Quando Torino era ancora dietro alle sue mura, lontana dal Po,
lungo le rive del fiume sorsero piccoli borghi, abitati da chi
lavorava a stretto contatto con le acque. Pescatori, barcaioli e
lavandai erano i mestieri più comuni tra gli abitanti del Moschino,
di Borgo Po e, più a nord, della Barca e della Bertolla.
Tra
questi, uno dei mestieri più duri, tralasciato solo grazie
all'introduzione degli elettrodomestici e, in particolare, della
lavatrice, fu quello dei lavandai. La Bertolla sembra sia stato il
quartiere più a lungo specializzato nel lavaggio dei panni di buona
parte degli abitanti di Torino.
Posto a nord della città, oltre
la confluenza della Stura con il Po, quasi ai confini con San Mauro,
ancora oggi la Bertolla rimane piuttosto isolata rispetto alla città
(non che non esista una continuità di costruzioni, ma alla Bertolla
bisogna andare per forza, non è un quartiere di passaggio). Nel XIX
secolo e all'inizio del XX, quell'isolamento permise lo sviluppo di
un'attività quanto mai necessaria per una città, quella dei
lavandai. Attraversata da numerose balere, i canali d'acqua,
utilizzati per l'agricoltura e per l'allevamento del bestiame, la
Bertolla iniziò a sfruttare la grande ricchezza delle acque e gli
estesi campi agricoli, per lavare i panni e per stenderli ad
asciugare in modo naturale. Il paesaggio naturale della Bertolla,
fino all'inizio del XX secolo, era costituito dai lavatoi lungo le
bialere e dai panni stesi al sole nei campi, utilizzati come
asciugatoi naturali.
Negli anni 30 il Comune di Torino proibì di
lavare e asciugare i panni in città, per mantenere il decoro delle
vie cittadine. La Bertolla, isolata a nord, ebbe così una sorta di
monopolio dell'attività: i lavandai cittadini furono quasi costretti
a trasferirsi nel borgo, per continuare il proprio lavoro. C'erano ritmi di lavoro e di consegne, con date e scadenze ben precise, che i più anziani ricorderanno. Il
lunedì i carretti dei lavandai percorrevano Torino, consegnando la
biancheria pulita e prendendo in consegna quella sporca, da
consegnare il lunedì successivo. A mettere fine a questi ritmi
antichi è stata la lavatrice: con il suo arrivo nelle case dei
torinesi, non ci fu più bisogno dei lavandai.
La Bertolla non è
più il quartiere dei lavandai, non lo è almeno dagli anni 60, ma
continua a essere orgogliosa di quel passato. Lo raccontano un Museo,
in via Bertolla 113, un gruppo storico, La Lavandera
e ij Lavandé 'd Bertula,
i nomi di alcune vie, lo stesso aspetto del quartiere lungo il fiume,
più vicino a quello di un borgo antico che a quello di una città.
fino agli anni 1964 io aiutavo mia suocera nel lavoro di lavandaia.quindi sono stato a dare aiuto per circa 10 anni.e' stato un lavoro duro.ma soddisfacente anche come compenso.
RispondiEliminaAl giorno d'oggi la gente si manda a quel paese o peggio..Io ricordo che mia nonna quando ne combinavo qualcuna o si sentiva un pò presa in giro era solita dirmi "Ma và en Bertola"
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