Il giardino è uno degli spazi più suggestivi e
affascinanti di Palazzo Madama. Si trova nel fossato, occupa tre lati
dell'edificio, protetto dalle alte mura che lo separano da piazza Castello: vi si affacciano le torri e le bifore medievali, sbirciano gli abbaini e i tetti degli
edifici barocchi della piazza. E' uno spazio curioso e singolare, che
in certe giornate di primavera anticipata non viene voglia di lasciare.
E' stato ricostruito secondo l'iconografia medievale giunta a noi e
utilizzando le fonti, che, sin dal governo di Ludovico d'Acaja, parlano degli
spazi a verde che circondavano il castello. C'erano un iardinum domini, il
giardino del principe, un hortus, l'orto che garantiva le provviste alla tavola
del signore, e un viridarium, un bosco e un frutteto. Il giardino fu creato
intorno al 1402, contemporaneamente ai grandi lavori di ristrutturazione voluti
da Ludovico d'Acaja; era sviluppato su due livelli, uno dentro la cinta muraria
e l'altro verso l'esterno, tra le mura e l'antico fossato. La sua presenza e la
sua concezione segnano il passaggio del castello da struttura difensiva e militare
a residenza cortese.
Lo si nota soprattutto nel iardinum domini, ricreato nella parte più appartata
dell'antico fossato; anche in origine si trovava nella zona più isolata del
castello, vicino alla Porta Fibellona, era protetto agli sguardi dalle mura e
da cespugli di more, aveva un pergolato di vite e c'era una gabbia di
pappagalli, passatempo della principessa d'Acaja. La sua ricreazione propone un
delizioso pergolato, con panchine e vasi di ceramica, contenenti piante
profumate; è ispirato all'iconografia del Quattrocento, con gli elementi cari
all'amor cortese, che non doveva essere estraneo agli Acaja. Nello spazio
centrale del fossato, rivolto verso il Po, si trova l'hortus, che è stato organizzato
secondo le tradizioni medievali, con un impianto ad aiuole rettangolari, in cui
si trovano le piante per la cucina e quelle per la medicina. Per ogni aiuola ci
sono preziose informazioni sulle piante in essa coltivate. Così veniamo a
sapere che in occasione delle feste religiose si creavano spesso tappeti di
fiori spontanei come i fiordalisi, i papaveri, le margherite e le salvie; che
c'erano piante panacea, considerate rimedio contro tutti i mali, come la malva
o l'assenzio; che nel Medioevo spesso le caratteristiche
morfologiche di una pianta venivano associate alle loro capacità di curare
determinate malattie, così la forma trilobata dell'hepatica si associava al
fegato; che si coltivavano alcune piante per i loro forti pigmenti coloranti,
utilizzati per colorare i tessuti: la ginestra serviva per il giallo, il guado
per il blu, lo zafferano per l'arancione, la robbia per il rosso.
Poco più a sud dell'hortus c'è il viridarium, che dà solo una piccola idea di
quello che doveva essere in origine; tradizionalmente
ospitava infatti non solo frutteti e bosco, ma anche gli spazi per gli animali: la
porcilaia, la colombaia e la falconara, in cui si trovavano i falchi utilizzati
dal signore per la caccia. Il viridarium del Castello degli Acaja era piuttosto
grande, dava lavoro a cinquanta giardinieri contemporaneamente, con un bosco in
cui si trovavano castagni, prugni, ciliegi, olivi, vigneti per il vino degli
Acaja. Doveva essere uno spettacolo, di cui oggi possiamo farci una piccola
idea nell'angolo meridionale del fossato del castello.
Gli spazi si susseguono l'un l'altro, con un'armonia tale, che quasi non ci si
rende conto del passaggio dall'uno all'altro. Rimangono nel cuore il romantico
pergolato in cui si immaginano le principesse leggere i loro poemi dell'amor
cortese, le mille
informazioni sulle piante predilette dal Medio Evo e i tetti di Torino, che
sbirciano curiosi in questo spazio segreto. Visitando Palazzo Madama,
prendetevi tutto il tempo necessario, per il suo giardino.
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