L'ambiente è sobrio e raccolto, illuminato appena. Nella
Sala dei Tessuti, al secondo piano di Palazzo Madama, il protagonismo
è lasciato ai cappelli, per decenni accessorio indispensabile
dell'eleganza sabauda. Sono ancora tante le signore che ricordano
come, in gioventù, non andavano a passeggio in via Roma se non erano
dotate di cappellino e di guanti.
A quest'eleganza fuggita via,
con la globalizzazione e l'affermazione dell'urban look di gusto
internazionale, è dedicata Chapeau Madame! - Cappelli di signore torinesi 1920-1970, la bella mostra che espone i cappellini e le acconciature delle signore torinesi, appartenenti alla collezione del Liceo Artistico Musicale Passoni di Torino. Nelle vetrine, davanti ai
grandi specchi, e negli espositori centrali, si trovano cloche,
cappellini con piume o con veletta, a tesa larga e di paglia, di
colori neutri e accesi. In alcuni casi, insieme ai cappellini, sono
proposti outfit completi di vestitino e di scarpe, rigorosamente con
il tacco. Sembra di tornare indietro nel tempo, fino all'austerità
della Seconda Guerra Mondiale o all'eleganza di un film con Audrey
Hepburn. Ma, in ogni caso, a un'epoca in cui la femminilità non era
omologata e l'eleganza era prioritaria. Si capisce anche perché le
torinesi si distinguessero dalle altre donne italiane: ogni città
sapeva esprimere un modo di essere, un'idiosincrasia, una mentalità.
Ci sono cappellini ancora oggi deliziosi, che sanno di principesse e
di Grace Kelly, e magari si sentivano un po' così le loro
proprietarie, ma chissà se le ragazze torinesi di oggi avrebbero
voglie di indossarli, nonostante Kate Middleton e Philip Treacy.
Da
qualche settimana Palazzo Madama, come buona parte dei Musei
torinesi, consente ai propri visitatori di scattare fotografie.
Durante la visita si è notato un pubblico prevalentemente femminile
(ma i pochi uomini presenti erano interessatissimi), di età varia (ma
con una certa prevalenza di signore che hanno usato il cappellino e i
guanti in gioventù) e in larga parte dotato di macchina fotografica.
C'è come l'impressione che la possibilità di fotografare e di
mantenere ricordi personali della mostra e del museo, faccia sì che
si osservi ogni oggetto con maggiore attenzione, alla ricerca sì dell'angolo e della luce giusta, ma anche alla scoperta di una
propria estetica e di una propria idea del bello. Una bella
intuizione, questa libertà di foto lasciata dai Musei
torinesi.
Nella prima meta del XX secolo, Torino è stata davvero
capitale della moda e del gusto. Un grande cartellone, al centro
della mostra, ricorda come "le sue sartorie, modisterie e
calzolerie abbiano avuto un ruolo trainante nell'economia cittadine,
fino agli anni Sessanta". Per questo Palazzo Madama lancia il
progetto Un secolo di moda, con cui intende raccogliere notizie sui mestieri
della moda torinese, creare un archivio e progettare nuove
iniziative. Si può collaborare segnalando al Museo "abiti,
cappelli, scarpe e accessori prodotti a Torino tra il 1860 e il 1960" e compilando una scheda distribuita nella Sala dei Tessuti.
Chapeau Madame! rimarrà aperta fino al 1°
marzo 2015; il biglietto d'ingresso costa 10 euro (è il biglietto
del Museo di Palazzo Madama), ridotto 9 euro, gratuito per gli under
18 e i possessori dell'Abbonamento Musei; gli orari d'apertura sono
martedì-sabato 10-18; domenica 10-19, chiuso lunedì.
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