Nel centro di Torino ci sono cortili davvero belli, che
meriterebbero un itinerario a parte. Uno dei più belli di via Po,
poco prima che inizi la facciata curva di piazza Vittorio Veneto,
appartiene al Palazzo Accorsi, in cui ha sede il Museo di Arti
Decorative.
Il Palazzo ha origini secentesche: la sua costruzione
iniziò nel 1616, come casa religiosa degli
Antoniani, insieme a quella dell'adiacente chiesa di Sant'Antonio Abate. Per
150 anni il complesso ospitò i malati curati dai monaci. Poi, con la soppressione degli ordini, in
epoca napoleonica, il Palazzo e la chiesa furono abbandonati a una
lenta decadenza, fino a quando, nel XIX secolo, la proprietà passò
all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, che ne affittò i locali (in
uno degli appartamenti visse e morì il pittore Antonio Fontanesi).
Se della chiesa di Sant'Antonio si sono perse le tracce nel XIX
secolo, dopo la soppressione degli ordini, per il Palazzo la data
della rinascita è il 1956. E' stato in quell'anno che l'antiquario
Pietro Accorsi, figlio dell'antico portinaio e pertanto cresciuto in
quegli spazi, lo acquistò per trasformarlo in propria
residenza, con annessi negozio e spazi per le prestigiose collezioni
di sua proprietà.
Grazie al Museo di Arti Decorative, che la
Fondazione Accorsi ha voluto per condividere con il pubblico lo
straordinario patrimonio artistico di Pietro, quest'angolo di Torino
è diventato sinonimo di buon gusto, eleganza, armonia, che si possono respirare sin dal cortile.
Lo spazio non è simmetrico, ma non per questo è meno armonioso o non ispira pace e ammirazione. E' chiuso su tre lati dagli
edifici e, sul lato di fronte all'ingresso, da una parete cieca,
arricchita da siepi, statue, nicchie e sculture di gusto classico, che ricostruiscono la simmetria mancante nella distribuzione degli spazi. Le si
guarda e il pensiero corre a Villa Adriana di Tivoli e alle sue soluzioni
armoniose.
Nelle facciate degli edifici che vi si affacciano, ci sono i grandi finestroni di stile piemontese, che ricordano Palazzo Madama,
le finestre con i battenti, i balconi pieni di fiori alla ringhiera,
con le statue di gusto classico sugli angoli.
L'atrio d'ingresso ha un lato rettilineo e l'altro aperto su un piccolo porticato, concluso dall'ingresso al Museo. L'equilibrio
degli arredamenti in marmo, la leggerezza dei portici aperti sul
cortile, ingentiliti da una doppia arcata sottesa, sostenuta da una
colonnina centrale, persino l'originale lampadario a motivi floreali, rendono questo portico un piccolo gioiello.
Il
giallo Torino, che tanto successo ha avuto nella decorazione urbana
cittadina in passato, e il bianco, che sottolinea gli elementi
portanti, contribuiscono a creare un'atmosfera raffinata e armoniosa. E viene da chiedersi se a Torino (e in Occidente) si sfuggirà mai ai richiami classici, alla proporzione, alla matematica, all'armonia, per definire l'eleganza, il buon gusto, lo stile.
Poi c'è uno
degli elementi d'attrazione che catturano inevitabilmente gli
obiettivi di tutti i turisti: la guglia della Mole Antonelliana, che
si insinua, slanciata, tra le statue, le colonnine e le nicchie. Si
gira ammirati per il cortile, ma l'affollamento è tutto lì,
nell'angolo meridionale da cui meglio si fotografa la Mole
Antonelliana.
E per il Museo di Arti Decorative, ci sarà un
altro post.
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