In Italia ci sono 4 milioni di padri separati, dei quali 800mila
sfiorano la soglia di povertà, perché, spiega la Caritas Diocesiana
di Torino, "le separazioni rischiano spesso di ridurre al minimo
anche stipendi rispettabili". Ci sono padri che si riducono a vivere in auto, che non sono in grado di garantirsi un altro appartamento in affitto e che sono costretti a frequentare anche le mense di
beneficenza.
Dalla preoccupazione per questi
genitori è nato un paio di anni fa un progetto, Àncòra papà, che
ha unito la Caritas diocesiana al mondo delle cooperative sociali e
d'abitazione. E no, non è un errore ortografico, Àncòra si scrive
proprio così, per giocare sul doppio significato della parola in
base all'accento utilizzato: "E' ancora papà perché la
separazione non esaurisce il compito educativo di un papà e il
nostro progetto consente ai padri separati di essere ancora papà; è
àncora papà, perché è un aiuto, un punto di approdo per i padri
in difficoltà, che non hanno uno spazio da condividere con i propri bambini" spiega Pierluigi Dovis,
il direttore della Caritas dell'Arcidiocesi di Torino.
Àncòra
papà offre ai padri separati, che non hanno un appartamento o un
posto adatto, uno spazio in cui passare ore significative con i
propri figli, in cui cucinare, guardare la televisione con loro,
ricostruire l'atmosfera familiare perduta. L'appartamento è stato
messo a disposizione dalla Cooperativa Di Vittorio e si trova nella
Torre Monaco, nell'ex Villaggio Media Mortara delle Olimpiadi del
2006. E' un appartamento accogliente, arredato con gusto e dotato di
tutto il necessario: ci sono una cucina, tre camere da letto, alcune
con mobili per bambini, un piccolo soggiorno con televisione, due
balconi panoramici, uno dei quali si apre in una terrazza con
magnifica vista sulla collina torinese, sul Parco Dora e sulle Alpi
meridionali, fino al Monviso.
"Il progetto ci ha visti
disponibili immediatamente" spiega il presidente di Legacoop
Abitanti Piemonte Pasquale Cifani "anche se apparteniamo a
storie e culture diverse, con la Caritas condividiamo l'attenzione
per i cittadini in difficoltà. Se c'è una cosa che contraddistingue
il movimento cooperativo è che sin dall'inizio della sua storia ha
saputo cercare e individuare i bisogni reali della società. Il
cambiamento dei modelli familiari e la crisi economica hanno fatto
affiorare nuove povertà, impensabili pochi decenni fa ed è a queste
povertà che dobbiamo dare risposte. Noi sappiamo fare case e
mettiamo a disposizione questo nostro sapere". A gestire
l'appartamento ci pensa invece la Cooperativa Synergica, che ha una
lunga esperienza nella gestione di progetti legati alla casa per i
cittadini italiani e stranieri in difficoltà. Per dare un senso
di familiarità e di tenerezza all'intero progetto, l'appartamento di
corso Mortara è stato chiamato Casa di Nonno Mario.
In
questi primi due anni di attività Casa di Nonno Mario è stata
occupata nei weekend e durante la settimana da 140 papà con i loro
figli. "E' un problema reale, ci sono padri che lavorano e poi
dormono in auto" spiega Emanuele Ferragatta di Synergica "Il
progetto è rivolto soprattutto a padri separati che non hanno
possibilità di avere una situazione abitativa idonea, o che vivono
fuori città e che hanno difficoltà economiche a risiedere quando
vengono a trovare i figli; a servizi del pubblico e del privato che
cerchino una sede per i loro progetti e anche a padri non separati
che hanno i figli inseriti insieme alla madre in comunità
residenziali". Ma non ci sono solo stati i padri sulla soglia di
povertà o forse la soglia di povertà si è ulteriormente abbassata
e su di essa sta arrivando anche il ceto medio: A Casa di Nonno Mario
sono stati ospiti anche impiegati, operai, militari con i propri
bambini. E non solo torinesi. Sono arrivati anche padri costretti a
tornare nella propria regione d'origine, dai propri genitori, dalla
crisi economica: quando vengono a Torino per vedere i propri figli,
si rivolgono ad Àncòra papà e si creano legami di solidarietà tra
sconosciuti. Ci sono papà che non si limitano a lasciare tutto in
ordine, ma che lasciano anche giocattoli per i futuri piccoli ospiti
o che, addirittura, regalano i vasetti di marmellata fatti in casa
dalla propria madre.
A Casa di Nonno Mario si è rivelato un
progetto di successo. E non si capisce se sia una bella o una brutta
cosa. Bella perché evidentemente Caritas e Cooperative hanno
individuato un bisogno che sono state in grado di aiutare; brutta
perché una società che riduce un genitore a cercare aiuto e
solidarietà, perché non è in grado di vedere i propri figli in
spazi adeguati, ha squilibri e lacune che non parlano bene di lei. Il
successo ha fatto sì che Caritas abbia aperto una nuova casa di
accoglienza per padri e figli in difficoltà, a Santa Rita.
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