nome che sembra così
contraddittorio: l'Arsenale della Pace. Però la lapide che ricorda l'eroismo di
Paolo Sacchi è sempre lì, per non perdere la memoria e per ricordare che l'eroismo è amico della pace.
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