Pur essendo stata fondata dai Romani, con il nome di Augusta
Taurinorum, Torino conserva poche vestigia del suo passato romano.
Certo, c'è l'impianto ortogonale della città, tradito solo nei
quartieri più moderni, ma rimanendo sempre fedeli al fatto che se
svolti 3-4 volte sulla destra ti ritrovi al punto di partenza (cosa
che complica non poco la vita ai torinesi in trasferta in altre
città, basate su un'altra logica). Ma non ci sono ville, mosaici,
terme, fori, che, come Mérida in Spagna, per esempio, possano farla
considerare una piccola Roma o rimandino continuamente al suo passato romano.
L'eccezione, a settentrione del centro, a pochi passi dal Palazzo Reale e dal Duomo; qui ci
sono il teatro, le cui strutture sono semisepolte sotto la Manica Nuova, che ospita la Galleria Sabauda, e la Porta Palatina, il
simbolo della romanità di Torino. E' una delle porte romane meglio
conservate ed è uno dei monumenti più cari a Torino, proprio per la
sua antichità e per il suo significato nella millenaria storia
cittadina.
La Porta si apriva sul
cardo maximus di Augusta
Taurinorum, l'attuale via Porta Palatina, più o meno, e permetteva
l'accesso dal nord-est, Milano
in primis. Sin dall'antichità,
dunque, ha avuto un'importanza strategica: quando Vittorio Amedeo II
ha deciso di rendere più monumentale l'aspetto di Torino, diventata
capitale del Regno (e non più Ducato), spostò l'ingresso alla città
dal nord, di poche decine di metri, nell'attuale piazza della
Repubblica (o Porta Palazzo). La porta torinese ha il tipico aspetto
delle porte romane del I secolo avanti Cristo. Spiega
museotorino.it
che "verso la fine dell'età repubblicana le sperimentazioni
architettoniche nella realizzazione delle porte urbiche portano al
perfezionamento di una tipologia che avrà molto successo, quella
della porta con cavedio. Si tratta di porte doppie con un cortile
aperto centrale e il lato verso l'esterno chiuso da una saracinesca
o da battenti; alte torri laterali poligonali fungevano da rinforzo
prima solo della cortina esterna e poi anche di quella interna. Il
cortile interno, circondato da alte mura, aveva la funzione di
monumentale vestibolo d’ingresso alla città, posto di controllo e
probabilmente di riscossione dei dazi, e di eventuale trappola per
gli assedianti che fossero riusciti a forzare la prima porta".
In
età Medievale la porta venne fortificata e trasformata in
castrum
(un po' quello che successe alla porta adesso inglobata in Palazzo
Madama, la cui prima trasformazione fu, per l'appunto, il
castrum) e
continuò a essere l'ingresso alla città fino al XVIII secolo,
quando Vittorio Amedeo II decise di affidare a Filippo Juvarra la
costruzione di un accesso più aulico. E' stato allora che la Porta
Palatina è stata trasformata, incredibilmente, in un carcere.
La
Porta Palatina presenta un corpo centrale su cui si aprono due
ingressi centrali e, più piccoli, ai lati, due ingressi pedonali; al
di sopra ci sono due ordini di finestre, ad arco al primo piano e
rettilinei al secondo. Le due alti torri che la fiancheggiano sono a
16 lati e presentano quattro ordini di finestre sui lati alternati. La sua
storia millenaria e il cambiamento dell'uso ne hanno profondamente
cambiato l'immagine nel corso dei secoli. In passato è stata
fiancheggiata da edifici, sottolineando così l'immagine di porta
d'ingresso alla città; per un certo periodo le torri sono state
merlate, rafforzando l'idea di una porta fortificata. E' stato
durante i restauri dell'inizio del XX secolo, guidati da Alfredo
D'Andrade, che il monumento è stato spogliato di tutte le strutture
spurie, merli compresi; in epoca fascista le finestre sono state
riaperte e sono stati abbattuti gli edifici che lo fiancheggiavano;
gli ultimi restauri, nel 2006, hanno creato il Parco Archeologico: la
Porta, isolata dal contesto, è all'interno di un giardino e di un
percorso pedonale che permettono di apprezzarne la forza
architettonica e monumentale.
Non ci sono molte immagini della
Porta Palatina nel passato, la pittura del passato ha sempre
preferito altri scorci torinesi, più aulici e più adatti a
trasmettere l'immagine grandiosa e prestigiosa della capitale dei
Savoia; perciò sono preziose le foto che la mostrano com'era
all'inizio del XX secolo, circondata da edifici e con le sue torri
merlate.
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