Non solo progetti urbanistici a grande
sala cambiano il volto di Torino. Ci sono anche progetti puntuali,
che cambiando funzioni e vocazione di un isolato, per esempio,
trasformano la vita del quartiere circostante. La nuova sede della Lavazza, progettata dall'architetto
Cino Zucchi, in via Bologna, aspira a diventare un punto di
riferimento non solo per il marchio, ma anche per Aurora, il quartiere in cui sorgerà. L'edificio sarà costruito in un isolato
storico, tra le vie Bologna, Pisa, Ancona e corso Palermo, a pochi
passi da largo Brescia e dalla Dora. E' un isolato che in passato ha
ospitato l'ENEL, di cui rimane il bell'edificio della sua sede, e
che è stato a lungo recintato e abbandonato.
Il progetto di Cino
Zucchi rovescia la 'chiusura' che ha caratterizzato a lungo l'isolato
e lo 'apre' alla città, con la creazione di una piazza pedonale, che
permette anche di riunire i due tratti prima separati di via Parma.
Negli edifici dell'ENEL, che sono stati conservati per il loro
interesse storico-architettonico e sono stati ristrutturati, si è
recentemente trasferito l'Istituto d'Aarte Applicata e Design (IAAD).
E' con questi edifici che dialogherà, nella piazza che verrà
aperta, la nuova sede della Lavazza, che ha la curiosa forma di una
grande nuvola e che introduce, in quest'angolo storico di Barriera di
Milano, di isolati chiusi e forme rettilinee, la linea curva. Non
serve solo per spezzare l'immagine chiusa tipica dell'isolato
torinese, ma è anche una sorta d'omaggio alla Torino Barocca, a
Palazzo Carignano, il più celebre degli edifici dalle linee sinuose;
un omaggio a Torino che ritorna anche il ritmo delle aperture
della facciata, che cita l'architettura cittadina.
Le linee
sinuose servono per raccordare il nuovo edificio alla piazza che
verrà creata e agli edifici storici esistenti; all'interno della struttura, invece, la linea curva rende gli spazi duttili e adatti alle possibili trasformazioni
future, siano open space o uffici chiusi. Al piano terra un grande
foyer vetrato apre l'edificio alla città e sarà modificato per
permettere ai torinesi di visitare un'antica basilica
paleo-cristiana, scoperta durante i lavori di cantiere e da Lavazza
integrata nel progetto, grazie a un accordo con la Soprintendenza.
Sempre al piano terra, nel basamento dell'edificio, sono stati
ricavati quattro piccoli giardini tematici, che creano un ulteriore
rapporto con i cittadini in visita. All'ultimo piano, la terrazza
verde offre una magnifica vista sulla collina e sulla Mole e,
suggerisce Cino Zucchi, potrebbe diventare sede di eventi.
Numerosi
sono gli accorgimenti tecnici utilizzati per rendere l'edificio
biosostenibile: le schermature
in facciata e la ventilazione
naturale permettono risparmi sul raffrescamento, lo sfruttamento
ottimale della luce naturale consente il risparmio di energia
elettrica (ci sono frangisole in pietra e metallo), le coperture a
verde aumentano l'isolamento termico e permettono il recupero
dell'acqua piovana, i pannelli solari fotovoltaici e le pompe di
calore producono energia elettrica per il riscaldamento e il
raffrescamento. Lavazza ha candidato la sua nuova sede per la
certificazione del protocollo LEED, uno dei più importanti
riconoscimenti internazionali per gli edifici progettati e costruiti
secondo criteri di sostenibilità ambientale.
L'inserimento
dell'architettura contemporanea in contesti storici è sempre
delicato, così come la rilettura del linguaggio architettonico di
una città in chiave moderna. La nuova sede della Lavazza, con le sue
facciate di vetro, le sue linee curve (e le altezze rispettose di
quelle esistenti) è un'operazione tutta da scoprire, in Barriera di
Milano. Cino Zucchi la racconta in questo video.