Cosa sarebbe della storia del XX secolo
senza le fotografie e le intuizioni di fotoreporter professionisti o
improvvisati? E cosa c'è dietro foto così mediatiche e immortali
come il dolore di Jackie Kennedy ad Arlington, i praghesi che cercano
di fermare i carri armati sovietici nella loro città, la giovane
afghana dai grandi occhi verdi, le distruzioni della guerra a Beirut
o nel Vietnam? Se lo è chiesto Mario Calabresi, giornalista e
appassionato di fotografia, dal 2009 direttore de La Stampa. Per
questo ha incontrato alcuni dei fotoreporters più importanti e più
prestigiosi del secolo passato e da questi incontri è nato un libro,
A occhi aperti.
Ma si è trattato di un viaggio così speciale,
nella cronaca del nostro tempo e dei decenni passati, nel ruolo che
il fotogiornalismo ha nel nostro immaginario e nel racconto della
realtà, che non poteva rimanere solo nelle pagine di un libro. E'
nata così una produzione esclusiva e inedita per la Reggia di
Venaria Reale, che ha portato nello storico complesso Abbas, Gabriele Basilico, Elliott Erwitt, Paul Fusco, Don
McCullin. Steve McCurry, Josef Koudelka, Paolo Pellegrin, Sebastião
Salgado e Alex Webb, alcuni dei più grandi fotografi del mondo, con
alcune delle loro immagini più famose e più significative. E' una delle poche volte che una mostra nasce dal suo catalogo, in fondo, e non viceversa, hanno sottolineato le curatrici Alessandra Mauro e Lorenza Bravetta.
Da
oggi, fino all'8 febbraio 2015, A occhi aperti. Quando la storia si è
fermata in una foto, invita a scoprire il XX secolo attraverso le
immagini di questi grandi fotografi, ognuno con un proprio stile,
ognuno con un'immagine, almeno, entrata nel nostro immaginario. A
ognuno di loro è dedicata una sala, introdotta da una scheda scritta
dallo stesso Mario Calabresi, con un linguaggio semplice e
appassionato che fa immediatamente pensare a come sono diverse le
mostre, quando i testi informativi sono curati da un giornalista. Si
può così ricordare la rivoluzione iraniana attraverso gli occhi di
Abbas, il primo a intuire che gli ayatollah avrebbero spezzato il
sogno di libertà, imponendo l'esclusione delle donne dalla vita
sociale. Si segue il lungo cammino dei negri degli Stati Uniti, dalla
discriminazione razziale degli anni 50 fino alla conquista della Casa
Bianca, con Barack e Michelle Obama, nelle foto di Elliott Erwitt; è
sua una delle frasi che Mario Calabresi ama citare, a proposito del
fatto che oggi tutti siamo fotografi, grazie agli smartphone: "Tutti possono avere una matita e un pezzo di carta, ma pochi sono poeti".
Si scoprono i colori dell'Asia nelle foto di Steve McCurry,
ritrovando una delle foto più famose del XX secolo, quella della
ragazza afghana con grandiosi occhi verdi, che riesce a illuminare da
sola la sala in cui si trova. Si ritrovano i drammi dell'Europa
Orientale, con i carri armati a Praga, fotografati da Josef Koudelka,
la deindustrializzazione di Milano, nelle immagini di Gabriele
Basilico, il dolore del mondo denunciato da Sebastião Salgado, tra
campi profughi e fughe africane.
E' un viaggio straordinario e
intenso, tra le pieghe del secolo in cui siamo nati, a ricordarci
tutto quello che è stato, tutte le differenze culturali e sociali
che lo hanno animato. Ci ricorda anche quanto dobbiamo alla
fotografia, che ferma il momento e ce lo ricorda per sempre, e agli
uomini che hanno osato, a volte a rischio della propria vita, e hanno
fermato l'istante.
A occhi aperti si chiude con la sala di Paul
Fusco, tutta dedicata al Funeral Train di Robert Kennedy, nel 1968;
nel viaggio in treno, fatto per portare il feretro del senatore da
New York a Washington, dove sarebbe stato sepolto ad Arlington,
Fusco, invece di fotografare i familiari all'interno, rivolse
l'obiettivo verso l'esterno e colse l'omaggio spontaneo più
straordinario che sia mai stato offerto a un proprio leader
dall'America. Ai bordi della ferrovia, nelle stazioni, centinaia di
persone, bianche e nere, con il saluto militare, i fazzoletti
bianchi, striscioni e bandiere a stelle strisce, salutavano il senatore
assassinato a Los Angeles e il sogno americano spezzato dal suo
assassinio. Sono foto davvero emozionanti, che strappano anche gli
occhi lucidi per il loro significato implicito nel sogno di
uguaglianza infranto negli assassinii degli anni 60. Quando la Storia
si è fermata in una foto.
A occhi aperti, alla Reggia di Venaria
Reale, è aperta fino all'8 febbraio, con gli orari della Reggia:
Fino a domenica 3 agosto: da martedì a venerdì dalle 10 alle 16,
con riapertura dalle 19 il venerdì; sabato e domenica dalle 9.30
alle 19.30, chiuso il lunedì. Dal 5 agosto al 14 settembre: lunedì
chiuso, da martedì a venerdì dalle 10 alle 18; sabato, domenica e
festivi dalle 9.30 alle 19.30. Dal 15 settembre all'8 febbraio:
lunedì chiuso, da martedì a venerdì dalle 9 alle 17; sabato,
domenica e festivi, dalle 9.30 alle 19.30. Il biglietto della mostra
costa 10 euro, ridotto 8 euro, gratuito per i possessori delle
tessere convenzionate e per i minori di 6 anni; la mostra è inserita
anche nel biglietto Tutto in una Reggia, che comprende le visite alla
Reggia, ai Giardini e alle varie Mostre e costa 25 euro.
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