Alzi la mano il torinese che non ha mai
sentito parlare delle gallerie sotterranee della sua
città.
Si racconta da sempre dei sotterranei in cui gli alchimisti facevano i loro esperimenti, sotto Palazzo Madama; dei tunnel che univano i palazzi aristocratici, permettendo incontri
segreti e forse pure galanti; delle famose gallerie
che dalle residenze sabaude, permettevano di raggiungere
le delizie fuori città. La più famosa di tutte è la Galleria Reale, da Torino a Rivoli, tanto ampia da poter essere percorsa in carrozza.
Su Torino sotterranea, un libro davvero
interessante, scritto da vari autori sui segreti custoditi dal sottosuolo cittadino, lo scrittore Gianni Toninelli racconta le
sue 'esplorazioni'. Una delle prime, negli anni 50, iniziò da un buco trovato nell'aia di una
cascina di Grugliasco, adesso scomparsa. Con un suo amico, Toninelli
si trovò in una galleria ampia 7 metri, coperta con una volta a
botte e alta 4 metri nel punto più alto; ogni 25 metri aveva i
supporti per le torce sulle pareti. Era la famosa Galleria Reale? Il dubbio rimane.
Negli anni successivi i due amici iniziarono
a esplorare gallerie, partendo da cantine, sotterranei e passaggi. E
scoprirono cose interessanti. "Da un vecchio deposito dei Murazzi
sono entrato in una galleria che, stando alla direzione della
bussola, percorre tutta via Po, per giungere a piazza Castello, dove,
attraverso un diaframma, ora murato, entra nei sotterranei di Palazzo
Madama. Questa galleria ne incrocia un'altra, di uguali dimensioni,
circa 3 metri di larghezza per 2,50 di altezza, che procede in
direzione sud. Questo percorso sbocca in un pozzo ascendente con
chiusino nei pressi della rimessa dei tram di piazza Carducci" scrive Toninelli.
Superata Palazzo Madama, la galleria di via Po,
continua sotto il Municipio e via del Carmine, per arrivare ai
Quartieri Militari di Juvarra. Intorno a piazza Castello, i
sotterranei di Torino sembrano essere percorsi da decine di gallerie: "Un'altra galleria proveniva dalla Stamperia Reale, sita nell'area
dell'attuale via Verdi-via San Massimo, mentre dalla sinistra,
guardando verso piazza Castello, proviene la galleria dell'Ospedale
di San Giovanni Vecchio". Tutti i palazzi del potere torinese, non
solo del potere ducale, raffigurato dal sovrano, ma anche degli enti
a esso correlato, gli Affari Interni, la Segreteria dello Stato degli
Affari Esteri, l'Accademia Militare, per non parlare della
Cittadella, erano collegati da gallerie.
Oltre alle gallerie del
potere reale, ci sono anche quelle legate al potere ecclesiastico.
Tutte le chiese del centro sono collegate da gallerie, in modo che i
preti potessero spostarsi da una all'altra senza essere visti. Il
Santuario della Consolata è punto di inizio di due gallerie, una va
verso la chiesa del Carmine e l'altra verso la chiesa di
Sant'Agostino; da questa partono due ulteriori gallerie, una verso la
Basilica Mauriziana, l'altra verso la chiesa di San Dalmazzo. "Dalla galleria collegante Sant'Agostino con San Dalmazzo, parte un
sotterraneo che raggiunge la chiesa di San Domenico, passando sotto
quello che fu il Tribunale dell'Inquisizione e da qui si poteva
accedere alle sale di tortura del carcere ecclesiastico" scrive Toninelli. Così i prigionieri potevano essere trasportati e torturati senza essere visti dall'esterno.
E ci sono gallerie sotterranee sotto
alcune delle storiche cascine torinesi, da La Fossata a La Tesoriera
a La Marchesa, per permettere l'eventuale fuga dei loro abitanti.
Perché Torino si era dotata di questa complessa rete sotterranea, così sofisticata da non entrare mai in conflitto con le altre gallerie esistenti? "I Savoia, per garantirsi la sicurezza, fecero scavare i passaggi sotterranei. Successivamente, per loro comodità, per non essere visti e per poter fuggire in caso di sommossa o invasioni, ampliarono questa rete". I nobili crearono le gallerie perché "dopo il coprifuoco si poteva circolare solo muniti di lanterna e il buio rendeva le strade molto insicure. In quell'epoca i sicari e briganti, protetti dalla notte, si davano un gran da fare, anche perché le guardie civiche di ronda erano pochissime. Inoltre queste gallerie servivano anche per raggiungere, senza essere visti, le amanti o gli amanti, e, ancora, per fuggire e mettersi al sicuro". Non solo: durante le epidemie di peste, permettevano di scappare dalla città ed evitare gli eventuali contagi.
Toninelli commenta divertito che, in determinate epoche la vita sotterranea di Torino dovette essere piuttosto vivace, con personaggi magari mascherati, che si muovevano silenti nelle gallerie, accompagnati da servi che illuminavano il cammino.
Vista la loro estensione e gli edifici toccati, la maggior parte delle gallerie oggi è stata chiusa per evidenti ragioni di sicurezza; le stesse per cui non sono state diffuse mappe e per cui Toninelli racconta 'cosa' ha visto ma non 'da dove' è partito.
Torino sotterranea é anche un bellissimo tour serale che ho fatto! Www.somewhere.it
RispondiEliminagrazie per l'informazione! Il suo mondo sotterraneo è uno dei motivi di fascino di Torino
RispondiEliminaConfermo dell'esistenza delle gallerie, almeno di quella di via Po, perché ci sono stato! Ma ovviamente non posso indicare il punto di partenza...
RispondiEliminaGrazie per la tua testimonianza, Alberto! sarebbe bello, prima o poi, in qualche modo, fruirne, anche se mi rendo conto di tutte le difficoltà, conservative, logistiche, economiche, ecc ecc :)
EliminaSarebbe bello poter vedere raffigurato l'intero percorso dei tunnel sotterranei piemontesi
RispondiEliminaSapete se esiste una mappa dei sotterranei o comunque un libro che ne parla?
RispondiEliminaL'unico libro che conosco sull'argomento è quello citato nell'articolo. Non ha mappe
EliminaNiente mappe, niente gallerie. Oppure... fuori le carte, fuori le foto, fuori i disegni, gente!
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