"A Ceuta tutto finisce nell'acqua
salata, nel mare o nelle lacrime" diceva uno dei protagonisti della
serie spagnola El Principe, per spiegare la propria città. Mi viene
in mente dopo aver visto La leggenda del Grande Torino, il bel
documentario realizzato da Mario Gago per Toro News e per Wanderers,
el fútbol del pueblo, perché per il Torino tutto finisce sempre a
Superga. Si possono celebrare le gioie in piazza San Carlo, si può
regalare la sciarpa granata a Emanuele Filiberto. Ma alla fine si
torna sempre a Superga, affinché il Grande Torino sia testimone
dell'acqua salata granata.
Il documentario, realizzato per
ricordare i 65 anni dalla tragedia di Superga, dura una ventina di
minuti, raccoglie i ricordi di Sandro Mazzola (che non parla di 'mio
padre' ma di 'mio papà'), offre le fotografie mille volte viste, e
sempre nuove, dei campioni granata caduti a Superga, ricorda i gesti
d'omaggio e d'affetto di alcune delle più gloriose squadre
sudamericane, dal River Plate al Corinthians, nei confronti del Toro
Caduto. C'è il ricordo del trombettiere del Filadelfia, del quarto
d'ora granata e delle maniche tirate su da capitan Mazzola e alzi la
mano il bambino granata che, al sentir raccontare le gesta di
Valentino e i gol rifilati agli avversari in pochi minuti, non abbia
sentito che quella era la sua squadra e lo sarebbe stata per sempre.
Anche quando si fa segnare un gol al 90° e anche quando ricorda il
leggendario quarto d'ora e rivolta il senso di una partita in pochi
minuti. Anche quando si perde una coppa UEFA senza aver perso la
doppia finale, anche quando si sbaglia un rigore e, di nuovo, si
perde l'ingresso in Europa League senza aver perso la partita.
Alla
voce narrante italiana si sovrappone, di tanto in tanto, una voce
spagnola. E per chi ha deciso che una delle maggiori perdite di tempo
nelle relazioni con gli spagnoli è proprio parlare di fútbol, data
la convinzione dei cugini di essere sempre migliori (succedeva prima
che imbroccassero la giusta generazione e vincessero tutto,
figuratevi adesso, che si chiedono se almeno il Brasile è alla loro
altezza), è davvero emozionante sentire il rispetto e l'ammirazione
con cui si racconta il Grande Torino (geniale che il racconto dei
funerali in piazza Castello sia stato affidato alla voce spagnola).
E' un documentario affettuoso, che cerca di ricostruire un'epoca e un
sentimento; se siete granata, attenti alle lacrime d'emozione,
orgoglio e affetto.
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