Qualche tempo fa, a Torino, c'è stata
una bella mostra sulla città, i suoi sovrani e i suoi architetti,
L'architetto e il re. Una delle chicche di questa esposizione era un
plastico della Torino romana, che ricostruiva la città dentro le
mura, con le sue
insulae e, secondo le attuali conoscenze, i
monumenti che esse contenevano. A sud delle mura, nella zona
dell'attuale Scuola di Applicazioni d'Arma, il plastico proponeva l'anfiteatro
romano, che gli studi vogliono, senza prove scientifiche (niente è
mai stato ritrovato), nella zona di piazza San Carlo o dei suoi
dintorni. La tradizione vuole che, caduto l'impero e cambiati gli usi
e i costumi, grazie all'introduzione del Cristianesimo, l'anfiteatro
sia stato abbandonato e sia diventato una sorta di cava per gli
edifici mano a mano costruiti nel Medio Evo, fino a essere poi
abbattuto completamente dai Francesi, durante la loro occupazione del
XVI secolo. Ma era davvero lì, ad avvisare i viandanti della
prossimità con Torino, appena oltre le mura?
Non ci sono prove
certe, a parte la tradizione. Niente è stato trovato, durante gli
scavi del parcheggio di piazza San Carlo né durante i lavori effettuati nelle vie circostanti, che possa far pensare a una
grande struttura ellittica; è stato trovato solo un grande
collettore fognario, tra via Roma e via Arsenale, che può far supporre l'esistenza di un importante edificio nei dintorni.
Curiosando nella
Rete, mi sono imbattuta in un articolo, pubblicato
da archeomedia.net, che traccia un'ipotesi
suggestiva: e se l'anfiteatro fosse stato non a sud, ma a nord della città,
nell'attuale Borgo Dora? La tradizione vuole che il tratto
settentrionale della città, compreso tra le mura e la Dora, fosse
occupato da una necropoli. Perché quest'ipotesi così rivoluzionaria,
rispetto alla tradizione, dunque? Giampaolo Sabbatini, l'autore
dell'articolo, sostiene che le prime testimonianze dell'anfiteatro a
sud delle mura, sono del XVI secolo e che si sono mano a mano
colorite fino al XIX secolo. Niente vieta di pensare, perciò, che la
memoria dell'anfiteatro vero si sia perduta nei secoli e che si siano
tramandate, per inerzia e scarsa capacità scientifica, le antiche
tradizioni, "fino ad ottenere, con la reiterata ripetizione
scritta, una parvenza di verità che smorza lo spirito di ricerca".
Dubitando, dunque, della tradizione, Sabbatini volge lo sguardo a
nord e sostiene che l'anfiteatro si trovava in realtà a Borgo Dora:
la stessa via Borgo Dora, con il suo andamento ellittico, lascia
intuire la forma dell'antica costruzione, un po' come piazza Navona a
Roma, costruita sul perimetro dello Stadio di Domiziano. La presenza
dell'anfiteatro in quest'area, a poca distanza dal Teatro (il
complesso del Polo Reale, che lo ingloba, è a poche centinaia di
metri in linea d'aria), è in linea con la tradizione delle città
romane ed è anche più coerente. C'è poi "un antico intervento
artificiale: se si completa l'ellisse, ci si accorge che essa giace
su di una porzione di terreno un poco più ampia dell'ellisse
stessa e perfettamente pianeggiante, quasi un'
isola di forma
tondeggiante, collegata in salita soltanto lungo un terrapieno
stradale in direzione delle mura cittadine. Tale
isola risale
all'epoca romana ed è stata artificialmente costruita proprio per
poter edificare l'anfiteatro poco al di fuori delle mura (il che
comportava anche una sicurezza in più a favore dell'ordine
pubblico, poiché negli anfiteatri, come negli attuali stadi
calcistici, si svolgevano anche spettacoli largamente popolari, in
grado di scatenare il 'tifo'), ma presso il teatro, i templi e le
terme, ponendolo altresì, con il rialzo artificiale del terreno, al
riparo dalle piene della Dora, in quel punto soggetta a
straripamenti".
Oltre all'andamento ellittico di via Borgo Dora
e alla presenza del terrapieno artificiale, ci sono altri indizi
della possibile presenza dell'anfiteatro in quest'area. Nei
sotterranei di alcuni edifici sono stati trovati blocchi di
pietra simili a quelli utilizzati per la costruzione del teatro
romano e un muro, che presenta caratteristiche simili a quelle di
riempimento delle mura romane; in una cantina, inoltre, è stato
trovato un manufatto di pietra, con un balcone aggettante, ad altezza
d'uomo, "il che prova che il piano del terreno, nell'area
circoscritta all'interno dell'ellisse, la cavea, era molto
più in basso ed era libero da costruzioni". E anche il nome
dell'area, Balon, pallone, fa pensare a qualcosa di rotondo, di
curvo, come erano i resti dell'anfiteatro (ed è interessante questa
teoria, che ricorda come anche a Verona, una delle vie che portano
all'Arena si chiami via Pallone).
L'ipotesi è del 2003, continua a essere affascinante e
suggestiva e darebbe un senso all'andamento curvilineo di via Borgo
Dora, così insolito per Torino; spiegherebbe antichi toponimi e
ribalterebbe molto immaginario su Augusta Taurinorum. Ma mancano le
prove certe e definitive: mancano gli studi e gli scavi probatori.
Che chissà se ci saranno mai.
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