SNOS sta per Società Nazionale
Officine Savigliano, ma per lo studio di architettura Granma, che ne
ha curato la ristrutturazione, sta per Spazio per Nuove Opportunità
di Sviluppo.
Di tutti gli stabilimenti che occupavano l'area
dell'attuale Parco Dora, lo stabilimento delle Officine Savigliano è
l'unico sopravvissuto. Non è riuscito agli edifici industriali della
Michelin o della Fiat, di cui rimangono tracce solo nelle torri di
raffreddamento dell'area Vitali o nel grandioso capannone dello strippaggio, con i
suoi pilastri arancioni, che scandiscono ancora il ritmo dell'area.
La SNOS, arrivata a Torino nel 1881 (ma fondata a Savigliano nel
1879), è stata una società gloriosa: era specializzata in
costruzioni metalliche e in materiale ferroviario. Suoi furono, per
esempio, i vagoni dell'Orient Express, la struttura metallica della
guglia della Mole Antonelliana e le arcate della Stazione di Milano
Centrale.
Perché si è scelto di salvare la SNOS, rispetto agli
altri edifici industriali della zona? La sua architettura lineare e
la sua facciata rigorosa e lunghissima, circa 350 metri, la sua
posizione lungo la Dora, meritavano una 'nuova opportunità di
sviluppo'. Le scelte effettuate per la sua nuova vita, la rendono una delle
ristrutturazioni più riuscite dell'area. Oggi la SNOS ospita un
centro commerciale, vari loft e gli uffici della SEAT Pagine Gialle.
La ristrutturazione è stata progettata da un giovane studio di
architettura torinese, Granma, specializzatosi proprio in questo tipo
di interventi sulle aree dismesse della Torino che cambia.
La parte
esterna è caratterizzata dalla conservazione della lunghissima
facciata che, spiega Granma
nel suo sito web, "assume il ruolo di
'cerniera' fra il retrostante intervento di nuova edificazione e il
parco cittadino". Ma è anche 'cerniera' tra il paesaggio
industriale che si intende ricordare e il nuovo contesto,
rappresentato dai servizi e dai percorsi interni che offre.
L'elemento caratterizzante dell'interno è infatti una lunga e
luminosa galleria, utilizzata adesso come principale percorso del
centro commerciale, e un tempo "luogo di transito dei convogli
ferroviari". E' questa galleria, "che accoglie i percorsi
pubblici e collega i diversi livelli"; da qui "si dirama la trama
di percorsi sopraelevati e attraversamenti pedonali che collegano
tutte le funzioni del nuovo complesso". Su di essa si affacciano
infatti i negozi della galleria commerciale, sistemati in
parallelepipedi di dimensioni diverse, che ricordano vagamente la
forma dei container, come a riprendere il passato industriale
dell'edificio.
Verso l'esterno su corso Mortara, su cui 'sporgono'
con dimensioni diverse, sono "rivestiti con lamiera metallica e
colorati di rosso, mentre un nuovo ingresso, completamente vetrato,
si protende dalla parte centrale della facciata verso lo spazio
pubblico di corso Mortara e si infila tra i pilastri attraversando i
primi due piani. Due forti segni, uno orizzontale, l'altro verticale,
caratterizzano la manica lunga e costituiscono aggiunte ben visibili,
realizzate con materiali leggeri, in contrapposizione alla struttura
esistente monocroma di calcestruzzo armato". Questo nuovo ingresso
rende indipendenti i percorsi che portano ai loft e agli uffici
rispetto alla galleria interna del centro commerciale. E' un ingresso
vetrato e, secondo
Arketipo de
Il Sole 24 ore, ripreso
da edilio.it, "rappresenta una addizione significativa alla struttura recuperata:
una struttura che si inserisce tra i vuoti delle arcate di
calcestruzzo armato senza toccarle. Essa è formata da due parti: un
vero e proprio tunnel, che dallo spazio pubblico della strada
accoglie con una forma avvolgente i visitatori, e un vano ascensore".
Il colore rosso, che nella facciata su corso Mortara, segnala gli interventi della ristrutturazione, viene utilizzato anche nelle coperture delle
passerelle dei nuovi percorsi. nella parte retrostante. Dove un tempo
sorgevano i magazzini della SNOS si trovano adesso sei nuovi edifici
per uffici disposti a pettine, rispetto alla facciata su corso
Mortara. Per la loro realizzazione sono state fatte scelte di grande
modernità, che Granma racconta così: "Il
rivestimento degli edifici è realizzato in pannelli di alluminio di
dimensioni modulari alla scansione di facciata che accentuano il
contrasto fra pieni e vuoti. Grandi finestre, realizzate in lastre di
vetro profilato (tipo u-glass), si aprono verso la città e verso i
nuovi percorsi pedonali. Le diverse trasparenze del vetro, ottenute
con due tipi di finitura, aumentano gli effetti di chiaro-scuro ed
enfatizzano la memoria industriale dell'area".
Sul pavimento
della galleria pubblica corrono nastri metallici che ricordano il
passaggio dei binari ferroviari del passato. Il passato e il presente
si rincorrono continuamente, si mescolano e convivono senza
dimenticarsi: nella galleria commerciale numerosi pannelli ricordano
le attività che c'erano nei luoghi occupati dai vari negozi. E questo continuo ricordo del passato, per non dimenticare l'identità iniziale dell'edificio, quasi a dare consapevolezza ai suoi attuali fruitori, riassume, in fondo, il senso dell'intero Parco Dora.
D youtube un video presentato alla Biennale d'Architettura Barbara Capocchin, per raccontare il progetto.