Nei meandri della storia di Torino e dei Savoia, si incontrano
personaggi sconosciuti e di grande fascino. Emanuele Filiberto di
Savoia Carignano, detto il Muto, è uno di questi.
Venne al mondo il 20 agosto 1628, con una menomazione che avrebbe potuto
rovinarlo per sempre: era sordo e, dunque, anche muto. Ma il
giovanotto non era tipo da arrendersi. Mandato a Madrid, in
una severissima scuola guidata dal prete Miguel Ramírez de Carrión,
imparò a parlare, grazie a faticosissimi esercizi, e a leggere le
labbra degli interlocutori, così da poter partecipare alle
conversazioni. Superata la menomazione, Emanuele Filiberto fu un uomo
di grande cultura, basti pensare che il suo precettore fu Emanuele
Tesauro, uno dei più importanti intellettuali europei di epoca
barocca. Da lui il giovane principe imparò varie lingue ed ebbe
solide basi di storia, scienze, arti. La sua passione si rivelò
essere l'architettura. Non solo si occupò della ristrutturazione del
Castello di Racconigi e disegnò personalmente vari giardini, ma
affidò a Guarino Guarini la costruzione di Palazzo Carignano, uno
dei più splendidi esempi di architettura barocca presenti a Torino.
Emanuele Filiberto, figlio del principe Tommaso, uno dei protagonisti
della guerra dei Principi contro la Madama Reale Cristina di Francia,
era infatti il secondo principe di Carignano, il ramo cadetto, che sarebbe poi salito sul trono nel
XIX secolo, con Carlo Alberto.
Colto e appassionato, Emanuele
Filiberto fu anche un abile politico, tanto che il cugino Carlo
Emanuele II non disdegnava di affidargli missioni delicate. Fu anche
un valoroso ufficiale, al servizio del Re Sole. Di bell'aspetto (ma i
Carignano dovevano esserlo tutti, a giudicare dai ritratti, con
l'eccezione di Vittorio Emanuele II, basso e tarchiato), coltissimo,
valoroso, brillante, curioso, questo principe riuscì a far
dimenticare la sua menomazione o, comunque, a non sentirla come un
impedimento per sviluppare la propria personalità.
Nel 1684,
ormai 56enne, sposò la 28enne Maria Caterina d'Este, che gli diede
quattro figli, tra cui l'erede del titolo, il dissoluto Vittorio
Amedeo, che sposò Vittoria Francesca, figlia legittimata di Vittorio
Amedeo II e Jeanne Baptiste Scaglia di Verrua, e che morì indebitatissimo a
Parigi. Il matrimonio di Emanuele Filiberto e Maria Caterina fu
invano osteggiato da Luigi XIV, che voleva che il principe sposasse
una principessa francese, così da mantenere le possibilità di
controllo della Francia sul trono sabaudo. Per qualche tempo la
coppia fu quasi costretta a vivere a Bologna, per evitare le furie
del Re Sole, influente sulla corte torinese, e si fece apprezzare nel
vivace ambiente artistico locale. Tornati a Torino, presero possesso,
finalmente, di Palazzo Carignano, dove, nel 1709, Emanuele Filiberto
morì. A lui, a questo principe affascinante e tenace, che la
menomazione non fermò, è dedicato il principale percorso di visita
di Palazzo Carignano. Turisti o torinesi che siate, non perdete
l'occasione di scoprire un uomo eclettico e curioso, ancora oggi
esempio per chi non è nato completamente sano.
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