Non
c'era solo l'architettura, tra gli strumenti utilizzati dai Duchi di
Savoia come propaganda politica della monarchia assoluta. I Savoia non erano
i Medici, i Gonzaga o gli Este e, nonostante la relativa stabilità
raggiunta dopo il Trattato di Cateau Cambrésis, nel 1559, Torino non fu teatro di feste fastose o di mecenatismo della Corte. Ma ci fu una festa a cui i duchi Emanuele Filiberto e Margherita
dedicarono tutte le loro energie e di cui parlarono tutte le corti
europee. Il battesimo del principino, erede al trono, Carlo Emanuele,
il 9 marzo 1567.
Il bambino era nato cinque anni prima, il
12 gennaio 1562, quasi tre anni dopo la celebrazione delle nozze dei
Duchi. La sua nascita aveva colmato di felicità dinastica il Duca,
che, sposato a 32 anni, per ragioni politiche a una donna di cinque
anni maggiore e con scarse possibilità di rimanere incinta, vedeva
garantita la continuità dinastica che Francia e Spagna, all'imporre
il matrimonio con Margherita nel Trattato di Cateau Cambrésis,
avevano probabilmente tentato di evitare. E anche la Duchessa, che
non sperava di poter diventare madre, visti i suoi 39 anni, sentì
una grande felicità, tanto che riversò tutto il suo amore e tutte
le sue cure su Carlo Emanuele, per il resto della sua vita.
Un
bambino così atteso, figlio del miracolo, come si usa dire, meritava
un battesimo fastoso, un segno della felicità dei suoi genitori e
del prestigio della dinastia che andava a continuare, nonostante
tutto. Emanuele Filiberto e Margherita studiarono per cinque anni il
solenne cerimoniale per il battesimo del figlio. Niente fu lasciato
al caso.
Furono invitati a essere padrini del giovanissimo
principe il Papa, il Re di Francia e la Regina di Spagna. Mai un
Savoia aveva avuto tanto.
Il Palazzo dei Duchi fu unito al Duomo,
dove sarebbe avvenuta la cerimonia, con un ponte di legno, "guarnito
di ginepri, allori, bussi e mirti verdeggianti, con archi trionfali
di sopra spessissimi, adornati della istessa verdura, con le arme di
tutti li Compatrici e di Sua Altezza" riportano le cronache del
tempo. Il ponte aveva una strana forma, ma non casuale: iniziava nel "palazzo di sua Altezza e veniva di longo, retta linea, per il
Sagrato dil Domo, sino in capo della Chiesa, poi si voltava per
trasverso, e andava a congiungersi con la porta grande di ditto Domo,
il qual Domo era tutto adornato e guarnito, di dentro e di fuori, di
bellissimi raccij, e spaliere e altri ornamenti, sopra il cual ponte
vi havea da venir il Principe e tutti gli altri Signori, partendosi
di Palazzo per venir in Chiesa a battegiarsi".
Immaginate un
corteo di sovrani, nobili e signori, su questo ponte magnificamente
decorato, per andare a battezzare il futuro Duca. Quale modo più
efficace, per colpire l'immaginario di una popolazione stanca di
decenni di guerra e finalmente pronta alla rinascita, con un Duca
volitivo e deciso, che aveva assicurato anche la continuità
dinastica? L'impatto dovette essere straordinario. Anche perché
il Duca, per concentrare ogni attenzione sul battesimo del figlio,
fece chiudere tutte le porte di Torino. Carlo Emanuele fu
accompagnato alla cerimonia di battesimo, tra due ali di paggi e al
suono dei tamburi e dei violini, dalla nobiltà del ducato e dagli
invitati stranieri appositamente arrivati. E, una volta battezzato il
bambino e conclusa la cerimonia, "fu sparato tanti archibugi, tanta
artiglieria, suoni di campane, strepito di tamburi e squillar di
trombe, che pareva il mondo ruinasse, e la terra s'aprisse, tornomo
poi tutti con il medesimo ordine, in dietro, per il ponte, andando a
palazzo e così andando il gran Scudier di sua Altezza continuamente
gettava denari da tutte le bande fuor dil ponte, sopra le genti, e
così ancho in Corte".
Ma Emanuele Filiberto e Margherita non
si limitarono a meravigliare il proprio popolo. Lo stesso palazzo in cui
vivevano fu riccamente decorato: il salone della festa fu adornato di "raccij, spaliere, festoni e arme, e tra le altre cose fu
racconciato un salone vecchio tutto di nova architettura, il ciel
fatto tutto rilievo, con figure, arme, festoni, circoli, quadri e
triangoli e altri disegni bellissimi, tutti messi a oro in campo
turchino". In questo salone magnificamente decorato, furono
apparecchiati i tavoli per celebrare il battesimo di Carlo Emanuele "e vi si mangiò e ballò fino a mezzanotte, con tanto trionfo,
spasso, solacio, festa e allegrezza, che pareva un paradiso".
E
poi in serata, riporta ancora la cronaca del tempo, ci furono grandi
fuochi artificiali, "che pareva che tutto Turino andasse a fuoco".
E nei giorni seguenti, ancora "grandissime allegrezze, feste,
suoni, balli, canti e conviti, che Turino parea un Paradiso".
La
cronaca entusiastica del battesimo di Carlo Emanuele, che dà un'idea
della magnificenza che i Duchi di Savoia vollero, per riaffermare non
solo la loro gioia di genitori, ma la forza e il prestigio della loro
dinastia, è tratta da
Il magnifico et eccelllente apparato fatto in
Turino per il battegiamento dell'illustrissimo Prencipe Charles. E'
una delle pubblicazioni che girarono in Europa, per celebrare il
battesimo del futuro Duca di Savoia. Alcune copie di queste
pubblicazioni potete vederle
nella mostra Principessa di potere, principessa di sapere, dedicata, alla Biblioteca Reale di Torino, a
Margherita di Valois, la madre di Carlo Alberto, fino al 26 luglio
2014. E' stato grazie a questa mostra, vedendo tutto lo spazio
dedicato al magnifico battesimo di Carlo Emanuele e tutta l'importanza
che ha avuto nella propaganda politica della dinastia sabauda, che mi sono incuriosita e ho scoperto questa incredibile festa cinquecentesca e torinese.
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