Corso Marconi è uno dei viali più
antichi di Torino, nato per unire il Castello del Valentino alla
Chiesa di San Salvario. Una celebre tavola del
Theatrum Sabaudiae lo
mostra nel 1682, in piena epoca barocca, quando Torino si era già
trasformata in capitale di una monarchia assoluta, pronta a
gareggiare in bellezza e uso politico dell'architettura con le altre
capitali europee.
Il viale del Valentino, questo il suo nome di
allora, era l'asse centrale di tre grandi viali, convergenti verso il
Castello del Valentino, secondo la passione barocca per le
prospettive. Acquistato dal duca Emanuele Filiberto, il Castello fu trasformato,
vari decenni dopo, in una delle delizie che coronavano Torino,
residenza prediletta di Cristina di Francia (a lei si deve l'aspetto
francese ancora perfettamente leggibile).
Nelle
trasformazioni successive, compresa l'espansione della città verso
sud, il viale del Valentino non ha mai perso la sua centralità. Sono
mano a mano scomparsi i due viali inclinati che lo affiancavano,
esaltando la centralità del Castello, ma lui è
sempre rimasto lì, con i suoi alberi, a collegare il castello e la
chiesa e a ingentilire ed esaltare le prospettive. Lo si ritrova
nelle stampe del XVIII secolo, persino nei quadri che riproducono il
celebre assedio del 1706; è presente nelle mappe del XIX secolo. E
proprio nel 1851, quando progetta l'espansione di Torino verso sud e
la costruzione del quartiere di San Salvario, Carlo Promis lo
considera uno degli assi principali del nuovo distretto torinese.
Insomma, nessuno mai ha pensato di mettere mano al viale, che poi ha
cambiato nome, diventando corso Marconi.
Un viale che non è solo
uno degli assi principali di San Salvario, che non solo continua a
offrire una bella prospettiva sul Castello del Valentino, ma che
è stato spesso presente nella storia torinese. Qui ci sono stati i moti carbonari del 1821, ricordati dalla stele posta in largo
Marconi, qui c'è stata, fino a pochi anni fa, la sede della Fiat.
Corso Marconi è adesso nell'occhio del
ciclone, perché il Comune di Torino ha approvato un progetto per la
costruzione di 280 box pertinenziali, distribuiti su due piani
sotterranei, che causerà l'abbattimento di parte degli alberi. Il
progetto riguarda il tratto del corso tra via Madama Cristina e corso
Massimo d'Azeglio (proprio il tratto più vicino al Castello del
Valentino) e comporta l'abbattimento di 23 ippocastani, i più vecchi
e frondosi, e il trasferimento di 28 più piccoli al Parco del
Valentino; al posto degli alberi ci saranno piante sistemate in
vasche di cemento e varie aiuole, con giardini dotati di giochi per i
bambini). 970 mq di banchine verdi su soletta e 2600 mq di banchine
verdi su terrapieno, assicura la Gestinord, la società che si è
aggiudicata il progetto e che giura che sarà salva anche la bella prospettiva sul Castello
del Valentino.
I residenti sono sul piede di guerra e hanno
lanciato numerose iniziative per difendere il loro viale. In una
petizione con cui chiedono al sindaco Piero Fassino di "non
procedere alla compromissione definitiva di corso Marconi",
sottolineano come "per realizzare i box auto privati sotterranei
gli alberi esistenti sarebbero abbattuti o rimossi e sostituiti da
alberelli piantati in vasche di cemento, su soletta, larghe 3 metri e
profonde 1 metro e mezzo, dove crescerebbero stentatamente, patendo
secchezza e marciume da ristagno, con scarsa stabilità al vento,
privando il viale di bellezza, ombra, riduzione degli inquinanti; il
tutto con un'onerosa manutenzione, a carico della Città dopo solo
due anni (non dei concessionari, per 90 anni, dei box). Poi, quando
le radici, cercando spazio, attaccheranno l'impermeabilizzazione,
sarà il Comune a dovere rimuovere gli alberi (che non cresceranno
mai) per la manutenzione". Osservano anche come "i 240 box auto
privati sono inutili o comunque economicamente non a portata dei
cittadini del quartiere (in zona ne vengono ancora offerti parecchi,
invenduti), mentre non è ancora stato spiegato dove andranno
parcheggiate le auto che ora sostano nei circa 220-250 posti a
rotazione in superficie che saranno eliminati".
Rassicurazioni
da una parte, dubbi dall'altra e qualche domanda su cosa Torino
voglia davvero fare dei suoi magnifici viali. Se volete firmare (o
leggere) la petizione per salvare l'attuale aspetto di corso Marconi,
il sito è
change.org.
Commenti
Posta un commento