A passarci, un sabato pomeriggio,
quando la folla dei torinesi e dei turisti la riempie per la classica
passeggiata pomeridiana, non si direbbe: un tempo in via Garibaldi
passavano le automobili e i tram. E quando il Comune decise di
renderla pedonale, ci furono anche le solite proteste dei
commercianti. Adesso tornerebbero a protestare, se si decidesse
il ritorno delle auto, adesso che la loro assenza l'ha resa una delle
isole pedonali più frequentate e più turistiche della città.
Quando ci passavano le auto e i tram, via Garibaldi aveva
marciapiedi stretti, su cui si affacciavano vivaci botteghe e
atelier. Nella prima parte, quella tra piazza Castello e via XX
settembre, c'erano i negozi dei vestiti da sposa ed è probabile che
molte delle nostre mamme abbiano preparato lì il loro matrimonio;
adesso, sostituiti i negozi dei vestiti da sposa, da quelli di
abbigliamento soprattutto giovanile, profumerie e bigiotterie, il
negozio più importante di questi isolati sembra essere lo store
ufficiale della Juventus, davanti al quale si incontrano sempre
tifosi provenienti da ogni parte d'Italia, pronti a farsi una foto.
Più avanti, andando verso piazza Statuto, c'erano negozi di
guanti e di cappellini, mercerie che vendevano nastri e pizzi,
atelier eleganti in cui le madamine si rifornivano, entrando sempre
con i loro vestiti migliori perché, ricordano le signore, "non si
andava mai in centro senza indossare cappellino e guanti"; c'erano
anche librerie, gastronomie e bar. La vocazione commerciale di via
Garibaldi è antichissima ed è dovuta, in fondo, al suo stesso
ruolo: nell'antica città romana, era il decumano, una delle due vie
principali intorno alle quali si sviluppava lo scacchiere cittadino,
collegava la Porta Decumana, adesso inglobata in Palazzo Madama, con
la Porta Praetoria, situata nei pressi dell'attuale via della
Consolata. Era la via che doveva attraversare chiunque volesse
raggiungere le Alpi o da esse tornasse. Ovvia, quindi la sua
vocazione commerciale.
Diventata Contrada di Dora Grossa, a causa
di un canale, doira in piemontese, presente nel suo centro e voluto
da Emanuele Filiberto per questioni igieniche, la via fu
'raddrizzata' nel XVIII secolo, quando i Savoia stavano costruendo la
propria capitale a immagine del potere assoluto dei sovrani. Filippo
Juvarra le diede l'aspetto barocco e unitario che ha ancora oggi e
che caratterizza gli interventi seicenteschi e settecenteschi. Dietro
le sue facciate signorili c'erano soprattutto appartamenti da
reddito, che hanno sostanzialmente mantenuto la loro funzione ancora
oggi.
Il cambio più importante, quello davvero rivoluzionario
per via Garibaldi e per l'intera città, è avvenuto nel 1979, quando
il Comune ha deciso di renderla pedonale. Spariti i piccoli
marciapiedi laterali, è diventata una delle vie pedonali più lunghe
d'Europa, chiusa da un lato dalla facciata barocca e juvarriana di
Palazzo Madama e dall'altro dalle Alpi. I dehors dei bar all'aperto,
i negozi di abbigliamento, i grandi marchi internazionali, hanno
sostituito buona parte delle botteghe, delle gastronomie e degli
atelier che la caratterizzavano, ma alle folle del sabato pomeriggio,
composte sempre più anche da turisti, non sembra interessare. La
storia, del resto, impone cambi continui. Il successo della via
Garibaldi pedonale, ha spinto la Giunta comunale ad altre operazioni
simili in altre vie del centro, basti pensare a via Lagrange o a via
Carlo Alberto.
Così, al vedere la via frequentatissima e
apprezzatissima, fa un po' di impressione vedere le foto di quando
passavano i tram. Era solo poco più di una trentina d'anni fa, in
fondo (e all'angolo con via XX settembre c'era già Bata).
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