Il grattacielo di piazza Solferino è uno degli
edifici meno amati dai torinesi. Basta vederlo per capire: non c'entra niente
con la piazza in cui sorge. E' un
pugno in un occhio, come si dice quando si vuole indicare qualcosa che risulta estraneo al suo contesto.
E noi torinesi siamo abituati a un centro storico uniforme e barocco, regolare
e razionale, con poche sorprese e con poche eccezioni all'armonia disegnata da
Amedeo Castellamonte e da allora sempre rispettata. Probabilmente, da piazza Vittorio Veneto a piazza Castello, passando
per la via Roma ridisegnata in epoca fascista e piazza San Carlo, e inoltrandosi
nelle vie che portano all'antica Porta Susa e alla via di Francia, pochi centri
storici italiani possono vantare una tale uniformità architettonica. E'
rassicurante, è bello, è affascinante e tutto quello che ne mette in
discussione l'armonia viene guardato con antipatia.
E il grattacielo di piazza Solferino angolo via Maria Teresa è un corpo
estraneo. Basta guardarlo per capirlo. E' stato costruito negli anni 50, per
sostituire l'antica Spin-a, più in linea con l'incrocio di strade in cui
si trovava, grazie ai suoi cinque piani e al suo stile eclettico e torinese. La
Spina era così chiamata perché sorgeva su un isolato irregolare, di forma
trapezoidale, frutto dell'introduzione di via Pietro Micca, una via inclinata,
nello scacchiere romano del centro storico. Il dilemma della composizione
architettonica, in un tracciato di forma singolare per il tracciato torinese, fu risolto abilmente, con una facciata in linea con quelle degli
adiacenti edifici di via Pietro Micca e via Santa Teresa, in stile eclettico
ottocentesco e con gli abbaini, cari anche all'architettura castellamontiana e che richiamano
le atmosfere parigine, per cui il capoluogo piemontese è diventato famoso.
Nel 1942 la Spin-a fu danneggiata dai bombardamenti e, finita la
guerra, si decise immediatamente di ricostruirla. Ma non come era stata. Era sorto infatti un problema che il Comune decise di rendere prioritario: l'aumento del
traffico automobilistico aveva fatto sì che la 'sporgenza' della Spin-a complicasse non poco il movimento dei veicoli. Dunque, dovendo ricostruirla, si
decise di 'arretrarla'. E dalla fatale decisione, la conseguenza che è sotto gli
occhi di tutti: per recuperare la metratura persa con l'arretramento, si permise
lo sviluppo in altezza. Così piazza Solferino, come era già toccato negli anni
30 alla vicina piazza Castello, fu dotata di un grattacielo. In realtà non è un
vero e proprio grattacielo, l'edificio è alto solo 15 piani, ma il suo effetto
nello skyline della piazza e delle vicine via Pietro Micca e via Santa Teresa,
l'estraneità della sua architettura con quella delle costruzioni intorno, sono del
tutto evidenti. Un pugno in un occhio, come si diceva all'inizio. Lo si guarda e si capisce perché si trova ai primi posti della
lista degli edifici che i torinesi vorrebbero demolire.
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