Piove su Torino, nei giorni in cui il
Piemonte ricorda i vent'anni dall'alluvione del 1994. E' stata la
prima delle alluvioni che in pochi decenni hanno colpito la Regione e
il suo capoluogo. E li ricordo, quei giorni d'autunno in cui Torino
era divisa in due, perché i ponti sulla Dora erano stati chiusi per
sicurezza. La Dora.
Torino è la città dei quattro fiumi (Po,
Dora, Stura, Sangone), ma se chiedete ai torinesi il nome del fiume
della loro città risponderanno invariabilmente il Po, come se gli
altri tre non esistessero e non appartenessero alla storia cittadina.
Con il Po c'è questo rapporto privilegiato, facilitato dalla
collina, dai parchi, dalle associazioni sorte lungo le sue rive; è
il fiume del loisir, del piacere. Non è lo stesso per gli altri tre
fiumi/torrenti cittadini. Torino è la città dei quattro fiumi, si
diceva, ma è nata lontana da essi: l'avvicinamento dell'antica città
romana alle rive dei fiumi è costato secoli e si è completato solo
nel Novecento (in alcuni casi il rapporto stabilito non è stato
pianificato e non è organico). Per la costruzione di Augusta
Taurinorum, si utilizzò il terreno sopraelevato sul Po e sulla Dora, che facilitava la difesa della città e le
garantiva il rifornimento dell'acqua. Il dislivello tra piazza
Castello e il Po si nota nella pendenza di via Po e, soprattutto, di
piazza Vittorio Veneto; quello di piazza della Repubblica o via XX
settembre, rispetto alla Dora, è così evidente a chiunque affronti le
vie in discesa (così insolite a Torino) che è inutile parlarne.
Dato il suo carattere torrentizio, la Dora è sempre stata un po'
croce e un po' delizia per Torino. E i torinesi hanno cercato di
controllarla e dominarla sin dall'antichità, a volte cambiando il
suo percorso, per utilizzare le sue acque, a volte imbrigliandola,
per evitare le sue piene catastrofiche. L'opera più importante, nel
tentativo di controllare la Dora, è stata fatta quasi alla
confluenza con il Po: una delle sue anse finali è stata
'raddrizzata' per salvare il Cimitero Generale dalle sue eventuali
piene. Sin dall'antichità il ruolo del fiume nell'economia torinese è
stato chiaro: il suo territorio è stato organizzato con canali e
prese d'acqua che hanno irrigato le campagne circostanti e hanno
rifornito di acqua potabile la città. L'acqua utilizzata da Torino
veniva poi ributtata nel fiume nella zona dell'attuale Borgo Dora.
Qui, la pendenza del terreno e la forza delle acque ha permesso la
costruzione delle prime ruote idrauliche e, di fatto, ha stabilito il
destino dell'area. Gli opifici torinesi si sarebbero stabiliti per
secoli lungo le rive della Dora. Industria tessile, siderurgica,
motoristica, alimentare, non c'è comparto industriale torinese che
non abbia iniziato la propria attività sulle sue rive, approfittando della forza delle sue acque, dei canali ben
organizzati, della vicinanza alla città. Borgo Dora, San Donato, Lucento sono quartieri nati intorno agli opifici e alle fabbriche: nell'immaginario collettivo torinese, la Dora è perciò il fiume del lavoro, dei borghi operai, difficilmente associabile al loisir che ha fatto la fortuna del Po. Nel nome
dell'industrializzazione, il fiume ha sopportato di tutto, compreso
l'interramento sotto gli impianti della Fiat, nella zona compresa tra
le attuali via Livorno e corso Principe Oddone; è da queste parti
che nell'alluvione del 2000 una casa in sospeso sul fiume tenne in
ansia i torinesi per ore, perché una sua caduta avrebbe reso
devastanti gli effetti della piena.
Quando poi l'espansione di
Torino ha raggiunto la Dora, sono iniziati i guai. Gli stabilimenti
industriali si trovavano ormai circondati dai quartieri residenziali, senza
alcuna possibilità di espansione e, dunque, di ammodernamento delle
strutture, con le proteste dei residenti più vicini per polveri,
odori, rumori. Così, decennio dopo decennio, dalla seconda metà del
XX secolo sono iniziate le dismissioni, con le chiusure per crisi o con i trasferimenti delle
attività industriali verso la periferia o la cintura torinese. Per
la Dora è iniziata così una nuova stagione. Perso il ruolo per
secoli fondamentale nell'economia cittadina, protagonista di piene
ancora oggi in grado di dividere Torino in due parti, riuscirà a conquistare un ruolo nell'immaginario cittadino? Non ha il
fascino paesaggistico del Po, non ha (ancora) la continuità di collegamenti
garantita al Po (ah, benedetto passante ferroviario ancora da
concludere!), ci sono aree in cui non è ancora stata restituita alla
città (la zona di Lucento). Ma è la regina di uno dei grandi parchi
cittadini, la Pellerina, e offre scorci di grande fascino lungo le
rive che sfiorano il centro e dai ponti che guardano verso la collina e verso le Alpi. Nei giorni che ricordano il ventennale
dell'alluvione, non perdiamo di vista quello che la Dora potrebbe
essere.
Articolo molto esaustivo e interessante, grazie!
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