Del grattacielo di Intesa-Sanpaolo,
firmato da Renzo Piano, volevo scrivere da tempo. Ma non sapevo bene
in che termini. Perché alzi la mano il torinese che in questi anni
non si è appassionato attaccandolo o difendendolo. La sfida alla
Mole Antonelliana. Il colpo allo skyline. Il dialogo con Superga e con le Alpi
(abbiamo sentito pure questa).
Cosa sia il grattacielo lo
sappiamo. Per i suoi cultori è il simbolo della Torino del XXI
secolo, per i suoi detrattori è il nuovo pugno in un occhio allo
skyline cittadino. Alto 166 metri, 1 meno della Mole, perché, dopo
le proteste, Renzo Piano ha voluto rispettare la supremazia di
Alessandro Antonelli nel cielo torinese, il grattacielo ha perso il
suo slancio verticale originale e appare un po' più tozzo che nel
progetto originario. Non ha perso, invece, la trasparenza, che lo
rende più leggero nel profilo contro le Alpi, né le caratteristiche
di eco-compatibilità. La struttura avrà una doppia pelle, che
permetterà di regolare la temperatura dell'aria dell'intercapedine,
contribuendo all'isolamento termico; i pannelli fotovoltaici
permetteranno il risparmio energetico, con l'uso dell'energia solare;
le lamelle dei
brise soleil gestiranno l'irraggiamento a seconda
delle stagioni; il giardino d'inverno, collocato agli ultimi piani e
la terrazza verde saranno il tocco finale di un grattacielo nato tra
grandi polemiche dal genio di un architetto che ha fatto di tutto per
farlo amare da chi lo vedrà tutti i giorni. "L’idea è quella di realizzare
una costruzione che abbia una valenza di pubblica utilità. Per
questo un terzo della torre è aperto a tutti: oltre agli uffici ci
saranno infatti un auditorium multifunzionale, una scuola di
formazione, una sala espositiva, un ristorante, una terrazza
panoramica dalla quale chiudere Torino in un abbraccio che va dalle
Alpi, al Po alla collina" ha spiegato Renzo Piano a suo tempo. Tra
le caratteristiche architettoniche più interessanti del suo
grattacielo, il grande cubo di calcestruzzo sotterraneo, in cui sono
stati ricavati i 5 piani di parcheggi e, su cui appoggia l'auditorium
da 360 posti, protetto da una grande struttura di acciaio a sei
pilastri, su cui appoggiano i piani superiori.
Non sapevo in che
termini parlare del grattacielo, dicevo. Il fatto è che mi fa lo
stesso effetto del Metropol Parasol di Siviglia, una grande struttura
lignea di architettura contemporanea, nel cuore del centro storico:
di per sé è una costruzione affascinante e interessante, ma è
completamente sproporzionata nel contesto. Anche la torre di
Intesa-San Paolo ha un suo fascino, non si può dire che sia brutta, ma ha proporzioni estranee al
quartiere del primo Novecento in cui sorge. Poi, nel giro di due o
tre giorni, ci sono stati un paio di incontri illuminanti.
Ho
assistito al convegno
Il paesaggio metropolitano di Torino. Temi per
un progetto collettivo, organizzato dalla Fondazione OAT
nell'ambito della Biennale Internazionale Creare Paesaggi. In un intervento, si è parlato di grattacieli verticali (quello di Intesa-Sanpaolo) e orizzontali (la stazione di Porta Susa). E' un'immagine che mi ha colpito, perché
non avevo mai pensato a grattacieli verticali e orizzontali e perché
a me la nuova Porta Susa, trasparente, luminosa ed ecocompatibile,
cerniera moderna di due quartieri storici, Cit Turin e il centro,
piace molto. E' un'idea curiosa, questa del paesaggio torinese del XXI
secolo costituito da grattacieli orizzontali e verticali? Non lo so,
ma l'ho trovata suggestiva e ve la lascio. Il professor Guido
Montanari si è lanciato in un'invettiva contro il grattacielo di
Piano e contro buona parte dell'architettura contemporanea torinese,
figlia della speculazione edilizia e di un capitalismo selvaggio: si
sono così persi il senso delle architetture uniformi e delle altezze
più o meno similari, il rispetto secolare delle proporzioni e del paesaggio urbano. Cosa c'entra una costruzione XXL con Torino? E' una bella
domanda. E, a proposito di
paesaggio urbano torinese, mi è piaciuto anche come è stato
definito: all'esterno la collina, 4 fiumi
e la corona delle Alpi (che mirabile sintesi!) e, all'interno, i
grandi viali alberati e le grandi vie che portano verso le antiche
delizie dei Savoia. La descrizione di Torino è tutta qui!
Non
fossero bastate queste pennellate sul più controverso progetto
torinese di questo inizio del XXI secolo, ecco la parte finale di un
articolo di Federica Lipari, pubblicato
da
www.architetturaecosostenibile.it: "[...] costituisce a mio
avviso un barocco tentativo
di imitare un'idea superata di modernità
che poco si addice ad una città come Torino, accuratamente
pianificata persino nelle sue colorazioni di facciata. Un'altra
critica formale rivolta all'edilizia verticale è inoltre se sia
giusto concentrare in un luogo solo spazi e funzioni, specie in un
territorio, quello italiano, fatto di piazze e strade, come teatri
d'incontri sociali di ogni genere".
E io dopo
queste osservazioni su Torino e sul concetto delle città italiane,
non credo di avere molto da aggiungere.
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