Nel 2015, nei Quartieri
Militari juvarriani, nascerà il Polo del Novecento, uno spazio per
associazioni e centri culturali che studiano il Secolo Breve, le sua
guerre e le sue eredità.
Nei due palazzi San Celso e San Daniele,
all'angolo tra corso Valdocco e via del Carmine, troveranno sede
"molti degli istituti culturali impegnati nella ricerca e
nell'animazione culturale intorno al Novecento sociale, economico e
politico torinese, nonché depositari di ricche fonti documentarie" spiegano in un comunicato il Comune di Torino e la Compagnia di San
Paolo, che finanzia il progetto "Torino annovera infatti
numerose realtà culturali di qualità, che si occupano di studi e
ricerche sul nostro recente passato. Nel secondo dopoguerra esse
hanno svolto una funzione cruciale di ricostruzione del tessuto
culturale, di aggregazione di forze intellettuali, impegno e
progettualità in una fase decisiva della Repubblica. Oggi, nel
mutato contesto delle risorse, dei consumi e delle politiche, si
impone una profonda riflessione su come operare e dialogare con la
società civile - soprattutto i giovani e i nuovi cittadini sui temi
della memoria, della democrazia, della cittadinanza, per superare il
mero presidio della memoria e il dialogo esclusivo con ristretti
gruppi di studiosi e appassionati.".
La scelta di collocare il
Polo del Novecento nel cuore dei Quartieri Militari juvarriani, porte
d'ingresso alla Torino settecentesca dalla via di Susa, non è
affatto casuale. E, in fondo, ha anche un bel significato simbolico.
Costruiti tra il 1716 e il 1738 da un Filippo Juvarra appena
arrivato a Torino dalla natia Sicilia, chiamato da Vittorio Amedeo
II, allora appena nominato re di Sicilia dal Trattato di Utrecht, i
Quartieri Militari rappresentano una novità nel rapporto tra Torino
e le sue fortificazioni. "All'interpretazione garoviana della porta
urbana come monumento sulla fortificazione, Juvarra sostituì il
progetto di uno spazio, o piazza d'armi aperta, definita dai due
fabbricati dei Quartieri Militari" scrive Costanza Roggero Bardelli
nel libro Itinerari juvarriani. E mai ci furono quartieri militari più aulici, all'ingresso di una città, a fare da cerniera
tra la sua difesa e la sua vita quotidiana. "I due isolati di San
Celso e di San Daniele, al capo estremo della contrada, vennero
intesi come un unico blocco rettangolare trasverso, tramediato dalla
via principale" scrive ancora Costanza Roggero Bardelli "L'elemento
del portico caratterizzava il tratto terminale della via come spazio
aulico preliminare all'apertura della piazza".
C'era un vento di
novità nell'introduzione di Quartieri Militari a Torino, che poi,
influenzeranno, come si è già visto, tutti gli altri accessi alla
città, caratterizzati da piazze chiuse, che indirizzano verso la via
principale e che sono profilate da edifici aulici. C'era l'enfasi
della cerniera tra l'avamposto della difesa fortificata e l'ingresso nella vita
quotidiana della città, quasi ad addolcire il passaggio, senza per
questo perdere la severità e la marzialità che la difesa implica e
che gli ordini giganti e la decorazione minima sottolineano.
Sono
elementi che si ritrovano, in fondo, in questo Polo del Novecento,
avamposto di studio e conoscenza, cerniera tra la città e la sua
storia più recente, affinché non vada perduta. "Vogliamo
radunare qui quegli enti che hanno coltivato il ricordo dei conflitti
sociali e politici in città, trasmettendo quelle culture del lavoro
che hanno fatto di Torino un punto di riferimento europeo" ha
detto il Segretario Generale della Compagnia di San Paolo Pietro
Gastaldo a la Repubblica, nei giorni scorsi "L'idea è
mettere in comune spazi e servizi per quegli istituti che, pur avendo
una funzione fondamentale per la cultura piemontese, in questi anni
sono stati messi in crisi dal taglio dei fondi". E ritorna l'idea
della cultura diffusa, che tracimi in città e non rimanga rinchiusa
nei palazzi: "Negli spazi in ristrutturazione, oltre alla zona
per le esposizioni temporanee, alla biblioteca comune e alle zone
riservate ai singoli istituti, ci saranno anche un bar e una grande
sala che potrà ospitare anche gli spettacoli dell'Unione
Culturale".
Tra i centri culturali che dovrebbero affiancare
il Museo Diffuso della Resistenza negli spazi juvarriani ci sono il
Centro studi Gobetti, la fondazione Donat-Cattin, l'Unione culturale
Antonicelli e l'istituto Gramsci. La data di apertura prevista è
l'autunno del 2015, in tempo per il settantesimo anniversario dalla
fine della Seconda Guerra Mondiale, evento centrale del Secolo Breve.