Uno alto, biondo ed elegante. L'altro
tarchiato, bruno e rubizzo. Uno taciturno e tormentato, l'altro
estroverso e sanguigno. Sicuri che siano stati davvero padre e
figlio? Dubbi sulla parentela tra Carlo Alberto e Vittorio Emanuele
di Savoia ce ne sono sempre stati. La causa è un incendio nella culla del piccolo Vittorio Emanuele,
nella villa di Poggio Reale, a Firenze. Gli
allora principi di Carignano Carlo Alberto e Maria Teresa si erano trasferiti in Toscana su
imposizione di re Carlo Felice. E qui, il 16 settembre 1822, la culla
di Vittorio Emanuele, che aveva allora un anno e mezzo, prese fuoco.
Il rapporto dei pompieri racconta che il bambino stava dormendo
nella sua culla, avvolta in tulle e pizzi, e che la sua balia, Teresa
Zanotti Racca, si avvicinò con una candela per controllare
l'eventuale presenza di zanzare. Ma la candela si avvicinò troppo al
tulle, che prese fuoco. Teresa si gettò disperatamente tra le
fiamme, per cercare di salvare il bambino e, a causa delle ustioni,
perse la vita, dopo qualche giorno di agonia. E Vittorio Emanuele? Le
lettere di Carlo Alberto, scritte in quei giorni, non raccontano di
particolari preoccupazioni e parlano di un bambino che piano piano si
stava riprendendo e di una signora Zanotti che non sembrava affatto
in pericolo di vita. Salvo poi morire il 6 ottobre.
Ma quell'episodio
e le evidenti differenze fisiche e caratteriali, non solo tra Carlo
Alberto e Vittorio Emanuele, ma anche tra Vittorio Emanuele e il
fratello Fernando, somigliante al padre Carlo
Alberto, fecero nascere la leggenda della morte in culla del
principino e della sua sostituzione con un piccolo plebeo. Un'ipotesi
credibile? Il principe Carlo Alberto, che si era giocato le simpatie
dello zio Carlo Felice, per il sostegno dato ai carbonari, avrebbe
visto indebolita la sua posizione di erede al trono, se, mentre si
decideva il suo destino, si fosse trovato senza figli. Ma è anche
vero che Carlo Alberto e Maria Teresa erano giovani e potevano avere
altri figli, per cui la perdita del primogenito, per quanto dolorosa,
non sarebbe stata irreparabile da un punto di vista politico e
dinastico (il principe Fernando sarebbe infatti nato pochi mesi
dopo). E poi, due principi di sangue reale, educati negli ideali
della monarchia assoluta e per volontà di Dio, avrebbero potuto
accettare di vedere sul trono, al posto di un figlio del loro sangue,
un principe falso e plebeo? La leggenda ha i suoi pro e i suoi contro
e continua a incuriosire.
Nella sua biografia dedicata al re
italiano, lo storico inglese Denis Mack Smith scrive che non solo
Vittorio Emanuele non assomigliava al padre, ma che "Carlo Alberto
lo trattò con poco affetto e mostrò una palese predilezione per il
duca di Genova, suo secondogenito". E ci sono anche le parole di
Maria Teresa, al padre Fernando, Granduca di Toscana: "Non so
veramente da dove sia uscito codesto figliolo. Non rassomiglia a
nessuno di noi e si direbbe venuto per farci disperare tutti quanti".
Parole che si prestano sia a una smentita che a una conferma
dell'estraneità di Vittorio Emanuele al sangue dei Savoia-Carignano,
dipende da come le si legge.
Che il re non fosse figlio di Carlo
Alberto fu convinzione anche di uno dei suoi più leali servitori,
Massimo d'Azeglio, che fu suo primo ministro poco dopo la sua ascesa
al trono, dopo la sconfitta di Novara del 1849. "Diceva con molta
franchezza che Vittorio Emanuele non era il vero figlio di Carlo
Alberto, ma di un macellaio di fuori Porta Romana, a Firenze" riporta Gaspero Barbera nelle sue Memorie di un editore. E insiste su
un particolare che colpì sempre molto i contemporanei: "I nobili, e per
conseguenza i re e figli di re, assomigliano ai cavalli inglesi:
hanno le estremità sottili. Noi abbiamo le mani piccole. Veda un
poco il re Vittorio che manacce egli ha? Da macellaro, non da figlio
di re. Non v'era modo di persuaderlo che questo suo pensare fosse
erroneo". Sull'identità dell'eventuale vero padre di Vittorio
Emanuele II ci sono state varie indagini, Otello Pagliai in Un
fiorentino sul trono d'Italia lo identifica con Gaetano Tiburzi, la
cui macelleria si trovava vicino alla Porta Romana.
Claudia
Bocca, nel suo bel libro I Savoia, sottolinea, invece, come Vittorio
Emanuele II sia stato l'unico della sua famiglia a rendere pubblico
omaggio a Teresa Zanotti Racca, rendendo pubblico l'episodio
dell'incendio della culla e vitalizia la pensione del suo
vedovo. Nel 1860, recatosi a Firenze, appena entrata nel Regno di
Sardegna, scoprì una lapide nella stanza in cui aveva rischiato la
vita, che ricorda con affetto il sacrificio di Teresa.
mi piacerebbe sapere come mai da carlo alberto alto 2 metri è uscito v.e.2 alto circa 1,70 ma soprattutto,dopo umberto primo è venuto un nano. Le leggi genetiche come funzionano?
RispondiElimina1.58 per la precisione,ma si potrebbero fare le analisi del DNA
Eliminachissà se faranno il DNA?
RispondiEliminaDopo Umberto primo è venuto un nano in quanto il DNA di tale nano risentita dei continui incesti dei parenti, e questo dimostra ancor più che la storia di VE 2 figlio falso sia falsa :primo perché i matrimoni combinati tra parenti mantenevano il sangue reale ai figli(quindi vedo poco probabile l'adozione di un sangue estraneo);e poi perché il DNA da continuo incesto può provocare anomalie(in questo caso bassa statura!)
RispondiEliminaMa quale incesto???? Carlo Alberto e la moglie on potevano essere più lontani
Eliminasi diceva invece che Vittorio Emanuele II avesse forte assomiglianza col nonno materno.
RispondiEliminaGiusto aveva i lineamenti Asburgici
RispondiElimina