Il 5 giugno 1907 la torinese Ernestina Luisa Macchia Prola fu la
prima donna italiana a ottenere la patente automobilistica. Un
segno dei piccoli passi compiuti dalle donne verso una sempre
maggiore autonomia dal ruolo di moglie e madre in cui le rinchiudeva
la società dell'epoca. Ma anche un segno di quanto l'automobile
fosse ormai entrata nella vita quotidiana dell'inizio del XX secolo.
Eppure, almeno a Torino, erano solo gli albori di quell'industria
automobilistica che avrebbe segnato il destino della città. Alla
fine del XIX secolo, i tram, già diffusi nella rete di trasporto
cittadina, erano trainati da cavalli e nelle piccole officine della
periferia si tentavano i primi esperimenti sui motori, per costruire
le prime vetture. Le grandi Esposizioni dell'epoca permettevano di
vedere da vicino i progressi compiuti anche in questo campo. Fu una di
queste Esposizioni, quella del 1898, a mettere in contatto Giovanni
Agnelli e Giovanni Ceirano, che alla Expo aveva presentato la vettura
Welleyes. Insieme, nel 1899, avrebbero fondato la Fiat, prima
chiamata Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Per avere un'idea
dello sviluppo dell'industria automobilistica torinese, bastano pochi
numeri: nel 1900 la Fiat ha 400 operai, a cui bisogna aggiungere
quelli dell'indotto e delle altre industrie automobilistiche, per un
totale di 6500 lavoratori. Torino si propone non solo capitale
dell'industria automobilistica italiana, ma anche della cultura che
la circonda. E' nel capoluogo sabaudo, infatti, che ci sono le prime
mostre di auto e, soprattutto, è da qui che partono le prime corse italiane.
Nel 1901 c'è il primo giro d'Italia in auto, nel 1904 c'è la I
Esposizione Internazionale d'Automobili, che raccoglie in 15 giorni
oltre 50mila visitatori.
L'automobile, all'epoca curiosamente di
genere maschile, entra nell'immaginario collettivo italiano, anche se
continua a essere oggetto per pochi e continuerà a esserlo
praticamente fino al grande boom economico degli anni 50 e 60, che
vide la Fiat e Torino grandi protagoniste. E c'è un evento che più
di tutti sottolinea come Torino sia il punto di riferimento italiano,
quando si parla di automobili: la vittoria dell'Itala alla
Parigi-Pechino, nel 1907.
Era una delle corse più massacranti che si
potessero immaginare, ben 16mila chilometri in territori sconosciuti,
tra popolazioni che probabilmente non avevano mai visto prima un
europeo e, sicuramente, non avevano mai visto un'auto. Mi piace come
la racconta Marina Paglieri in un suo libro delizioso, che raccomando
a tutti gli amanti della storia torinese, Torino Belle Epoque: "La
sfida era stata lanciata dal quotidiano parigino Le Matin: aderirono
dapprima venticinque concorrenti, scesi quasi subito a cinque. Vinse
il principe Scipione Borghese, ricco sportsman: con lui il
giornalista Luigi Barzini e il meccanico Ettore Guizzardi. La
macchina, un'Itala uscita dalle officine torinesi fondate da Matteo
Ceirano, tagliò il traguardo il 10 agosto, tra una folla in delirio,
mentre le altre vetture erano ancora alle prese con la steppa russa:
il primo degli altri concorrenti arrivò dopo 21 giorni. Fu un
avvenimento eccezionale: il mondo sportivo e industriale si accorse
che ormai in fatto di motori bisognava fare i conti con Torino".
Ci furono altri piloti, torinesi, che trionfarono nelle prime
gare automobilistiche, tra loro Vincenzo Lancia e Felice Nazzaro, che
iniziarono la loro carriera alla Ceirano, per poi finire entrambi in
Fiat. Il destino della città era tracciato, anche attraverso queste
parabole.
Ma, tra questi risultati storici, che testimoniano
l'entusiasmo e lo sviluppo di un'epoca (non dimentichiamo anche
quanto lo stupore per la velocità delle automobili abbiano
influenzato il Futurismo, uno degli ultimi grandi movimenti culturali
italiani), c'è anche quello di Ernestina Luisa Macchina Prola, che,
il 5 giugno 1907, salì il primo scalino della lunga marcia delle
donne verso l'autonomia conquistata nel XX secolo. E lo fece da
Torino.
Commenti
Posta un commento