Gallerie sotterranee
per la difesa
della città,
costruite intorno all'antica Cittadella e alle mura
fortificate. Gallerie sotterranee
a collegare i palazzi e le chiese, per facilitare i movimenti di preti e aristocratici.
Gallerie sotterranee che portavano
verso le delizie reali intorno
alla città e gallerie sotterranee che venivano utilizzate
dagli
alchimisti sotto i palazzi cittadini. Torino ha gallerie
sotterranee
per tutti i gusti e per tutte le leggende, il suo
sottosuolo è uno dei
più misteriosi e inesplorati che si possano
immaginare e non si finisce mai di imparare. Per esempio.
Oltre a
queste sorprendenti reti di gallerie, ce n'erano altre
per scopi più
commerciali. Le gallerie per
la conservazione del ghiaccio. Nel
passato, il ghiaccio era, con il sale,
uno dei beni più preziosi per
la conservazione del cibo, richiestissimo soprattutto
dai macellai,
causa il facile deperimento delle carni, ma non solo (basti pensare alla facilità con cui marciscono frutta e verdura alle alte temperature). Rispetto alle altre città,
Torino era avvantaggiata
dalla vicinanza delle Alpi, dove c'erano
vari ghiacciai utilizzati come cave, sia in Val di Susa che nelle
Valli di Lanzo.
Tagliato
in blocchi di dimensioni che potevano
essere facilmente trasportati e che, allo stesso tempo, permettevano
di farne arrivare a valle il più possibile, il ghiaccio raggiungeva
Torino avvolto
in sacchi di juta bagnato, con cui si cercava di
preservarlo il più possibile.
E a Torino veniva conservato
nelle
ghiacciaie, locali sotterranei dalle temperature gelide.
Le prime
ghiacciaie torinesi di cui si ha notizia erano localizzate
tra Porta
Palazzo e il Santuario della Consolata, disegnate in una cartina del
1753. Ma si ha notizia anche di ghiacciaie a cui si aveva ingresso
da
via Giulio. Erano
costruzioni tronco-coniche con copertura a cupola,
forma che facilitava la conservazione del ghiaccio, di dimensioni
notevoli, con diametro di una decina di metri e un'altezza di
dimensioni simili; erano affiancate
da discese elicoidali, che
favorivano il
movimento dei carri (nelle ghiacciaie oltre al ghiaccio
c'erano anche le merci alimentari che aiutavano a conservare).
Oltre che a conservare quello delle
valli alpine, le ghiacciaie torinesi
producevano anche ghiaccio in
proprio. Era dunque possibile produrlo in passato, in
assenza di moderni impianti di refrigerazione? Sembra di sì. Il
libro
I segreti di Torino sotterranea, di autori vari, racconta che si sfruttava
la
morfologia del luogo, in appositi bacini: "Più precisamente, le
fosse si allargavano nell'attuale corso Regina Margherita fino alla
Consolata ed erano depressioni, in parte naturali e in parte
artificiali, fornite da un canale scaricatore, dove d'inverno
si
raccoglieva l'acqua per farla gelare".
Nel XIX secolo le
ghiacciaie furono ampliate
verso l'attuale piazza Emanuele Filiberto
ed è in quest'area, adiacente a Porta Palazzo, che, con il tempo, si
trasformarono in
locali di supporto ai commercianti del mercato.
Su lastampa.it, c'è
un bel reportage su uno di questi locali, in cui ancora oggi trovano posto i carretti degli ambulanti e che scende di ben
cinque
piani nel sottosuolo torinese, a pochi metri da Porta Palazzo. E
proprio nel cuore di piazza della Repubblica, alcuni anni fa, sono
state
riportate alla luce le ghiacciaie che si possono vedere nel
Centro Palatino, costruito da Massimilian Fuksas al posto del Mercato dell'Abbigliamento. Sono di
forma circolare, con il pavimento
leggermente inclinato, in modo da
favorire la discesa dell'acqua del ghiaccio in scioglimento; nella
parte superiore della volta hanno aperture
coperte da grate, da cui
si stipava il ghiaccio all'interno. Sono una delle poche prove
visibili della vivacità dei sotterranei torinesi.
Nelle foto, le ghiacciaie del Centro Palatino.
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