Carlo Alberto, primo re di Sardegna del ramo
cadetto dei Savoia-Carignano e penultimo re di questo Regno, è uno
dei Savoia meno conosciuti e probabilmente uno dei più sottovalutati
dal grande pubblico. Ed è anche uno dei sovrani più interessanti,
affascinato alle nuove idee e dalla nuova epoca in arrivo, ma ancora
profondamente legato alla cultura della monarchia assoluta: in bilico
tra due mondi, rappresenta, in fondo, le contraddizioni che portano
con loro i grandi cambiamenti. E' il giovane reggente
che ammette i primi moti carbonari, è il re della prima guerra
d'indipendenza e della sconfitta della fatal Novara, è il sovrano
che sceglie un esilio austero a Oporto, in Portogallo (se andate al
Museo del Risorgimento di Torino, rimarrete impressionati dalla sua
ultima camera, spoglia e severa). E', soprattutto, il sovrano che
concede lo Statuto al proprio popolo, trasformando il proprio Regno nel faro italiano per tutti gli esuli, nella fonte di speranza per tutti i
liberali e nel luogo di tolleranza per tutti i protestanti (ogni 17 febbraio, le Valli Valdesi ancora oggi celebrano con grandi falò la
concessione della libertà di culto contenuta nello Statuto
Albertino). Tra i vari diritti che lo Statuto Albertino riconosceva
ai cittadini del Regno di Sardegna, c'era anche quello di voto. Che
fu celebrato a Torino con una grande manifestazione.
Il 27
febbraio 1848, ben 50mila persone, provenienti da tutto il Regno, si
incontrarono a Torino, per il più grande corteo mai visto nella
capitale. Il punto di partenza fu la Piazza d'Armi, nei pressi della
Cittadella, che sin dal mattino presto iniziò a riempirsi di
persone: per dare un'idea, quando la testa del corteo raggiunse la
Gran Madre, in mezzo a due ali di folla, la coda doveva ancora
lasciare la piazza d'Armi. Ogni città del Piemonte aveva mandato una
cinquantina di rappresentanti, appartenenti alle varie classi sociali
e le varie classi sociali camminavano unite nel corteo: i
commercianti, gli artigiani, gli operai, gli intellettuali, gli
artisti, uno specchio fedele della società del Regno di Sardegna e
dell'entusiasmo che lo Statuto Albertino aveva suscitato. Dopo il Te
Deum, celebrato nella chiesa della Gran Madre, il corteo tornò verso
il centro e, in piazza Castello, rese omaggio al Re, che rimase per
ore a cavallo, a salutare il proprio popolo. 50mila persone a Torino.
Ma era solo l'inizio.
Lo Statuto Albertino venne promulgato
qualche giorno dopo, il 4 marzo, e il 27 aprile ci furono le elezioni per il primo
Parlamento del Regno di Sardegna (l'aula è al Museo del Risorgimento
ed è davvero emozionante vederla, protetta dietro una grande
vetrata, a poca distanza dalla ricostruzione della stanza in cui morì
re Carlo Alberto). Ma non dobbiamo immaginarci elezioni come quelle
di oggi, a cui hanno diritto di partecipare tutti i cittadini
italiani con più di 18 anni (o 25 per il Senato). Alle prime
elezioni del Regno di Sardegna, parteciparono solo i cittadini maschi
con più di 25 anni, capaci di leggere e scrivere e che avessero
pagato le tasse per un valore di 40 lire (in alcune regioni del Regno
era sufficiente aver pagato 30 lire); c'erano anche altri limiti, per
cui commercianti e industriali avevano diritto di voto solo se il
valore delle loro attività superava una certa cifra. Insomma, alle
prime elezioni viste in Italia, votò meno del 2% della popolazione,
ma fu un grande segnale per l'intera penisola. L'8 maggio 1848 si
riunì il primo Parlamento Subalpino: il Risorgimento stava iniziando
davvero.
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